Viene pubblicato di seguito il testo integrale dell’intervista alla Preside ripotata nell’articolo “Occupazione: parla la Preside”
Alberto Froli (classe 4E- liceo classico)
[ALBERTO] Qual è stata la sua prima reazione all’occupazione dopo la “votazione”? Se l’aspettava oppure no?
[PRESIDE] Sì, le occupazioni sono una sorta di abitudine che esiste da molti anni in tutta Italia, in particolare a Pisa. Quindi noi ce le aspettiamo le occupazioni, se è questo che si vuole sapere.
[ALBERTO] L’altra domanda che volevo fare è se crede che l’occupazione sia un metodo valido per risolvere un problema.
[PRESIDE] Io credo che l’occupazione abbia rappresentato negli anni Settanta e negli anni Ottanta anche uno strumento valido per fare attività politica ed era in quel momento anche accettato dalle varie parti civili, ma da circa dieci, venti anni anni questo strumento non è più accettabile ed ha sempre, comunque, costituito un reato. In questo momento – ripeto – non è proprio accettabile, e questo gli studenti penso che lo sappiano bene, perché spesso le occupazioni portano con sé danni agli istituti, ma al di là di questo, questo togliere la libertà agli altri che non vogliono occupare non è accettabile, sicuramente non da me, e di questo gli studenti sono ben consapevoli. Che cosa penso della votazione? Anche questo era un metodo usato negli anni Settanta per voler dire che l’occupazione era uno strumento comunque democratico in quanto si faceva una votazione. Però il problema è questo: si può votare una cosa che comunque non è legale? Io questo ho detto subito ai nostri studenti, che, dopo aver preso atto che c’è una maggioranza, non si può dire comunque che l’occupazione si possa fare, perché non si può fare per le nostre leggi, in quanto costituisce l’interruzione di un pubblico servizio, la negazione della libertà di altre persone.
[ALBERTO] Ha parlato di danni…
[PRESIDE] I danni sono stati causati prevalentemente da persone esterne che si sono introdotte. Questo a quanto ci hanno raccontato in un secondo momento alcuni ragazzi. Al Classico sono stati rotti dei vetri per entrare la notte e quindi avremo dei danni che si aggirano su – non so di preciso, ancora siamo in fase di preventivo – 500 o 600 euro. Sul Pacinotti c’è una stima molto più grande, sono stati fatti grandi danni: danneggiamento, furti di pc nell’aula multimediale e di un mixer nuovo di zecca che costa circa 2.000 euro, poi danni agli estintori, danni agli arredi, danni alle porte, siamo su 20.000 euro anche quest’anno.
[ALBERTO] Quindi, a seguito di questi danni che sono stati fatti, come ha reagito il corpo docente? Immagino che non tutti abbiano espresso la loro contrarietà all’occupazione con la stessa convinzione.
[PRESIDE] Il danno unisce tutti, quello che invece non unisce è il metodo. Molte persone credono ancora che, in assenza di danni, l’occupazione sia tollerabile: è una questione culturale. Questo è quello che infatti emerge anche dal comunicato scritto dagli studenti del Classico: laddove non c’è il danno, l’occupazione, attraverso una votazione democratica, può essere fatta. Ma, oltre ai danni, l’aspetto più grave è privare gli altri della libertà di entrare nella propria scuola, per studiare o per fare il proprio lavoro, e questa libertà non ha moneta.
[ALBERTO] Una altra domanda sempre su cosa è successo dopo i danni. Ci sono state voci che è stata chiamata la Digos, che sono state chiamate le autorità. Vorremmo sapere, per quanto è possibile, cosa è stato detto a queste autorità e per che cosa sono state chiamate.
[PRESIDE] Il Dirigente Scolastico ha l’obbligo di segnalare l’occupazione studentesca per una questione di responsabilità. Quindi il Dirigente è obbligato ad avvertire la Digos e la polizia che c’è uno stato di occupazione, perché dal momento in cui inizia lo stato di occupazione la responsabilità si trasferisce dal Dirigente Scolastico agli occupanti. Dal momento che qualcuno entra nella scuola e la chiude agli altri, la responsabilità passa a chi è lì dentro. La responsabilità non la può prendere una persona, in questo caso il Dirigente Scolastico, che non ha chiuso la scuola, perché non è per sua volontà che è chiusa la scuola, ma per volontà di persone che la chiudono agli altri e quindi questa responsabilità ricade su queste persone.
