Il 14 e il 16 febbraio al teatro Verdi di Pisa è stata messa in scena la Vestale, opera in tre atti del 1807 composta da Gaspare Spontini e ambientata nella Roma del 69 a.C.
Le voci hanno cantato molto bene e le musiche sono state stupende e non hanno mai coperto gli interpreti. L’opera è stata tra l’altro cantata nella versione originale in francese, con una leggera revisione dell’autografo.
La scenografia era semplice, composta da un colonnato bianco che circondava il palco e da una sottile e grande tenda bianca che chiudeva la “scatola” che si veniva a creare: rappresentavano il tempio romano. L’unica cosa negativa era che questa “scatola” copriva parzialmente anche la parte davanti e guardando l’opera dai lati alcune parti del palco erano completamente coperte.
Se con la scenografia si puntava a dare un tocco di antichità, i costumi erano un po’ più ispirati alla modernità, anche se erano particolari, perché caratterizzati da alcuni elementi di antichità.
Dai semplici vestiti monocromatici delle sacerdotesse si andava agli smoking con sopra tuniche bianche per i consoli e i guerrieri.
Molto diverse rispetto al resto dell’opera e dall’ambientazione romana di questa erano le coreografie: consistevano in modernissimi balletti molto lunghi, i cui significati restano ancora non molto chiari.
Tralasciando alcuni aspetti, come le coreografie, questa rappresentazione della Vestale è stata molto bella. La Vestale in sé è un’ottima opera ma molto trascurata e rappresentata occasionalmente: quando fu messa in scena per la prima volta nel 1807 ebbe un successo clamoroso e da lì fu molto apprezzata per cinquant’anni; però già dalla seconda metà dello stesso secolo quest’opera iniziò a scendere dall’onda del successo. Forse è possibile dire ciò dal momento che appartiene a un periodo di transizione, tra il melodramma aristocratico di Mozart di fine Settecento e l’affermazione di quello borghese dell’Ottocento.
Alessandro Simone (classe 3B – liceo classico)
Lascia un commento