Rapsodia online

Sito web del laboratorio di giornalismo dell'I.I.S. GALILEI-PACINOTTI di Pisa

  • Laboratorio di giornalismo
  • La Redazione
  • Rubriche
    • La voce degli studenti
    • Ciò che ci circonda – rubrica sull’ambiente
    • Visto Letto Sentito
    • Focus Sport
    • Racconti Alati
    • Laboratorio partecipato di giornalino
  • Il progetto Contemporanea…mente
    • FOCUS – LABORATORIO DI GIORNALISMO “CONTEMPORANEA…MENTE”
    • FOCUS – APPROFONDIMENTI PROGETTO “CONTEMPORANEA…MENTE”
  • Collabora con noi!

Economia di guerra con uno sguardo particolare alla situazione attuale in Congo

3 Aprile 2021 by admin_rapsodia 1 commento

L’economia di guerra[1]

Un’economia di guerra nasce quando un Paese riorganizza le sue industrie in tempo di guerra per garantire che la capacità produttiva sia configurata in modo ottimale per aiutare lo sforzo bellico. In un’economia di guerra i governi devono assicurare che le risorse siano distribuite in modo efficiente per sostenere sia lo sforzo bellico sia le richieste dei consumatori civili.

Le economie di guerra esistono in tempi di conflitto e sono un mezzo attraverso il quale un Paese cerca di ottenere un vantaggio economico e produttivo sui suoi avversari. Le economie di guerra sono spesso viste come una necessità per i governi che sono impegnati in un conflitto aperto, al fine di garantire la difesa e la sicurezza del Paese. I Paesi con economie di guerra escono spesso dai conflitti con un’economia più forte di quella che avevano all’inizio del conflitto; ne sono un esempio gli Stati Uniti e il Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale e la Corea del Sud dopo la Guerra di Corea. Da allora, quest’ultima rinascita economica è stata denominata il ‘Miracolo sul fiume Han’

Un’economia di guerra funziona perché i governi danno priorità alla produzione di qualsiasi bene e materiale che possa sostenere lo sforzo bellico. I governi possono anche prendere provvedimenti per garantire che risorse come il cibo siano assegnate in modo appropriato per assicurare la massima efficienza attraverso il razionamento. Le entrate fiscali vengono inoltre spesso ridistribuite per sostenere lo sforzo bellico a spese di altri progetti di cui, in tempo di pace, un Paese potrebbe avere necessariamente bisogno. I governi possono raccogliere entrate supplementari per sostenere un’economia di guerra attraverso l’emissione di strumenti finanziari come le obbligazioni di guerra o l’inasprimento delle tasse sulla popolazione civile. Possono anche incentivare le imprese a spostare la produzione verso attrezzature militari e altri mezzi di difesa che sono più utili allo sforzo bellico, rispetto ad altri prodotti che potrebbero essere visti come un lusso in tempo di pace.

 

Esempi di economie di guerra

Molti Paesi hanno adottato economie di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, comprese le potenze schierate tra le fila degli Alleati e dell’Asse. La Germania aveva già iniziato a passare a un’economia di guerra prima ancora della dichiarazione ufficiale di guerra, con il riarmo in rapida espansione dopo l’arrivo al potere dei Nazisti con Adolf Hitler come cancelliere nel 1933.

L’economia di guerra della Germania contribuì enormemente alla spinta al riarmo e portò alla rapida conquista dei Paesi vicini come Polonia, Belgio e Francia all’inizio della guerra. La produzione fu spostata verso armi, equipaggiamento e tenute da combattimento per i soldati, a scapito dei beni di lusso.

Un altro esempio di economia di guerra è quello degli Stati Uniti sempre durante la Seconda Guerra Mondiale. La neutralità degli Stati Uniti fino all’attacco di Pearl Harbour ha permesso di costruire importanti relazioni commerciali con le potenze degli Alleati, che hanno dato un notevole impulso all’economia del Paese.

