È noto a tutti che ormai da qualche tempo sia iniziato il torneo di calcetto del nostro istituto, giunto ad oggi ai quarti di finale.
L’obiettivo che vorrei perseguire è accendere la luce su un argomento che ha preso sin dall’inizio una piega oscura
e spinosa. Per fare questo è necessario, però, fare un passo indietro e raccontare dall’inizio lo svolgersi di questo torneo.
Come in ogni competizione che si rispetti i gironi delle squadre, e quindi le partite iniziali, sono organizzate attraverso un sorteggio. È questa la formula che garantisce la massima imparzialità, in fin dei conti tutto è affidato alla sorte in
questo modo, no? Non proprio. Infatti, se è vero che i sorteggi sono guidati solamente dalla sorte è altrettanto vero
che, in questo caso, i sorteggi siano stati guidati da persone con un’influenza marcata all’interno della scuola e che
partecipano, più o meno direttamente, a una delle squadre in corsa per la vittoria finale. Le prove che sono capace di
fornire non si limitano solamente ad un’attenta analisi dei larghi risultati finali con relativo confronto ad accoppiamenti
sospetti, ma si estendono anche a vere e proprie dichiarazioni che i nostri “eroi” si sono lasciati sfuggire confidenti nell’ aura di intoccabili di cui godono. La domanda che mi sento di porre è direttamente rivolta ai sopracitati: è da considerare vittoria quella guadagnata non per propri meriti ma solo attraverso giochi di palazzo? Ai lettori l’ardua sentenza.
Lasciando la domanda in sospeso ci tengo a sottolineare che in un contesto, come quello scolastico, dove ogni
iniziativa dovrebbe promuovere valori quali lealtà, fair play e rispetto, l’ombra dei brogli rappresenta una sconfitta tanto sportiva quanto educativa rispetto a quei valori che la scuola ogni giorno tenta di veicolare e che troppo spesso non vengono recepiti o, peggio ancora, vengono travisati. Mi appresto dunque a concludere con l’augurio e la speranza che, ancora una volta, lo sport riesca a vincere sulla prepotenza.
Diego Taverni (classe 5D – liceo classico)
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