Il Partito dei lavoratori del Kurdistan o PKK, dopo decenni di conflitti contro la Turchia al fine di garantire al popolo curdo l’indipendenza, ha dichiarato di aver lanciato un cessate il fuoco dal primo marzo. In un documento intitolato “Al nostro popolo patriottico e all’opinione pubblica democratica ”l’organizzazione ha affermato che nessuna delle sue forze entrerà più inazione se non a scopo difensivo. L’attesa dichiarazione di Ocalan, il leader del PKK, è stata resa pubblica il 27 febbraio. Il leader Abdullah Ocalan, dal 1999 detenuto in una prigione sul Mar di Marmara come responsabile di un numero di morti compreso tra15.000 e 40.000 persone, potrebbe quindi trovarsi sul punto di sciogliere definitivamente il partito. Fondato nel 1978 come organizzazione studentesca per dare la libertà al popolo curdo (da sempre oppresso dal governo turco), il PKK è diventato un gruppo terroristico armato nel 1984,quando dichiarò ufficialmente l’inizio della rivolta.
La prima insurrezione è durata fino al primo settembre 1999, quando il PKK annunciò per la prima volta un cessate il fuoco che è continuato fino al 2004. Successivamente ci sono stati altri due anni (tra il 2013 e il 2015) di pace militare, poi finita per via di alcuni presunti tentativi della Turchia di sabotare il PKK. Oggi ci ritroviamo ancora nella stessa situazione, che sia quindi solo una pace temporanea come accaduto precedentemente? oppure come si suol dire “la terza è la volta buona”? Negli ultimi anni, gran parte dei territori nord-orientali Siriani è caratterizzata da un esperimento governativo: il confederalismo democratico, basato su principi come l’uguaglianza di genere, la libertà di espressione, la democrazia e il riconoscimento delle diverse etnie e culture. Esso è quasi interamente sostenuto dallo stesso PKK, che ha fornito supporto al Rojava (appunto lo stato autonomo curdo-siriano di cui dal punto di vista militare per combattere i vicini oppressori, in particolare il gruppo terroristico dell’Isis, nonché le bande jihadiste sostenute dalla Turchia. E’ improbabile che da un duraturo cessate il fuoco possa derivare la perdita dei buoni rapporti tra i Curdi e il governo del Rojava. Il partito ha, inoltre, aggiunto la richiesta, diretta alla città di Ankara, di liberare Ocalan. Il futuro del popolo curdo è, quindi, incerto, ma presumibilmente i prossimi anni saranno migliori degli ultimi decenni.
Flavio Picone (classe 1E – liceo classico)
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