La produzione fu spostata verso attrezzature militari e munizioni che all’epoca erano di primaria importanza in Europa e di cui gli Stati Uniti avrebbero avuto bisogno una volta entrati in guerra. La spinta alle esportazioni contribuì ad affermare gli Stati Uniti come la superpotenza mondiale dominante alla fine della guerra e l’economia di guerra del 1941-1945 ne fu senza dubbio un fattore determinate.

 

Il quadro generale della Repubblica Democratica del Congo

Ultimamente, a seguito dell’uccisione del nostro ambasciatore in Congo, Luca Attanasio, abbiamo analizzato la storia e la complessa situazione presente in questo paese.                                                                        

La Repubblica democratica del Congo nacque come Stato Libero del Congo nel 1885 quando, alla Conferenza di Berlino, un grande territorio al centro del continente africano, corrispondente al bacino del fiume Congo, venne assegnato a Leopoldo II del Belgio, a titolo personale. Leopoldo II si arricchì enormemente sfruttando in modo disumano la manodopera indigena per la raccolta della gomma. Per questo, nel 1908 il Parlamento belga votò per togliere il Congo a Leopoldo II e farne una colonia tradizionale. Le elezioni generali del maggio 1960 decretarono la vittoria del Movimento nazionale congolese guidato da Patrice Lumumba che sosteneva la creazione di uno stato unitario in contrapposizione alla posizione degli altri due partiti che spingevano per una federazione di stati. Lumumba assunse la carica di Primo Ministro e proclamò l’indipendenza dal Belgio il 30 giugno del 1960 e attuò una politica economica che mirava ad un modello di sviluppo che prevedeva lo sfruttamento delle risorse nazionali per promuovere lo sviluppo interno e cercò di evitare che le multinazionali sfruttassero le preziose risorse del territorio. Il Governo Lumumba però durò solo pochi mesi, infatti, nel 1961 venne deposto da un Colpo di Stato da parte del colonnello Joseph Mobutu. Mobutu, con l’appoggio del Belgio, degli USA e delle multinazionali e vi instaurò una dittatura molto rigida che durerà dal 1965 fino al 1997. In questo periodo le potenze occidentali ottengono lo sfruttamento delle risorse minerarie e il dittatore ottiene appoggio politico e militare. Mobutu nel 1971 rinominò il paese Zaire, una repubblica che prevedeva l’esistenza di un unico partito il Movimento Popolare della Rivoluzione che si ispirava al Mobutismo, un’ideologia di estrema destra nazionalista, autenticista, anticomunista e totalitarista.

Nel 1994 scoppiò la Prima Guerra del Congo, provocata dal genocidio ad opera del governo di etnia Hutu, avvenuto in Ruanda che provocò centinaia di migliaia di morti appartenenti all’etnia Tutsi. Circa due milioni di persone appartenenti al governo e all’etnia Hutu si rifugiarono in Zaire dopo che Paul Kagame, guerrigliero Tutsi e in seguito presidente, era riuscito a prendere il controllo del Ruanda. Gli Hutu dello Zaire formarono gruppi ribelli che mettevano in pericolo il confine.

Nel 1996 il governo di Kagame invase lo Zaire per perseguire gli autori del genocidio ma ben presto con l’intento di conquistare vaste regioni del paese, con le loro ricche risorse.

Nel 1997 un esercito formato da soldati di Ruanda e Uganda a cui in seguito si aggiunsero Angola, Burundi e Namibia, marciò fino a Kinshasa, la capitale dello Zaire, insieme ad un esercito ribelle locale guidato da Laurent Kabila. Mobutu fu costretto alla fuga e morì in esilio in Marocco dopo pochi mesi, lasciando il paese in condizioni economiche disastrose e con un patrimonio personale, frutto di latrocini allo stato stimato tra i 5 e i 9 miliardi di dollari.

