Ormai nel nostro liceo è tempo di elezioni. Il 25 ottobre presso la nostra scuola saranno eletti i rappresentanti di classe e di Istituto: quattro candidati per il Consiglio di Istituto e due candidati per i rappresentanti di ciascuna classe. Il voto può essere espresso sia per la lista che per lo specifico candidato all’interno della stessa. Nel caso in cui non rispettino le indicazioni, le schede verranno ritenute nulle. Gli studenti delle singole classi non dovranno procedere allo spoglio individualmente, ma portare in vicepresidenza le urne. Dalle 10:00 alle 10:55 si terranno le singole assemblee di classe, mentre dalle 11:05 alle 12:00 verrà data la possibilità di votare. Il materiale verrà distribuito nelle singole classi e i singoli studenti, dopo aver firmato il verbale, inseriranno la scheda elettorale nell’apposita urna. In questo periodo di elezioni molto importante nella scuola, è bene ricordarsi quanto sia fondamentale il diritto e il dovere di votare come veicolo della nostra libertà di cittadini sia nel presente che nel nostro futuro. La nostra redazione ha deciso di intervistare, come ogni anno, i candidati a rappresentanti di Istituto per gli studenti delle diverse liste. Quest’anno ci troviamo di fronte a una scarsità di candidati non vista da molto tempo con due sole liste presentate. una per indirizzo: la lista del liceo Galilei, “Carpe Diem”, e la lista del Pacinotti “Audaces fortuna iuvat”. Solo i candidati della “Carpe Diem” hanno dato la disponibilità per un’intervista. Con Andrea Campanelli (3A), Adriana Longobardi (4B), Valerio D’Amato (3B) e, in videochiamata, Gerardo Lionetti (3C) facciamo due chiacchiere davanti a un caffé.
Innanzitutto il nome della loro lista; risponde prontamente Andrea, ideatore insieme a Gerardo di questo nome: “Carpe Diem nasce in realtà dall’idea che avevamo di lista: cogli l’attimo, candidati ora e non aspettare”; i ragazzi dicono di voler far leva proprio sul fatto di non essere in quinta, Valerio spiega che per un ragazzo di quinta la prospettiva si limita a un anno soltanto, mentre il loro è un progetto a lungo termine: i cambiamenti che faremo alla scuola sono cose con cui convivremo per altri anni”. “Almeno un ragazzo di quinta – aggiunge Adriana – servirebbe. Che nessun ragazzo di quinta si sia candidato è comunque strano”. Sono visibilmente molto preoccupati per il crescente disinteresse che viene mostrato verso la partecipazione alla democrazia scolastica, Gerardo commenta: “non c’è quell’interesse che dovrebbe caratterizzare ciascun alunno per la propria scuola”; “se non si partecipa alla democrazia la democrazia muore”, dice Andrea suggerendo che il problema non sia limitato all’ambiente scolastico. Valerio e Adriana rimarcano che si perde il principio stesso delle elezioni se a candidarsi sono così pochi studenti. Alla domanda se ciò dia indicazioni sullo stato attuale della nostra scuola. Risponde Valerio: “Ho avuto la fortuna di parlare con persone che andavano nella nostra scuola negli anni Ottanta e ho notato che, se un tempo la lista era un’idea politica e poi arrivavano i candidati, adesso sappiamo tutti che prima viene il candidato; e se negli scorsi anni avevamo una vasta scelta, o comunque una scelta, fra le liste, adesso siamo soltanto in due. Uno scenario peggiore di questo sarebbe quello in cui una scuola non avesse nessuna lista”. Come è avvenuto per quanto riguarda le elezioni per la Consulta e il Parlamento Regionale. “Stiamo toccando il fondo. I candidati a rappresentare gli studenti in Consiglio di Istituto sono un po’ l’espressione della vita scolastica: di quanto ci si prenda l’impegno ma soprattutto di quanto si voglia migliorare le cose; nelle assemblee come nelle elezioni vediamo un po’ un peggioramento. Quello che speriamo di fare è di rendere la vita scolastica più attiva e ciò che ci renderebbe più contenti è se il prossimo anno ci fossero più liste.” “Molti hanno scelto di non candidarsi perché – dice Andrea – essere rappresentante richiede molto sacrificio e va a incidere sul tempo da dedicare allo studio e, se la scuola non mette in atto garanzie sufficienti, conciliare tutto diventa quasi impossibile”.
Ma parliamo un po’ dei candidati: cosa li ha spinti a candidarsi e perché proprio adesso.
