Partecipare al progetto FAcT quest’anno è stata un’esperienza molto interessante. A parte alcune difficoltà e ansie che ho dovuto affrontare durante questo percorso, il teatro è sempre qualcosa da cui rimango profondamente affascinata; e anche questa volta è stato così.
Il mio primo compito è stato fare la guida a una delle compagnie esterne fino alla Normale. Che poi, io guida è un ossimoro, avendo le caratteristiche perfette, ovvero scarso senso dell’orientamento e profonde conoscenze di Pisa solo per il tratto di strada che va da casa mia alla fermata del pullman (cioè 4 passi). Mi viene una fifa blu quando i turisti mi fermano per chiedermi indicazioni, non tanto perché devo parlare in lingua straniera, che, alla fine, se si ha un po’ di basi, non è troppo complicato, ma proprio perché non so dove sia anche un posto conosciutissimo come la Torre.
Allora vi starete chiedendo: <<Se sapevi di non essere adatta a fare la guida, perché hai scelto di farla?>> Bene! Vi rispondo che io non volevo farla, ma mi sono ritrovata comunque in un parcheggio, sotto il sole cocente degli inizi di giugno, ad aspettare imbarazzata la compagnia con i miei “aiutanti” affidati sul momento. Anche questo fa parte del lavoro!
Eravamo tutti ansiosi, come i padri davanti a una sala parto, ma ero pronta: preparazione di tutte le vie possibili di Pisa grazie a Google Maps, studio della storia della nostra città grazie a Wikipedia; questo mi ha ripagato di tutte le mie paure e mi ha fatto fare anche una discreta figura, che non guasta mai. Compiuto questo primo compito ero già distrutta, ma sono riuscita ad arrivare a svolgere il mio ultimo compito del giorno, ovvero la reporter del festival per poi tornare a casa, sfatta.
Il giorno dopo è stato migliore, anche se non è iniziato come programmato: arrivata all’hotel attraverso il centro di Pisa completamente deserto, cosa che posso testimoniare non è un evento descritto solo nei miti, ho dovuto aspettare per un’ora nella hall dell’hotel e alla fine scoprire di non essere necessaria come guida verso il teatro Sant’Andrea (posto in cui sapevo portarli senza perdermi, tra l’altro!) ma che era più urgente mi occupassi di altro.
E così mi sono ritrovata ad aiutare con il conteggio dei voti dello spettacolo della sera prima alla Scuola Normale. Direi che posso definire anche questa esperienza per me una grande barzelletta essendo la matematica e i suoi terribili correlati (chimica, fisica e geometria) il mio tallone d’Achille. Avrei sicuramente preferito che ci fosse andato qualcun altro al posto mio, ma nessuno poteva prendere il mio posto. Ho invocato gli spiriti dei più grandi matematici che hanno solcato la storia (alcuni dei quali sono passati per la Normale) sperando così di non perdermi nel labirinto dei numeri, cosa che per fortuna non è accaduta.
Dopo pranzo, mi sono improvvisata tuttofare sia facendo le foto sia prendendo appunti durante l’evento di presentazione del gruppo che ha portato in scena lo spettacolo “Clue”. Qui ho conosciuto una persona con cui ho potuto lavorare serenamente e, credetemi, questo aiuta moltissimo quando stai facendo qualcosa di nuovo.
Il terzo giorno si può definire il giorno dei ritardi: a causa, come al solito, delle puntualità dei mezzi di trasporto, sono sempre stata sul filo del rasoio con gli orari e per un evento mi sono dovuta improvvisare addirittura maratoneta in una corsa contro il tempo. Ma anche in questo caso sono riuscita a fare tutto. URRA’!
E così che si è conclusa la mia esperienza a “FAcT”. Sicuramente mi ha lasciato un segno non solo fisico a causa delle vesciche enormi che mi sono venute (le cicatrici lo dimostrano) ma soprattutto perché è stata un’esperienza che, nonostante alti e bassi, è stata istruttiva e mi ha insegnato come risolvere i problemi e raggiungere obbiettivi che non credevo di poter raggiungere; che i rapporti tra colleghi possono essere importanti in un lavoro, rendendolo molto più facile e piacevole; che non bisogna aver paura di superare i propri limiti perché non tutti sono muri invalicabili. Ho potuto vedere inoltre varie sfumature del fare teatro sia attraverso l’esperienza raccontata dai singoli attori sia per le differenti tipologie di lavoro che le diverse compagnie usano, sia per i diversi studi che hanno fatto per costruire i propri spettacoli.
Per questo spero arrivi presto “FAcT 2019”!
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