Bastava un film per far tremare Bruxelles. Si tratta di “Food for profit”, il documentario della giornalista di Report (Rai3) Giulia Innocenzi e del filmmaker Pablo D’Ambrosi, che svela i segreti del legame tra politica e cibo. Un racconto di cinque anni che attraversa tutta l’Europa, realizzato con le risorse dei creatori e con le donazioni di singoli inviati e di alcune fondazioni: i vari video sono stati registrati attraverso telecamere nascoste da dei veri e propri “infiltrati” – come li definisce Innocenzi – che sono riusciti a farsi assumere negli allevamenti intensivi di Germania, Spagna, Italia, Polonia e a Bruxelles, dove un lobbista è riuscito a registrare le dichiarazioni sconvolgenti di alcuni parlamentari riguardo l’industria della carne. “Al centro dell’indagine mettiamo i sussidi europei che noi tutti contribuenti destiniamo agli allevamenti intensivi: si tratta di circa 400 miliardi di euro che destiniamo alla politica agricola, aiutando gli agricoltori a sostenere il loro reddito. Quello che succede però con questi soldi, in realtà, è che la grande maggioranza va ai grandi gruppi industriali e agli allevamenti intensivi”, ha spiegato Innocenzi in un’intervista a Radio Deejay.
Le immagini del film sono crudeli: bestiame ammassato in celle di pochi metri per vivere una vita misera di breve durata, animali modificati geneticamente per produrre più merce. “Tenere gli animali in condizioni pessime e inquinare l’ambiente costituiscono un pericolo per noi umani. Sia per il tipo di prodotto che esce da questi allevamenti, ma anche per il pericolo di future pandemie. Noi non vogliamo mostrare violenza sugli animali, nessuno vuole vedere queste violenze strazianti. Ogni volta che esce un’inchiesta l’industria risponde: sono casi singoli, avete trovato le mele marce. Noi invece con Food for profit vogliamo mostrare che questo è un sistema”, ha dichiarato la giornalista.
Food for profit è già arrivato a Pisa: dal 22 al 28 marzo il docufilm è stato proiettato al Cinema Arsenale, ma è possibile organizzare proiezioni nelle università e nelle scuole consultando il sito foodforprofit.com.
Giulia De Ieso (classe 5B – liceo classico)
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