Adriana dice di aver avuto da sempre quest’idea, pensando che sia un ruolo di responsabilità e che ci siano tante cose che non vanno: “Il modo migliore per risolverle non è aspettare che qualcuno lo faccia per te”. Adriana è determinata a raggiungere gli obbiettivi che ritiene importanti. Si definisce aperta a tutte le proposte degli studenti: vorrebbe che tutti possano vivere la scuola come lei vorrebbe, stando bene in questo ambiente.
Andrea fin dalla prima ha sempre voluto candidarsi, “soprattutto dopo aver visto come si erano comportati i rappresentanti durante quell’anno”. Dal suo punto di vista alcuni rappresentanti degli anni passati hanno disatteso le promesse fatte e il tempo e la dedizione da loro dedicati all’Istituto sono stati scarsi. L’anno scorso ha conosciuto Giacomo Lazzeri, ex rappresentante, che gli ha dato la spinta decisiva per candidarsi. Secondo lui la terza è l’anno migliore per candidarsi perché si possono conoscere le problematiche sia di biennio che di triennio. “Per ora per me la terza è l’anno più difficile, ma fare il rappresentante è qualcosa che è degno di avere del tempo; non considero queste faccende una perdita di tempo.” Si reputa perseverante, cerca sempre di andare fino in fondo ai suoi obbiettivi, e disponibile: l’esserci sempre per gli altri non ha sempre giocato a suo favore ma ora “diventa una qualità che non molti hanno.”
Da quando è diventato rappresentante di classe e ha “iniziato a osservare da una nuova prospettiva il rapporto alunni-professori” Gerardo si sente molto cambiato. È riuscito ad affrontare bene la sfida dell’anno passato lottando per far raggiungere alla sua classe gli obbiettivi condivisi. Candidarsi in terza per lui significa avere più tempo per realizzare progetti. Vorrebbe restituire maggiore importanza al ruolo di rappresentante, “che magari viene preso un po’ alla leggera”. Anche Gerardo si ritiene perseverante ma a contraddistinguerlo è la mitezza, cerca la soluzione a un problema con tranquillità e dialogo.
Valerio è sempre stato interessato alla vita politica scolastica: ha sempre espresso le sue idee e si è sempre schierato con una lista piuttosto che con un’altra. Dice di essere stato anche lui deluso durante il suo primo anno da un certo tipo di gestione; la delusione ha accresciuto il suo interesse nel vedere cosa non funzionasse a scuola, nel “vedere il limite tra quello che doveva essere e quello che poteva cambiare”. Per lui essere rappresentante non riguarda solo il cambiamento ma anche e soprattutto la gestione delle cose. Competenze e disponibilità. Valerio tiene a sottolineare di essere politicizzato, si candida anche per questo suo interesse nella politica vista anche come la ricerca di accordo. Anche lui dice di essere determinato, come dimostra l’impegno da lui messo nell’essere rappresentante di classe. La sua priorità è “che gli studenti abbiano ciò che vogliono”.
Obiettivo della lista Carpe Diem è rappresentare l’intero Istituto, senza differenze tra indirizzi, supportare progetti che coinvolgano le due scuole, come Rapsodia, il giornalino d’istituto. “Vogliamo proporre progetti simili che possano avvicinare le due scuole: saranno due indirizzi divisi ma siamo accanto, non ha senso restare divisi.”, dice Valerio.
In merito alla comunicazione con gli studenti, il dialogo con gli studenti è centrale per loro. “A noi non piace che il candidato divenga una lunga mano dei professori e non uno strumento degli studenti; noi vogliamo il contrario. – aggiunge Valerio – In caso di conflitto fra studenti e professori, anche se non si articola mai in termini di così bianco o nero, noi siamo dalla parte degli studenti.” Senza voler creare conflitto con i professori, vogliamo ottenere con la mediazione vantaggi per gli studenti”, Adriana ribadisce quanto sia per loro importante mantenere gli studenti informati delle decisioni prese nei dietro le quinte. I candidati della lista Carpe Diem hanno idee diverse ma tutti e quattro hanno la capacità di trovare un accordo su qualsiasi questione, cosa che ritengono fondamentale per poter fare qualcosa di concreto. Quando viene loro chiesto se hanno qualcosa da dire agli altri studenti, la risposta è unanime: “Candidatevi!”.
Emma G. Pardini (classe 5D – liceo classico) – Francesca Calò (classe 4A – liceo classico)
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