Nell’era dei social media, la nostra attenzione si è fatta breve, frammentata e sempre più difficile da mantenere. Secondo uno studio condotto da Microsoft Canada nel 2015, la soglia media dell’attenzione umana è scesa da 12 a soli 8 secondi, meno di quella di un pesce rosso. E da allora, con l’ascesa di TikTok e simili, le cose non sono migliorate.
TikTok, con i suoi video rapidi da 15 a 60 secondi, ha rivoluzionato il modo in cui consumiamo i contenuti. Il formato breve stimola un ciclo continuo di dopamina: uno scroll tira l’altro, e il cervello resta incollato allo schermo in cerca del prossimo stimolo visivo. Questo però ha un prezzo. La nostra capacità di concentrazione su attività più lunghe e complesse come leggere un libro, guardare un film o anche solo seguire una lezione si sta lentamente erodendo.
Anche l’industria dell’intrattenimento si è adattata. I film e le serie TV di oggi contengono mille inquadrature diverse, con tagli veloci, luci vibranti, colori accesi e dialoghi ripetitivi, nel tentativo di tenere lo spettatore incollato allo schermo ed evitare che si distragga o perda il filo. Lo stesso vale per la musica, i videoclip e persino l’arte contemporanea, che punta su esperienze immersive e sensoriali intense. Tutto deve colpire, stupire, trattenere.
Gli studiosi parlano di “overstimolazione digitale”: un bombardamento continuo di immagini, suoni e notifiche che allenano il nostro cervello a cercare gratificazioni rapide, rendendo difficile gestire la noia o dedicarsi a qualcosa che richiede tempo e pazienza. Il dottor Cal Newport, autore del libro Deep Work, sottolinea come la distrazione costante renda quasi impossibile raggiungere uno stato di concentrazione profonda, fondamentale per lo studio e lo sviluppo della creatività.
Il problema non riguarda solo gli adolescenti, ma colpisce tutte le fasce d’età, anche se i più giovani, anche bambini molto piccoli, sono particolarmente vulnerabili perché cresciuti in un mondo iperconnesso. Tuttavia, non tutto è perduto: spegnere le notifiche, fare pause “offline” e riscoprire attività lente come leggere, disegnare o semplicemente annoiarsi può aiutare a riabituare la mente a tempi più umani.
In un mondo che corre, la vera rivoluzione è imparare a rallentare.
Ginevra Ricci (ex studentessa liceo classico)

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