L’alternanza scuola-lavoro, una nuova sfida per le scuole
Ho pensato potesse essere interessante creare una rubrica sull’alternanza scuola-lavoro all’interno della pagina di Rapsodia Online, perché ritengo che, a oggi, le esperienze di tirocinio esterne alla scuola siano centrali nella vita degli studenti delle scuole superiori. La formazione che l’alternanza scuola-lavoro intende proporre sarebbe potenzialmente molto innovativa, ma è opportuno che l’organizzazione della stessa sia ben curata così da valorizzarne gli aspetti positivi e da evitare che si consolidi come un’attività fra le tante, “da fare” semplicemente in vista dell’ammissione alla maturità.
Scorrendo la sezione del sito del MIUR dedicata all’alternanza scuola-lavoro, il progetto viene definito: «Un’esperienza formativa innovativa per unire sapere e saper fare, orientare le aspirazioni degli studenti e aprire didattica e apprendimento al mondo esterno. Perché l’unica risposta strutturale alla disoccupazione è una scuola collegata con il mondo del lavoro». Parole condivisibili, ma delle quali bisogna valutare con attenzione, in concreto, il significato.
Per quanto mi riguarda, l’obiettivo base al quale il progetto dell’alternanza scuola-lavoro deve mirare, è coinvolgere e stimolare i ragazzi. Le ore di scuola del mattino offrono già, a volte, molti spunti da approfondire, ma è bello immaginare di poter svolgere attività extrascolastiche in grado di suscitare entusiasmo e voglia di lavorare ancora e ancora di più. E per fare ciò non basta consegnare – cosa che, per difficoltà organizzative, purtroppo nemmeno sempre avviene – nelle mani degli studenti il progetto formativo da loro scelto, collocarli entro strutture che difficilmente riescono a ospitarli in modo soddisfacente e ridurre l’esperienza a una serie di firme e a un’attenzione quasi esclusiva al numero di ore svolte. L’alternanza può e deve essere una nuova occasione, un’occasione grazie alla quale i ragazzi siano messi nelle condizioni di esprimere al meglio tutti gli interessi e le capacità che a volte non riescono a sviluppare a scuola.
In questo risulta fondamentale il ruolo dei tutor esterni, che si assumono il compito di accogliere e guidare gli studenti durante l’esperienza lavorativa. I tutor dovrebbero in primis essere convinti dell’importanza della funzione loro assegnata, perché, come si può leggere sempre sul sito del MIUR, «l’alternanza favorisce la comunicazione intergenerazionale, pone le basi per uno scambio di esperienze e crescita reciproca»: in questo senso l’alternanza scuola-lavoro diventa l’occasione per valorizzare e dare nuovo vigore alla trasmissione di saperi e abilità tra le generazioni. Inoltre insieme alle conoscenze più pratiche, è importante che ai ragazzi vengano trasmessi anche passione ed entusiasmo, senza i quali difficilmente potranno sentirsi veramente coinvolti nel compito che è stato loro affidato. Per tutte queste ragioni è importante che la scuola, oltre a promuovere progetti adeguati alle esigenze degli studenti, concordi con i tutor esterni tutti gli aspetti attinenti all’alternanza e li aiuti a costruire percorsi che valorizzino al meglio le capacità e le elettive inclinazioni degli allievi.
Precisa ancora il MIUR: «L’estensione delle attività di alternanza anche ai Licei rappresenta un unicum europeo. Persino in Germania, con il sistema duale, le esperienze scuola-lavoro riguardano solo gli istituti tecnici e professionali. Il nostro modello supera la divisione tra percorsi di studio fondati sulla conoscenza ed altri che privilegiano l’esperienza pratica». L’alternanza può rappresentare anche un riscatto sul fronte internazionale ma, se l’idea è stata buona, adesso va saputa realizzare.
Pertanto vi propongo lo spazio di questa rubrica, in cui raccoglierò le testimonianze di alcuni miei compagni di studio e non che in questo periodo si stanno confrontando con i tirocini o che hanno già ultimato il loro percorso. Il mio obiettivo è quello di offrire spunti ad altri ragazzi e aiutare la scuola ad attivare progetti funzionali per noi studenti.
RACCONTACI LA TUA ESPERIENZA DI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO:
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Quando si comparano sistemi didattici diversi, sarà bene fare attenzione a non paragonare le mele con le pere. Il sistema scolastico tedesco è assai diverso da quello italiano, e non si può prenderne un frammento, o il titolo di un paragrafo, per pensare di poter fare confronti probanti. Senza entrare però nei tecnicismi, per avere chiaro quanto all’estero l’alternanza scuola/lavoro sia una cosa seria, frutto di un reale investimento sul sistema formativo e scolastico, anziché una pagliacciata come da noi, è sufficiente tenere nel debito conto la lingua italiana: alternanza scuola/lavoro significa, per l’appunto, che uno studente alterna momenti di studio ad altri di applicazione in officina, in fabbrica o altrove, allo scopo d’imparare un mestiere. Nei paesi civili (in Germani per l’appunto, ma anche in Svizzera), proprio perché gli studenti lavorano, proprio per non umiliare il sentimento del lavoro e chi lo vive, proprio per questo, gli studenti vengono stipendiati. In germania con circa 800 euro al mese, in Svizzera non so, ma conoscendo il loro tenore di vita temo che prendano molto di più. Pensate, voi che ve ne andate a palazzo Blu o da Pacini o a palazzo Lanfranchi, e alla fine del mese vi mettete in tasca 800 euro, tutti vostri. Come un vero lavoratore. Quello che si fa in Italia non è allora lavoro, ma una grande politica di sfruttamento, o al più una una barzelletta. Le cose andrebbero sempre chiamate per nome.
http://it.dplay.com/playlist/fratelli-di-crozza-canzoni/13337/stagione-1-ep-15-maurizio-crozza-canta-io-lavoro-e-penso-a-me/
Complimenti, un ottimo contributo! Condividere le esperienze di tirocinio rende possibile individuare le aree di miglioramento e agire di conseguenza.