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Tensioni in Asia

18 Dicembre 2025 by admin_rapsodia Lascia un commento

L’anno era il 1950 e le forze comuniste del PLA avevano ormai preso il controllo di tutta la Cina continentale, riuscendo anche ad annientare piccoli gruppi ribelli a sud che ancora sostenevano il governo nazionalista del Kuomintang. L’amministrazione nazionalista intanto si è rifugiata sull’isola di Taiwan, un territorio ritornato alla Cina a seguito della seconda guerra mondiale dopo un periodo passato sotto il dominio Giapponese. Le speranze di vincere la guerra civile contro i comunisti erano finite, perfino gli Stati Uniti avevano considerato la situazione del Kuomintang come una perdita assicurata. Ma a seguito della guerra in Corea, gli Stati Uniti non potevano permettere ad una nazione comunista di prendere il completo controllo in Asia, perciò il presidente Harry Truman ordinò che la Settima Flotta statunitense occupasse la porzione di mare tra la Cina continentale e Taiwan, per impedire un’invasione via mare. La situazione era tesa, ma il governo cinese non poteva rischiare una guerra con gli Stati Uniti a seguito di una guerra civile estremamente costosa. Negli anni a venire, ci furono ben tre crisi sullo stretto di Taiwan, ma nessuna di esse sfociò in un conflitto aperto.

Nel frattempo, il Giappone, che stava cercando di riprendersi dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, si focalizza principalmente sulla politica interna. Con il susseguirsi degli anni, il Giappone riaprì di nuovo la sua politica estera, ma fu ben attento a mantenere rapporti con entrambi i blocchi della guerra fredda, consapevole della delicata situazione in cui si trovava. In età moderna, il Giappone ha continuato a mantenere una certa posizione diplomatica, eccetto durante il governo del conservatore Shinzo Abe, in cui il Giappone si è apertamente avvicinato a Taiwan. Tuttavia, anche sotto la guida di Abe, il Giappone ha fatto attenzione a non inimicarsi troppo la Cina, ben consapevole che sarebbe stato un avversario difficile da affrontare. Il 21 Ottobre 2025 il Giappone nomina Sanae Takaichi come primo ministro: è la prima donna a ricoprire tale ruolo nella storia del Giappone. Takaichi non è solo nota per questo traguardo, ma anche per la sua linea estremamente conservatrice, essendo probabilmente una delle figure più di destra al comando del Giappone in epoca moderna. Questo spostamento ha allarmato principalmente l’amministrazione cinese, che teme un aumento di tensione fra Cina e Giappone, dato che il primo ministro aveva già fatto vari commenti sull’importanza della politica estera per isolare la Cina. La situazione diviene chiara quando il 7 Novembre Takaichi dice apertamente al suo ministro degli esteri che il Giappone attiverebbe la “situazione critica” nel caso di una guerra fra Cina e Taiwan. La “situazione critica” è una clausola applicata al Giappone dopo la seconda guerra mondiale che non permette al Giappone di mobilitare l’esercito a meno che non sia appunto in una situazione critica; quindi il primo ministro afferma che il Giappone attiverebbe l’esercito in caso di una guerra fra Cina e Taiwan. Questo ha portato all’ira dei diplomatici cinesi, dato che non è un segreto che la Cina abbia gli occhi su Taiwan.

C’è anche da notare che, nonostante il Giappone sia da sempre un Paese abbastanza conservatore e di linea dura, nessun primo ministro prima di Sanae ha mai apertamente sostenuto l’idea di attivare l’esercito in caso di una guerra fra Cina e Taiwan. Figura più moderata è l’ex primo ministro Shigeru Ishiba che ha criticato ciò che è stato detto da Takaichi nell’intervento contro la Cina; infatti lo stesso Ishiba durante il suo mandato si è espressamente rifiutato di rispondere a domande su Taiwan. La reazione popolare invece sembra diversa, con un sondaggio che mostra che il 55% dei cittadini intervistati è a favore di ciò che è stato detto da Takaichi. Il primo ministro ha anche ricevuto ringraziamenti da cittadini di Taiwan.

La reazione della Cina è stata molto negativa, con diplomatici che hanno scritto alle Nazioni Unite chiedendo un ammonimento per queste parole di Takaichi. Addirittura, un diplomatico cinese ad Osaka di nome Xue Jian ha detto in un post su Twitter/X che a Takaichi dovrebbe esser tagliata la testa per le sue affermazioni. Il 3 dicembre Takaichi si corregge parzialmente ed ammette che l’idea si applicava ad uno scenario ipotetico e che non era una dichiarazione ufficiale; dichiara anche di capire che la Cina possa considerare Taiwan come parte integrante del proprio territorio. Chiaramente, la situazione è molto delicata e complessa, l’attenzione su Taiwan è probabilmente al picco più alto che non si vedeva dai lontani anni ‘60, quando si credeva che la guerra fosse alle porte. Ciò che questa situazione dimostra, oltre alla politica internazionale, è quanto stia aumentando questo sentimento estremista e nazionalista sia in Cina che in Giappone, dove sembra che molti stiano fremendo per una contesa fra le due nazioni, forse credendo che la perdita di vite in un eventuale conflitto sia giustificata per cambiare i confini o le sfere di influenza del paese.

Alberto Froli (classe 4E – liceo classico)

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