Lunedì 29 gennaio, nell’aula magna del nostro liceo, si è tenuto il primo di quattro incontri di approfondimento sulla Shoah in preparazione al Progetto memoria. In questa occasione abbiamo avuto l’onore di conoscere e ascoltare la professoressa Valeria Galimi, docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Firenze. Durante la sua lezione Valeria Galimi ha trattato il tema dell’antisemitismo, partendo dalla sua definizione, illustrandone i caratteri e quindi lo sviluppo fino alla promulgazione delle leggi discriminatorie in Germania e nel resto d’Europa.
Il termine antisemitismo, usato per la prima volta dal pubblicista tedesco Wilhelm Marr nel 1879, delinea un fenomeno sociale di ostilità verso gli ebrei, espresso apertamente e usato come strumento politico. Ma per capire l’uso politico dell’antisemitismo, come ha sottolineato la professoressa, è necessario tornare al processo di emancipazione ebraica, ovvero l’ottenimento della parità giuridica, avviato con la Rivoluzione francese e realizzato nel corso del XIX secolo in gran parte d’Europa. Con l’emancipazione, gli Ebrei, una minoranza da sempre emarginata e ghettizzata, poterono finalmente partecipare alla vita economica, sociale e politica degli Stati nei quali risiedevano ed esercitare alcuni mestieri ai quali prima non avevano accesso (fin dal Cinquecento ad esempio gli Ebrei non potevano possedere terre e anche per questo motivo si erano specializzati in lavori di commercio).
Ebbe un ruolo importante nella nascita dell’antisemitismo nella Francia della Terza Repubblica, l’affare Dreyfus, un caso giudiziario e politico che portò all’attenzione dell’opinione pubblica la minaccia dell’integrazione degli Ebrei nel tessuto sociale, in quanto l’accusato era un uomo di origine ebraica che ricopriva la carica di ufficiale di artiglieria nell’esercito francese e che era stato accusato di spionaggio e tradimento a favore della Germania. I politici antisemiti che si scagliarono contro Dreyfus, furono proprio quei politici che adottarono una propaganda antisemita con l’aiuto di immagini in cui l’ebreo era rappresentato come un traditore o della diffusione dei Protocolli dei savi Anziani di Sion, un documento segreto attribuito ad una cospirazione ebraica il cui obiettivo sarebbe stato quello di impadronirsi del mondo, redatto probabilmente dalla polizia segreta russa, con lo scopo di alimentare la teoria del “complotto ebreo”.
In realtà nonostante la Francia sia stata un centro importante per la nascita dell’antisemitismo, per osservare la degenerazione dell’antisemitismo in quello che è stato l’Olocausto del popolo ebreo, dobbiamo spostarci in Germania e nei Paesi in cui i totalitarismi, facendo dell’antisemitismo un fondamento ideologico, hanno portato ad una vera e propria legislazione antiebraica, che ha segnato l’arresto definitivo del processo di emancipazione.
Valeria Galimi ci ha guidati infine in una breve ricostruzione delle tappe che portarono allo sfocio dell’antisemitismo in violenza giuridica e poi fisica contro gli Ebrei in tutta Europa. In Germania dal 1933 al 1939, il regime nazista, salito al potere, procedette sistematicamente a escludere legalmente i cittadini di origini ebraiche mediante una serie di misure di emarginazione, confisca e sfruttamento economico. L’obiettivo era renderli superflui e privarli di utilità nella società civile tedesca. Il Decreto di Norimberga, promulgato nel settembre del 1935, la cosiddetta “legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco”, stabilì che, non appartenendo alla “razza ariana” gli Ebrei non avevano diritto di cittadinanza. Sul modello tedesco nel 1938 vararono leggi contro gli Ebrei anche Romania, Austria, Ungheria e infine l’Italia, procedendo così alla creazione di un’Europa ufficialmente antisemita.
La conferenza, che si è conclusa con un confronto durante il quale la professoressa ha gentilmente fornito approfondimenti e chiarito dubbi, ha rappresentato un primo passo fondamentale verso una maggiore conoscenza e consapevolezza del fenomeno dell’antisemitismo e della storia del genocidio antiebraico.
Costanza Pucci (classe 5D – Liceo classico)
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