[ALBERTO] Una altra domanda che le volevo fare a seguito di quanto accaduto è se, secondo lei, è possibile fare una distinzione tra Galilei e Pacinotti: molti sostengono che chi ha fatto meno danni debba essere punito di meno.
[PRESIDE] Sì, ci sono delle differenze, intanto nei danni, e questo è un dato di fatto. È vero che evidentemente sono entrati gli esterni al Pacinotti, quindi non c’è stata una protezione su questa scuola degli occupanti verso gli esterni, mentre il Classico è riuscito in questo. Ma secondo il mio punto di vista la responsabilità dell’occupazione è la stessa, perché sia gli studenti del Galilei che del Pacinotti hanno chiuso l’entrata e hanno pensato all’occupazione come unico strumento di lotta politica. Queste sono responsabilità importanti perché io ritengo che la lotta e l’impegno politico siano assolutamente lodevoli, ma… con la presenza dei danni di cui ho parlato anche la causa perde valore, perché alla fine poi si fa una azione che non è condivisa né dal corpo docenti, né dal Dirigente, né da molti genitori. Ecco perché noi ci stiamo interrogando su come far capire alle persone, studenti, genitori, alcuni docenti, che questa forma di protesta, che ha funzionato probabilmente in qualche momento storico della storia italiana, in questo momento deve essere abbandonata. Questo non vuol dire che debba essere abbandonato il dissenso, assolutamente, perché il dissenso è sacro ed è la base della democrazia; ci vuole una opposizione, ci vuole un dissenso, se no… che democrazia c’è se non ci sono le parti, chi governa e chi si oppone? Questo è fondamentale che ci sia tra i ragazzi e nella società civile, ma non attraverso lo strumento dell’occupazione, che sembra quasi un rito di iniziazione, quasi sacrale, un rito di passaggio dall’età dell’adolescenza verso la giovinezza. Questo non è il sistema di raggiungere la maturità. Io mi oppongo fermamente all’occupazione. E come ci si oppone? Allora, non c’è un metodo, perché il metodo migliore è quello di parlare e far capire che la libertà non si nega a nessuno. E quindi è il confronto, poi però è chiaro, ci si oppone anche in altri modi. Il Collegio per esempio ieri ha votato, e io non ho assolutamente messo nemmeno il mio pensiero su questo: ha votato di sua spontanea volontà di togliere le gite, i viaggi di istruzione…
[ALBERTO] Infatti – scusi se la interrompo – la prossima domanda riguardava proprio questo punto, perché alcuni studenti hanno interpretato questo voto come un ritorsione dei docenti contro l’occupazione.
