“Unica”: non è il titolo di una qualche melensa canzone, come si potrebbe pensare, bensì si tratta del nome della nuova piattaforma ministeriale in funzione da ottobre 2023. Questo innovativo portale nasce nell’ambito del progetto del nuovo Orientamento Scolastico, dal decreto ministeriale 328 del 2022. La “missione” di Unica? “Offrire un mondo di servizi digitali per accompagnare ragazze e ragazzi nel percorso di crescita, per aiutarli a fare scelte consapevoli e a coltivare e far emergere i loro talenti”, o almeno, questo è quanto scritto proprio sul sito della piattaforma. Un nobile e utile proposito quello di aiutare noi giovani a trovare la nostra strada in questo mondo sempre più caotico, ma sorge spontaneo chiedersi come Unica potrà aiutarci; il sito risponde prontamente anche a questa domanda, dicendoci che sarà in grado di farlo “riunendo in un unico luogo tutti i servizi e le informazioni utili per la vita scolastica”, da qui il nome della piattaforma, “e promuovendo la partecipazione attiva degli studenti e delle loro famiglie alle iniziative messe in campo dalla scuola”. La risposta però resta vaga e non dà alcuna delucidazione su come effettivamente tutto ciò dovrebbe aiutarci. In quale modo la compilazione di un e-portfolio (identikit digitale) può servire allo studente, se è lo studente stesso a compilarla con dati già noti a quest’ultimo? “Unica” appare dunque come un qualcosa di superfluo, un inutile dispendio di risorse che non apporta alcuna utile novità. Sulla piattaforma, nel corso di ogni anno scolastico, dovrà essere pubblicato da ogni utente il proprio “capolavoro”, un “prodotto” che possa rappresentare i progressi delle competenze acquisite; di questo prodotto, come si può leggere sui termini e le condizioni da accettare per accedere al sito, le istituzioni scolastiche posseggono i diritti d’autore, in caso sia stato ideato in ambito scolastico (curricolare ed extracurricolare), e i diritti di proprietà industriale, mentre allo studente è garantito soltanto il diritto morale; inoltre, metà dei proventi derivati dallo sfruttamento economico dell’opera saranno indirizzati sempre alle istituzioni scolastiche. Se non ci fosse l’intenzione di utilizzare i lavori degli studenti, il ministero probabilmente non si sarebbe preoccupato di mettere nero su bianco la spartizione di diritti e guadagni. Sappiamo che il “capolavoro” dovrà essere presentato in sede di esame alla maturità e che la commissione dovrà guardare l’e-portfolio per poter avere un quadro generale più accurato sul candidato; ci viene però detto che non andrà in alcun modo ad influire sulla valutazione in uscita: dunque, nuovamente, qual è l’utilità?
Ormai da tempo la finalità della scuola pare essere quella di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro e non più di formare studenti alla cultura e al pensiero critico; la scuola pubblica nasce con il compito di permettere a ogni ragazza o ragazzo, a prescindere dal ceto di appartenenza, di accedere a un’istruzione completa per poter crescere e imparare e non per essere un miglior dipendente. Il nostro sistema scolastico ha già in partenza una netta divisione negli indirizzi della scuola superiore di secondo grado; il timore è che con questo tipo di orientamento i giovani vengano sempre di più incasellati e indirizzati verso le richieste del mercato, e incentivati ad accettare posizioni lavorative con stipendi sempre più a ribasso.
La scuola non può diventare il serbatoio da cui le aziende attingono risorse umane che plasmano a loro piacimento.
Emma G. Pardini (classe 4D – liceo classico)
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