Andiamo verso la guerra. L’Europa si è svegliata e ha capito che per mantenere il suo ruolo nel mondo ha bisogno di potenza militare, specialmente dopo le tensioni con gli Stati Uniti sulla questione ucraina. La Commissione Europea ha accelerato i tempi, proponendo un piano di investimenti militari che potrebbero arrivare a 800 miliardi. I dirigenti europei hanno giustificato la proposta, dicendo che la Russia non si può integrare nella struttura europea e che gli Stati Uniti non sono un protettore affidabile, perciò “la pace non può più essere data per scontata”. Il piano consiste nell’aumento della spesa militare dei paesi membri e nella preparazione di fondi per un prestito ai paesi europei che vogliono espandere il loro settore militare. Tutti i partiti politici hanno quindi dovuto prendere posizione sulla questione del riarmo. Lo scenario politico europeo si è diviso sulla questione, ma con delle differenze importanti: almeno in Italia a destra le divisioni sono di partito, mentre a sinistra sono interne.
Queste divisioni sono tuttavia solo temporanee. Più aumenterà la tensione internazionale, più diventerà difficile per i parlamentari pacifisti continuare a opporsi al riarmo, e finiranno per unirsi nel grande partito della guerra. Il riarmo rende più vicina l’eventualità della guerra per l’Europa, in cui non moriranno solo milioni di uomini ma anche tutte le libertà democratiche nel nostro paese. Ci hanno sempre insegnato che la guerra è una cosa orribile e insensata, e che gli esseri umani sono attratti da essa ma possono respingerla con l’esperienza; l’Europa doveva essere il Paradiso senza guerra (a parte gli interventi militari europei in Libia, Serbia, Iraq, Afghanistan… ma sono eccezioni!); ora vediamo che non è così, e che la guerra non dipende dallo spirito umano ma dall’interesse economico. Il fantasma della guerra non è stato sconfitto ma confinato alla periferia dell’Europa, e adesso ritorna al centro.
Così la guerra è diventata una questione prioritaria, e anche gli studenti devono affrontarla. Per impedire il massacro, bisogna unirsi alle organizzazioni di lotta politica come i collettivi; è l’unica azione che si può fare da studenti per non andare verso la più grande tragedia dell’umanità. Non bisogna però dimenticare che tentare di impedire la guerra non è abbastanza. Nel nostro sistema economico, il capitalismo, le guerre sono un aspetto necessario (come scriveva Lenin nel 1914) e l’unico modo per impedirli in modo permanente è superare il semplice pacifismo, e abbracciare la lotta per il cambiamento rivoluzionario della situazione presente. Bisogna lottare per un mondo senza guerra e senza capitale, per la creazione di una nuova comunità umana.
Valerio d’Amato (classe 3B – liceo classico)
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