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A lezione con Dante

10 Aprile 2020 by admin_rapsodia Lascia un commento

In occasione del Dantedì il giorno 25 marzo la nostra classe ha assistito a una videolezione tenuta dalle studentesse di I A del nostro liceo, il liceo G. Galilei di Pisa.

Le studentesse ci hanno presentato il XXVI canto dell’Inferno della Divina Commedia, in cui Dante racconta la vicenda di Ulisse. Poi, citando “Se questo è un uomo” di Primo Levi, hanno parlato del capitolo in cui Primo
Levi legge e spiega proprio il XXVI canto della Divina Commedia a un compagno di origine alsaziana, anche lui ad Auschwitz, che voleva imparare l’italiano. È importante capire perché Levi abbia scelto proprio questo canto della Divina Commedia e la risposta è nella riflessione con cui le studentesse hanno concluso la presentazione.

Dante e Primo Levi hanno infatti una diversa concezione del celebre personaggio dell’epos greco. Mentre Dante, sebbene lo ammiri e lo consideri quasi un eroe, lo condanna alla morte e al fallimento dell’impresa – perché ha cercato di superare i limiti che sono stati imposti agli uomini -, Levi è quasi ispirato da Ulisse. Nei celebri versi “Fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e canoscenza” Ulisse spinge i compagni a seguirlo oltre le Colonne d’Ercole perché, in quanto uomini, sono chiamati a un compito più alto degli animali: conoscere ed esplorare il mondo. Nel campo di concentramento in cui Primo Levi si trova, l’obbiettivo principale era togliere l’umanità alle persone prigioniere: gli uomini diventano così animali, senza curiosità, senza voglia di conoscere, senza aspirazioni e senza solidarietà. Questa frase è uno spiraglio di luce nel buio che sta vivendo Primo Levi: serve a dargli forza e a ricordargli che lui, come gli
altri prigionieri ad Auschwitz, è prima di tutto un uomo. Questa è una delle tante prove che mostrano quanto Dante sia vicino alla nostra epoca: la sua poesia è così potente da giungere a noi come un messaggio che sentiamo estremamente vicino, attuale e in grado di parlarci. Un altro aspetto su cui abbiamo avuto modo di riflettere è il fatto che in quel capitolo Primo Levi decide di usare la poesia di Dante per insegnare l’italiano: questo dimostra che Dante è veramente il padre della lingua e della cultura italiana.

Quest’anno il 25 marzo – data che gli studiosi hanno individuato come inizio del viaggio ultraterreno di Dante – si è celebrato per la prima volta il Dantedì, la giornata dedicata a Dante, simbolo della cultura e della lingua italiana. In questo momento così difficile che stiamo vivendo, è stato per noi studenti italiani un modo per sentirci tutti vicini, uniti dalla cultura del nostro Paese e dall’orgoglio di essere eredi di un patrimonio così
grande. Ancora una volta Dante, come ha fatto nella sua epoca, ci ha fatto guardare un po’ più in là del presente: ci ha distratto, anche solo per un giorno, dalle preoccupazioni e angosce di questo momento e ci ha fatto trascorrere qualche ora quasi in un altro mondo, facendoci riflettere sui valori profondi dell’uomo ed emozionandoci ancora.

Annarita Megliola (VA – Liceo classico)

 

 

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