L’ascesa della Cina e il ritorno del protezionismo nell’era Biden
L’economia mondiale sta vivendo una fase di cambiamento senza precedenti, caratterizzata da una transizione dalla globalizzazione al protezionismo. Questo processo sta ridefinendo le dinamiche commerciali e geopolitiche a livello globale. Adesso esamineremo le cause, gli effetti e le implicazioni di questa trasformazione, esplorando il ruolo chiave giocato dagli Stati Uniti e dalla Cina.
Le origini della globalizzazione e i suoi promotori
L’inizio del processo di globalizzazione viene fatto spesso risalire al 15 agosto 1971, data in cui il Presidente degli Stati Uniti Nixon ha deciso unilateralmente la fine degli accordi Bretton-Woods. Le caratteristiche principali erano 2:
- ogni paese doveva stabilizzare il valore della propria valuta rispetto al dollaro statunitense (valuta principale);
- la possibilità per chi deteneva una certa quantità di dollari di convertirli in oro.
La sospensione degli accordi di Bretton-Woods portò a importanti conseguenze per l’economia mondiale.
- La fine degli Accordi ha portato un’influenza negativa nell’andamento della bilancia commerciale statunitense, facendola passare da positiva a negativa.
- La maggior parte dei paesi adottò tassi di cambio fluttuanti: le valute non hanno più valore stabile rispetto al dollaro statunitense.
- Accelerò l’adozione di politiche economiche neoliberiste, che enfatizzavano la deregolamentazione dei mercati finanziari e la liberalizzazione degli scambi commerciali.
In sintesi, possiamo dire che la sospensione degli accordi di Bretton-Woods segnò l’inizio di una nuova era nell’economia mondiale, infatti questo evento è spesso visto come un punto di svolta cruciale che ha favorito il processo di globalizzazione economica, influenzando l’economia mondiale fino ai giorni nostri.
La globalizzazione è stata determinata da vari fattori tra cui l’adozione di politiche neoliberiste in campo economico e commerciale e la liberalizzazione della circolazione dei capitali.
Gli Stati Uniti, con il loro vasto mercato e potere economico, hanno promosso la globalizzazione insieme ad altre economie avanzate, con l’obiettivo di espandere i propri mercati e accrescere la propria influenza globale.
Le politiche neoliberiste e il Washington Consensus
Per oltre 30 anni, il culto del mercato e del libero scambio è stato l’unica vera religione civile in Occidente.
Il Washington Consensus è un insieme di 10 regole economiche, create per l’interesse delle oligarchie, che Washington ha imposto al resto del mondo, talvolta anche attraverso la forza.
Credevano che imponendolo avrebbero aumentato il divario con gli altri paesi, visto che loro partivano avvantaggiati, ma si sbagliavano.
Tra i punti del Washington Consensus abbiamo: la riduzione delle spese pubbliche, il taglio delle pensioni, la riduzione del numero dei dipendenti pubblici e il taglio ai loro stipendi; tutte misure finalizzate a recuperare le risorse per far fronte ai debiti, ma che hanno avuto risultati nefasti, anche se inizialmente sembravano aver causato un miglioramento.
Delocalizzazione industriale: una strategia della globalizzazione
La delocalizzazione industriale è una strategia chiave della globalizzazione. Le multinazionali trasferiscono la produzione in paesi con costi di manodopera più bassi, riducendo i costi di produzione e massimizzando i profitti. Questo processo ha comportato la chiusura di molte fabbriche nei paesi sviluppati e la creazione di nuove opportunità di lavoro nei paesi in via di sviluppo, sebbene spesso in condizioni di lavoro precarie. La globalizzazione neoliberista ha quindi dei lati positivi, poiché gli investimenti esteri portano inizialmente sviluppo nei paesi sottosviluppati, migliorando infrastrutture e servizi sociali, miglioramento necessario per produrre in modo efficiente. Tuttavia, una volta raggiunto un certo livello di sviluppo, gli interessi del paese entrano in conflitto con quelli delle élite globali (causando un arresto del livello di sviluppo) e vincono queste ultime che nel periodo si sono rafforzate ulteriormente.
Gli effetti della globalizzazione
La globalizzazione ha avuto effetti profondi e contrastanti su diversi aspetti.
- Effetti economici e sociali:
- crescita economica in paesi emergenti come Cina e India, ma allo stesso tempo stagnazione in paesi meno sviluppati come Africa;
- trasferimento dei posti di lavoro verso i paesi in via di sviluppo, dove il costo del lavoro è inferiore e contemporaneamente precarizzazione dei lavoratori nel Nord;
- uscita dalla povertà estrema di oltre 1 miliardo di persone, ma anche crescita degli squilibri socio-economici.
