La storia della Cina inizia da civiltà situate lungo le valli del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro circa nel 3000 a.C..
L’impero cinese è stato il terzo più vasto dell’antichità. Ying Zheng, il primo imperatore cinese (221 a.C.), riuscì a realizzare l’unificazione della Cina e prese il titolo di Qin ShiHuang. La dinastia aveva numerosi aspetti violenti che ne causarono la caduta (es. responsabilità collettiva, se una persona sbagliava tutto il suo clan sarebbe stato colpevole). Nei secoli successivi ci furono tante altre dinastie fino a quella Qing (1636-1911) che portò alla fine dell’impero cinese.
Nel XIX secolo ci furono guerre sanguinose contro le potenze occidentali. La corte Qing sconfitta militarmente nella I Guerra dell’Oppio (1839-1842) fu costretta a cedere territori ai britannici ed è in questo periodo che Hong Kong diventa colonia inglese, poi restituita nel 1997.
La dinastia Qing resiste fino al XX secolo quando Pu Yi a soli 2 anni viene nominato l’ultimo imperatore della Cina e deposto nel 1911. I ribelli sostenitori di Sun YatSen proclamano la nascita della Repubblica cinese nel 1912 che non dura molto tempo a causa della guerra contro il Giappone (seconda guerra sino-giapponese ) e della guerra civile tra il Partito nazionalista guidato da Jiang JieShi (conosciuto come Chiang Kai-Shek ) e il Partito Comunista guidato di Mao ZeDong. Mao portò alla vittoria i Comunisti nel 1949 quando le truppe dell’Esercito di Liberazione del Popolo entrarono in Piazza Tian An Men.
Dopo Mao divenne presidente Deng Xiaoping (1978-1989) che varò la “Politica di riforma e apertura dell’economia” e per questo venne accusato di voler tornare al “capitalismo” dai settori di sinistra del partito. Tra il 1989 e il 2002 guidò la Cina Jiang Zemin (colui che promosse la politica delle Tre rappresentanze secondo la quale il Partito aveva il compito di occuparsi di tutta la società: forze produttive, culturali e sociali); a lui successe Hu Jintao (2002-2012) che elaborò la teoria della Società armoniosa.
Dal 2012 abbiamo Xi Jinping che nel 2018 ha abolito i limiti del doppio mandato presidenziale ( a cui deriva il pensiero di Xi Jinping “socialismo con caratteristiche cinesi” e Xiismo, la filosofia con cui Xi promise di rafforzare la Cina e di portare il Paese in una nuova era ). Nella documentazione ufficiale del partito e nelle dichiarazioni dei colleghi di Xi si afferma che il pensiero è una continuazione del marxismo-leninismo (ideologia sviluppata da Marx e Engels, poi portata avanti da Lenin ), del Maoismo, della teoria di Deng XiaoPing, della teoria delle tre rappresentanze (teoria elaborata da Jiang Zemin, secondo la quale la forza e la potenza del PCC derivano dal fatto che esso è in grado di rappresentare le esigenze delle forze produttive più avanzate del paese e di garantire interessi dei più ampi strati della popolazione) e della prospettiva scientifica dello sviluppo come parte di una serie di ideologie guida che incarnano il “marxismo adattato alle condizioni cinesi” e le considerazioni temporanee. Il pensiero consiste in una politica di base divisa in 14 principi primari, con l’obiettivo di portare la Cina a una posizione di primato globale entro il 2049, centenario della fondazione della Repubblica Popolare.
Nel mese di ottobre del 2022 si è svolto il XX Congresso del Partito Comunista Cinese che si svolge regolarmente ogni 5 anni. In tale occasione è stata approvata la modifica costituzionale che ha consentito la rielezione di Xi Jinping alla presidenza per il terzo mandato consecutivo.
Nel percorso storico della Repubblica Popolare possiamo individuare tre fasi distinte dell’economia:
- era Maoista ad economia socialista
- transizione al capitalismo
- fase del capitalismo globalizzato
In campo economico la Cina ha avuto un grande sviluppo; nel periodo compreso tra il 1949 e il 2018 la crescita del Pil ha registrato un tasso medio annuo dell’8,1%. A uno sguardo sinottico della fase post-maoista, gli ultimi 40 anni, l’economia cinese appare cresciuta a una media di 9,4% all’anno (superiore oltre tre volte rispetto al 2.9% della media mondiale). La banca mondiale ha definito tale ritmo di crescita come l’espansione più rapida storicamente mai registrata da un’economia primaria.
Il Pil cinese è cresciuto da 67.9 miliardi di yuan nel 1952 a 90.030 miliardi di yuan nel 2018. La Cina in quanto seconda economia mondiale è un protagonista globale di primo piano sempre più in grado di rivaleggiare con gli USA.

Grafico del tasso di crescita annuale del PIL cinese dal 1980 al 2015.
Oggi l’economia della Repubblica Popolare Cinese è un’economia socialista di mercato. Già dall’inizio della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, lo sviluppo industriale è sempre stato al centro dell’attenzione nei programmi economici del Partito Comunista Cinese ( soprattutto la costruzione di macchinari, la siderurgia e la metallurgia ). Numerose compagnie nell’industria pesante rimangono sotto il controllo statale, per via della loro importanza strategica. Le industrie leggere, produzione di beni di consumo e di lusso, invece sono per la maggior parte nelle mani dei privati ( Zhong Shan Shan, Zhang Yi Ming, … ). Nel 2012 il settore dei servizi si classificava terzo dopo Stati Uniti e Giappone.
Ji Jiayu (classe 1C AFM – ITE; laboratorio di giornalismo)
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