Kabila divenne presidente, ma il suo governo restò sotto la tutela del Ruanda. Rinominò il paese Repubblica Democratica del Congo e cercò di liberarsi dalla tutela del Ruanda. Scoppiò così la Seconda Guerra del Congo che divenne ben presto un conflitto in scala continentale che vide Ruanda, Uganda e Burundi da un lato, e, dall’altro, un’ampia coalizione a sostegno di Kabila composta da Angola, Ciad, Sudan, Repubblica Centrafricana, Zimbabwe, Namibia e Libia.

Nel 2003 Kabila venne ucciso dalla sua guardia del corpo ed il suo posto fu preso dal figlio Joseph.

Questa guerra si protrasse fino al 2004 e vide oltre 4 milioni di morti. Nell’est del Congo, però, le violenze non terminarono mai davvero, per numerose ragioni tra cui, ancora una volta, la ricchezza mineraria, oltre alla continua ingerenza degli stati confinanti e alla presenza di numerose milizie armate e di profondissime divisioni etniche.

Province Repubblica Democratica del Congo

 

La situazione odierna: una declinazione locale dell’economia di guerra

Le regioni più periferiche attuarono politiche per separarsi dal paese e creare un nuovo territorio. Tali regioni riguardano la parte orientale del Paese e, in particolare, la provincia di Kivu divisa amministrativamente in Nord Kivu e Sud Kivu. Il governo non controlla più questa zona da anni e ad oggi vi sono presenti circa 160 milizie armate.

Il Kivu, dove ha subito l’imboscata il nostro ambasciatore Luca Attanasio, è un territorio molto ricco di coltan, una lega mineraria che viene impiegata nella costruzione di amplificatori di carica per telefoni cellulari. A partire dagli anni Novanta, proprio quando i telefonini sono diventati beni di consumo di massa a livello planetario, ha subito un forte aumento del prezzo sul mercato internazionale. Nel Nord Kivu questo minerale si trova in superficie ed è quindi assai facile asportare lo strato superficiale di terra che lo ricopre per estrarlo. Per i “signori della guerra” è quindi facile ottenere grossi benefici dal traffico di questo materiale: in pratica, una volta occupato il territorio con le armi, il coltan viene estratto sfruttando la manodopera di donne e bambini che, con attrezzi rudimentali, lavorano in condizioni di semi schiavitù. In Congo, l’estrema povertà e la disoccupazione diffusa, fanno si che sia molto facile trovare manodopera a bassissimo costo.  Una volta estratto, il coltan, viene trasportato con aerei ultraleggeri a Kigali (Ruanda) e Kampala (Uganda) e da qui raggiunge i mercati internazionali attraverso la mediazione di società vicine ai governi ugandese e ruandese.

Il fatto che il Congo sia uno dei paesi più ricchi di risorse minerarie si è rivelato una vera e propria sfortuna. Le risorse minerarie del Congo come oro, diamanti, cassiterite e il suddetto coltan, sono al centro di un traffico lucroso che va ad arricchire capi militari e uomini politici congolesi e non, trafficanti e parecchie società multinazionali minerarie. Oltretutto in Congo, l’estrazione di molti di questi minerali non richiede l’investimento di grossi capitali e nemmeno particolari tecnologie. Tutto questo è l’ideale per instaurare un’economia di guerra, in quanto è sufficiente avere il controllo di un determinato territorio per poter beneficiare della rendita di un’estrazione mineraria.

Il business è alquanto lucroso e questo spiega perché in Congo la guerra non ha come obiettivo la vittoria sul nemico ma la prosecuzione della guerra stessa.

Molti operatori umanitari testimoniano che il problema di fondo che pesa sulla popolazione civile è la mancanza di istituzioni credibili, autorevoli e trasparenti. Questa mancanza dello Stato fa si che vari gruppi armati si contendano pezzi di territorio da sfruttare. La popolazione è la sola grande sconfitta, vittima di una guerra che la riduce in condizioni di povertà estrema.