- Effetti culturali e politici
- omogeneizzazione culturale basata sul modello occidentale, ma allo stesso tempo crescita di movimenti fondamentalisti e integralisti che reagiscono contro la minaccia alla loro identità culturale;
- riduzione del ruolo degli stati nazionali e quindi ripresa delle forze politiche nazionaliste che promuovono un ritorno a politiche di chiusura e protezionismo.
- Effetti ambientali
- cambiamenti climatici e perdita di biodiversità.
Il caso particolare della Cina
La Cina rappresenta un caso unico nell’evoluzione della globalizzazione. Inizialmente vista come destinazione privilegiata per la delocalizzazione industriale, la Cina ha saputo utilizzare gli investimenti esteri per il proprio sviluppo senza diventare una colonia economica. La Cina non considerava gli investimenti esteri un’opportunità per arricchirsi ed entrare a far parte dei principali paesi capitalisti, ma li vedeva come un’opportunità per svilupparsi e per rendersi indipendente tecnologicamente e finanziariamente dalla trappola in cui cadono i paesi oggi industrializzati ma che precedentemente erano arretrati e sottosviluppati (middle income trap). Ha inoltre mantenuto il controllo pubblico delle grandi banche e ha imposto condizioni agli investitori stranieri per garantire il trasferimento di tecnologia. Grazie a queste politiche, la Cina è diventata una superpotenza manifatturiera, invertendo i rapporti di forza con gli USA. Il libero scambio ora favorisce la Cina, penalizzando gli USA.
L’obiettivo che avevano gli Stati Uniti era rendere la Cina incapace di competere e obbligarla a sottomettersi all’ordine economico neoliberale guidato da Washington. Non avevano tenuto conto però che il partito cinese da sempre sapeva cosa fare per non diventare una colonia.
La fine di un’epoca
The Economist ha dichiarato che il sistema commerciale globale si sta disintegrando. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno iniziato a reintrodurre politiche protezionistiche. L’amministrazione Trump ha avviato questo cambiamento, ma è con l’amministrazione Biden che si è intensificato.
Le recenti decisioni del presidente americano, nel video chiamato ironicamente “Rimbambiden”, di aumentare drasticamente i dazi sui prodotti cinesi segnano la fine dell’epoca del libero commercio e del Washington Consensus, che hanno dominato l’economia mondiale negli ultimi 40 anni e caratterizzato l’ordine economico mondiale imposto dagli USA e dai loro alleati.
I dazi costituiscono una rottura con i principi del libero scambio promossi dal Washington Consensus e rappresentano una risposta diretta all’ascesa economica della Cina.
Scenari futuri
Il futuro dell’economia globale è caratterizzato da una crescente incertezza e complessità. L’annuncio dell’amministrazione Biden di un significativo aumento dei dazi su una vasta gamma di prodotti cinesi segna, per molti, una svolta storica. Questa mossa viene interpretata come una “bomba atomica” lanciata contro i pilastri dell’ordine economico mondiale che ha dominato negli ultimi 40 anni.
Il ritorno dei dazi e delle barriere commerciali è visto come una contraddizione rispetto ai principi neoliberisti di libero scambio e indica un cambiamento irreversibile verso un nuovo ordine economico.
Il futuro della globalizzazione sembra quindi segnato da un ritorno al protezionismo e da una crescente competizione tra grandi potenze economiche.
La rivalità tra Stati Uniti e Cina, insieme alla crescente polarizzazione politica a livello globale, potrebbe portare a una maggiore frammentazione economica e geopolitica.
Conclusioni e riflessioni
Il video offre una visione critica e approfondita della situazione della globalizzazione, presentando gli argomenti in modo chiaro e coinvolgente, rendendoli accessibili a tutti. La prospettiva adottata fornisce un interessante punto di vista attraverso il quale osservare la crisi della globalizzazione e il suo possibile futuro.
Da una prospettiva, la crisi della globalizzazione rappresenta un’opportunità per promuovere un sistema economico più equo e giusto, tenendo conto che il passaggio dal neoliberismo al protezionismo non è di per sé una soluzione.
La vera sfida sarà creare un sistema economico che garantisca il benessere e la prosperità per tutti i membri della società e non solo per una piccola élite privilegiata.
È essenziale trovare soluzioni inclusive e sostenibili per affrontare le sfide del XXI secolo, promuovendo la cooperazione internazionale e il rispetto dei diritti umani e ambientali.
Fonti:
- https://www.youtube.com/watch?v=YaAqddnbfrU&ab_channel=OttolinaT
- https://ottolinatv.it/2024/05/17/la-guerra-commerciale-degli-usa-contro-la-cina-e-il-funerale-delle-democrazie-liberali/
- presentazioni sulla globalizzazione presenti sul registro elettronico
- appunti delle lezioni svolte in classe
Sara Piacenti (classe 2A AFM – ITE)
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