In Sudan c’è un massacro, e nessuno lo sta fermando. Centinaia di migliaia di soldati che si sparano addosso, 150.000 morti e milioni di rifugiati: è una crisi che avrà un impatto duraturo per quella zona del mondo e anche per l’Europa, perciò è importante approfondire cos’è successo.
Si stanno scontrando l’esercito regolare delle Forze Armate Sudanesi (SAF) del Generale Burhan contro le forze speciali delle Forze di Supporto Rapido (RSF) di Hemedti.
La guerra è scoppiata nel 2023, ma possiamo far risalire le sue origini al 2019: in quell’anno il governo dittatoriale del Generale al-Bashir fu rovesciato dopo 11 mesi di manifestazioni e rivolte, che avevano lo scopo di instaurare una democrazia e migliorare le condizioni economiche. Fu creato un governo di transizione in collaborazione con l’esercito, ma presto divenne chiaro che i militari non avevano nessuna intenzione di condividere il potere. Le manifestazioni vennero represse nel sangue, e nel 2021 il governo di transizione fu rovesciato dall’esercito, che instaurò un regime autoritario. Sin da subito la convivenza tra le due forze militari al potere si rivelò difficoltosa: Burhan, che aveva più potere, voleva integrare le RSF nelle SAF, ma Hemedti non voleva perdere influenza. Le tensioni sono esplose il 15 aprile 2023, quando le RSF hanno attaccato le SAF a Khartoum, capitale del paese. Da allora sono passati quasi 2 anni, e non c’è stato nessun progresso verso la pace. Di recente il Sudan ha iniziato a ricevere attenzione a causa del massacro di El-Fashir, ultimo avamposto delle SAF nell’occidente del paese; dopo che a seguito di un assedio di 18 mesi le RSF sono entrate nella città con 250.000 abitanti, sono stati portati avanti massacri così violenti che il sangue si è visto dai satelliti spaziali. Le RSF hanno commesso molti massacri nella guerra, e sono state accusate di stare commettendo un genocidio della popolazione non araba del paese. Sono state fondate nel 2013 per combattere contro i secessionisti del sud e del Darfur, e si sono distinte per l’equipaggiamento avanzato e la crudeltà dei metodi. Anche le SAF sono state accusate di numerosi crimini di guerra.
In Sudan molti paesi esteri hanno interessi: in primo luogo c’è l’Europa, che teme che dal Sudan arrivino migranti. Prima del 2019 l’Unione Europea aveva stanziato 200 milioni di euro in Sudan per finanziare la limitazione dell’immigrazione; al tempo erano le RSF di Hemedti a fungere da guardia di frontiera, quindi le armi che oggi vengono usate per massacrare civili sono state pagate anche con fondi europei. C’è anche un alleato europeo che aiuta le RSF: gli Emirati Arabi Uniti hanno mandato grandi quantità di armi alle forze di Hemedti, in cambio di oro trasferito illegalmente (il Sudan è il quinto produttore di oro in Africa).
La Russia ha iniziato a supportare le SAF in cambio di una base militare a Port Sudan, mentre la Cina ha venduto armi ad entrambe le fazioni.
Il bagno di sangue sudanese mostra l’impotenza delle regole internazionali di fronte alla guerra. In paesi ricchi di risorse come il Sudan le potenze assoldano bande spietate per assicurare i loro interessi.
Valerio D’Amato (4B – liceo classico)

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