 

Conclusioni

L’uccisione del nostro ambasciatore Luca Attanasio in Congo ha riacceso i riflettori sul grande ed irrisolto problema dell’Africa ben poco trattato dai “media”. Subito dopo il delitto dell’ambasciatore si sono letti sui social commenti del tipo:” Vedi, uno va là a fare del bene e quei “musi neri”, ingrati, lo ammazzano!”

La gente non sa, non conosce quale sia la realtà! Quei “musi neri” sono povera gente, sfruttata e costretta a vivere in condizioni di miseria estrema dai quei “musi bianchi” che, con la loro sete di potere, di ricchezza, si impossessano delle ricchezze del suolo africano con il benestare dei Governi occidentali.

Il nostro Ambasciatore, dallo sguardo tenero e da persona buona, era amato dal popolo congolese perché con il suo altruismo e la sua solidarietà aveva capito quali fossero le vere necessità della gente. Ed è proprio per questo che “l’uomo” Luca Attanasio, insieme alla sua consorte, aveva intrapreso la via del volontariato civile affiancato all’impegno nella cooperazione internazionale.

Il miglior modo per omaggiare la memoria di questo generoso, onesto e valoroso diplomatico non è tanto il cercare la verità sulle responsabilità del suo omicidio, che speriamo non rimangano per sempre oscure, quanto il risvegliare e il promuovere a livello di Governi, soprattutto europei – governi che sin dai tempi della colonizzazione hanno sempre depredato, sfruttato e impoverito il territorio – una coscienza veramente concorde, unita e compartecipe affinché venga superato definitivamente il modello di sfruttamento neocoloniale di un Continente reso ancora  oggi oggetto di uno scellerato sfruttamento dalle antiche radici da parte del nostro Occidente e, oggi anche da parte della Cina, seppur con approcci e modalità meno brutali.

Emiliano Barsotti – 3A AFM ITE A. Pacinotti
Attività del corso di “Geopolitica e analisi dei conflitti internazionali”

[1] https://www.ig.com/it/strategie-di-trading/cos-e-l-economia-di-guerra–200522

Archiviato in:FOCUS – LABORATORIO DI GIORNALISMO “CONTEMPORANEA…MENTE”

Commenti

  1. Mauro dice

    5 Aprile 2021 alle 18:09

    Bravissimo…meglio di così non potevi fare!
    Ciao, mauro

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

La voce degli studenti

Immagine Penny

Soglia dell’Attenzione Cercasi

Nell’era dei social media, la nostra attenzione si è fatta breve, frammentata e sempre più difficile da mantenere. Secondo uno studio condotto da Microsoft Canada nel 2015, la soglia media dell’attenzione umana è scesa da 12 a soli 8 secondi, meno di quella di un pesce rosso. E da allora, con l’ascesa di TikTok e […]

Un palco all’opera

Locandina evento

Il 28 e il 30 novembre è stata messa in scena l’opera “La torre”, un inedito di un atto scritto in occasione dell’850° anniversario dalla costruzione proprio della Torre pendente. La trama è frutto dello scrittore Marco Malvaldi, che si è immaginato un dibattito tra gli architetti della torre, Diotisalvi e Bonanno, due consoli della […]

Visto Letto Sentito

Locandina film

Il dilemma della vendetta

18 Dicembre 2025 By admin_rapsodia

I premi come la Palma d’Oro, assegnata durante il Festival di Cannes, sono spesso discussi e … Leggi tutto...

Techno-sciamanesimo

17 Maggio 2025 By admin_rapsodia

Una mistica post-moderna A Ghezzano c'è un portale verso un'altra dimensione. Un piccolo spazio in … Leggi tutto...

Archivio Visto Letto Sentito

>> LEZIONI CORSO DI FORMAZIONE
instagram

Copyright © 2025 · Metro Pro on Genesis Framework · WordPress · Accedi