A seguito degli avvenimenti che hanno coinvolto il nostro istituto lo scorso dicembre, dopo aver intervistato i rappresentanti, la Redazione ha voluto anche riportare il commento della Preside.
Come prima domanda chiedo alla Professoressa Giuliani quale sia il suo ruolo come Preside e quale sia la sua posizione rispetto alle occupazioni: “Il mio è un ruolo soprattutto di tutela delle persone e dei diritti di tutti; il mio punto di vista è istituzionale: l’occupazione, negando il diritto all’istruzione di coloro che non vi partecipano, non è lecita.” La preside si rifà continuamente agli atti vandalici collegati alle occupazioni degli ultimi anni per sostenere la sua posizione: “Di fronte a ripetuti tentativi di entrata, la mia reazione è stata quella di protezione dell’edificio: bisogna intervenire e disoccupare. Questo è stato il motivo per cui sono diverse volte entrata anche la notte nell’edificio per cercare di scongiurare l’occupazione, l’illegalità, le denunce e quant’altro.” Alcune voci riportano che la Preside sia rimasta a scuola la notte, lei nega assolutamente ma conferma la presenza delle guardie private di città all’interno dell’edificio, pagate dall’istituto. La fondamentale differenza tra occupazione e autogestione è che quest’ultima “viene concordata con la presidenza, con lo staff e quindi c’è un accordo” dice la Prof. Giuliani, “la trovo una forma più accettabile che però ho voluto concordare, anche se la responsabilità è esclusivamente mia, con i docenti.”
Sostiene poi che l’approvazione del collegio sia pervenuta“ sia per scongiurare l’occupazione, sia perché ha ritenuto che poteva essere un’occasione di confronto”. “Un aut aut – aggiunge – è troppa pressione. L’autogestione si poteva anche chiedere in modi diversi: si sono create delle frizioni”. Chiedo dunque se la pressione da parte degli studenti possa essere stata provocata da un determinato clima; la Preside risponde che a suo parere “c’è una componente di tipo culturale: da sempre molti gruppi pensano, anche nella politica nazionale, che con gli aut aut si ottenga di più, non do a questi ragazzi una responsabilità personale”. Guardando alla nostra comunità scolastica dice di attribuire solo in minima parte questo comportamento all’ambiente del Galilei Pacinotti; eppure conferma di aver avvertito sfiducia da parte degli studenti. Chiede forme di protesta più “accoglienti”, poi si corregge e chiede ad ambedue le parti “meno ostilità”, “una ricerca al dialogo”. Spiega poi che a parer suo la reticenza del nostro istituto verso le autogestioni sta sia nella convinzione che gli studenti non sfruttino effettivamente il tempo loro dato, portando come esempio le assemblee poco partecipate, sia nei “retaggi della nostra scuola, di una didattica che guarda solo al programma scolastico e non a tematiche legate a problematiche contemporanee o a spazi di pensiero dei ragazzi… si pensa che l’autogestione faccia perdere tempo, lo stesso per alcuni progetti… dobbiamo trovare un equilibrio e far capire che ci sono opportunità che non tolgono tempo, senza abbassare il livello culturale… quindi qui ci vuole un passaggio di mentalità del corpo docente, che negli anni si sta facendo, anche se permangono queste rigidità, in buonissima fede, dei docenti.”
Per la Preside il bilancio dell’autogestione è positivo, tuttavia va a contrapporre i due indirizzi: se al classico le proteste si sono interrotte, al tecnico abbiamo assistito al vandalismo dell’edificio. La Preside non si spiega tale reazione ma ipotizza: “ci sono dei gruppi di ragazzi che non hanno ben focalizzato che l’autogestione era un momento da prendere molto seriamente e quindi poteva assorbire tutte le loro proteste”. Non vede però un nesso fra la continua repressione delle occupazioni e questa violenta risposta. L’ammontare dei danni provocati al Pacinotti sfiora probabilmente i ventimila euro, che verranno sottratti dai contributi volontari versati da ogni studente, di liceo classico e ITE.
Le spese per quanto riguarda la sostituzione di telecamere e del sistema di sicurezza, ormai entrambi fuori uso, dovrebbero essere a carico della Provincia, la quale però non può pagare riparazioni per atti vandalici: dunque sarebbe di nuovo la scuola a dover sottrarre dal proprio bilancio il denaro necessario. Anche se il Ministero, che si è costituito parte civile nei processi per i danneggiamenti, desse dei contributi, non ci si potrebbe aspettare che cifre fra mille o duemila euro, chiaramente irrisorie rispetto al necessario
Parlando poi delle motivazioni delle proteste, la Preside si concentra sui tagli che il ministero ha attuato, ed evidenzia l’incongruenza con la miriade di fondi europei che le scuole quasi non sanno come impiegare.
Evidenzia problematiche all’interno del Collegio docenti, composto perlopiù da personale di ruolo, nel rapportarsi fra un indirizzo e l’altro: programmazioni, attività comuni, strumenti di valutazione sono tutti punti di divergenza. La professoressa Giuliani, per arginare il problema, spinge per avere commissioni di cui facciano parte docenti di entrambi gli indirizzi di studio. La scuola – sostiene – deve appoggiare la lotta studentesca e può farlo “creando una coscienza politica attraverso gli insegnanti, che creano menti critiche”.
Emma G. Pardini (classe 5D – liceo classico)
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