[PRESIDE] Il Collegio dei Docenti ha preso questa decisione in modo molto compatto, perché questa decisione è stata votata, anche se non all’unanimità, a larghissima maggioranza. C’è stata una votazione nel Collegio perché alcuni docenti avevano fatto questa proposta, quindi la proposta è partita dal corpo docente, non è nemmeno partita da me. Quando qualche docente vuole mettere qualcosa al voto io ho il dovere di farla votare, vada come vada. L’obiettivo della maggioranza era mandare un segnale, per dire ancora una volta, come tutti gli anni, che questo Collegio dei Docenti non è d’accordo sulla modalità dell’occupazione. Puoi essere d’accordo su una autogestione, ma non con l’occupazione, che porta a distruzione e alla negazione della libertà personale. Quindi questa più che ritorsione è stata vista come un recuperare anche i giorni di scuola persi, perché molti genitori ci chiedono: ma voi come lo recuperate questo periodo? come si fa? 200 giorni di lezione vanno salvaguardati. Quindi se si sta un mese a occupare la scuola, succede che poi la scuola, invece di finire il 10 giugno, finisce il 30 giugno, per esempio. Siccome sono stati 6 giorni di occupazione e noi avevamo 205 giorni, eravamo sotto di un giorno, che abbiamo recuperato togliendo un ponte, quindi la cosa, in questo caso, è stata abbastanza facile. Però se l’occupazione fosse durata un mese, le cose sarebbero state due: o si recupera o tutti perdono l’anno scolastico. Ed è logico che si punta sul recupero, quindi i docenti del Collegio hanno votato per togliere i viaggi d’istruzione anche per esprimere la volontà di recuperare questi giorni perduti. Il segnale di contrarietà all’occupazione è comunque chiaro. Tutti gli anni noi ci meravigliamo quando i ragazzi ci chiedono se siamo d’accordo o meno, quando noi da sempre – io è da otto anni che sono qui – abbiamo detto che con l’occupazione non siamo assolutamente d’accordo ed è anche punibile e sanzionabile, tanto è vero che io stessa negli anni ho fatto varie denunce e sono anche entrata dentro, perché quando ho visto che l’Istituto veniva distrutto ed è stato così molte volte, ho preso questa decisione sotto mia responsabilità personale e a volte siamo arrivati in tempo, come al Classico lo scorso anno. Purtroppo al Pacinotti… non ce la facemmo nemmeno l’anno scorso. Tutte le volte che che viene chiesto cosa ne pensiamo la risposta resta la stessa: che non è assolutamente opportuno percorrere questa strada.
[ALBERTO] Ok, grazie Preside, se vuole aggiungere altro io ho finito le domande.
[PRESIDE] L’occupazione annuale delle scuole a Pisa e in Italia, e anche delle università, è una questione molto importante e non è più sostenibile, perché i danni sono eccessivi. Su questo io invito i ragazzi, gli studenti, i genitori a una riflessione. Infatti faremo ora degli incontri con i genitori, incontreremo di nuovo i rappresentanti di classe su questo argomento, e anche i rappresentanti di Istituto. Li rincontreremo in un momento che non è di occupazione, in un momento in cui si possa parlare, perché il momento dell’occupazione purtroppo nega anche qualsiasi dialogo. Se io mi trovo una barricata con chi dovrei parlare? Io per parlare con i ragazzi del Pacinotti, per esempio, sono dovuta andare su un marciapiede, cosa che ho fatto molto volentieri. Però questa barriera che si crea non aiuta la causa per cui si fa, non l’aiuta, mentre abbiamo forte la percezione che i ragazzi, in particolare del Classico, visto che ci sono stati pochi danni, siano stati molto contenti di questa occupazione e ne vadano molto orgogliosi. Il nostro orgoglio è che loro, i ragazzi, abbiano una coscienza politica. Questo è un orgoglio. Io vivo bene per esempio il fatto che qui per la prima volta nel Pacinotti si sia messo su un collettivo. Benissimo, benissimo. Io cercherò il più possibile il dialogo: questa del resto è anche la linea della Prefettura. Per fortuna abbiamo delle istituzioni molto presenti: la prefettura parlerà con le famiglie, con i ragazzi, faremo delle riunioni sul territorio per sensibilizzare su questo argomento in modo da trovarsi il meno possibile in questa situazione, sia quest’anno sia i prossimi, perché gli studenti sono veramente la ricchezza della scuola e trovarsi anche su fronti così contrapposti, eh no, non va bene. Quindi bisogna cercare di avere altri strumenti. Ci sono per esempio lo strumento dell’autogestione a cui il Classico si è riferito così: ha detto “noi le rifiutiamo perché non è questa la lotta politica”. Ma chi l’ha detto questo? Perché non può essere quella la lotta politica? Già l’autogestione è un blocco alle lezioni, già il Preside si prende una responsabilità enorme, che toglie agli studenti. Quindi bisogna trovare un accordo, non si può andare dritti per la propria strada perché il Dirigente non vuole certo andare a denunciare nessuno, però il segnale che viene anche dal Collegio per l’ennesima volta è quello che non l’occupazione non è accettabile. I danni prima o poi si ripagheranno e se non si ripagano si toglierà qualche progetto, ma quei giorni lì, quel tempo lì, non ce li ridarà più nessuno. E questa secondo me è la perdita più importante.

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