La lotta dei nativi americani in Nord Dakota che per ben otto mesi hanno vivamente protestato contro la costruzione di un oleodotto nel bel mezzo della vasta riserva che attraversa lo stato nordamericano, sembra prossima a finire con un triste epilogo.
L’idea della costruzione di questa infrastruttura era già emersa durante gli ultimi mesi del mandato dell’ormai ex presidente Barack Obama, ma quest’ultimo ha preferito concentrarsi su altri obbiettivi come la lotta contro lo stato islamico in Siria.
Fin da subito moltissimi nativi americani di varie etnie, fra cui spiccano per numero soprattutto i Sioux e i Lakota, si sono riuniti a Bismarck, capitale del Nord Dakota, per protestare pacificamente contro la costruzione dell’oleodotto nei loro territori che non solo deturperebbe lo splendido paesaggio nordamericano, ma rischierebbe anche di inquinare le acque del Missouri, uno dei fiumi più lunghi ed importanti degli Usa che scorre attraverso ben sette stati, tra cui il Montana, il Nebraska, l’Iowa, il Kansas e appunto il Nord Dakota.
Alla fine del 2016 la questione sembrava temporaneamente archiviata anche perché Obama aveva deciso di non concedere all’azienda costruttrice il permesso di realizzare l’opera, ma l’elezione del nuovo presidente Donald Trump, ha riportato alla luce il progetto, riaccendendo le proteste fra le già citate popolazioni nativo americane.
Sebbene il neo presidente abbia ottenuto la propria vittoria anche grazie all’appoggio di molti stati del nord, in particolare di Wyoming, Nebraska, Nord e Sud Dakota, sembrava che proprio i “suoi assi nella manica” fossero sul punto di tradirlo, quando molte comunità di nativi e di ecologisti che si opponevano al progetto, hanno deciso di ricorrere sempre più frequentemente ad accese proteste.
La situazione peggiorava sempre di più e i Sioux, volendo a tutti i costi preservare la propria riserva naturale, hanno deciso di sfidare il rigido clima invernale del Nord Dakota e il governo di Washington difendendo il loro territorio in sella a cavalli da guerra, proprio come i loro antenati che per secoli avevano combattuto contro un esercito invasore intento ad occupare la loro terra.
Dopo numerosi scontri tuttavia, lo scorso 24 Febbraio le forze speciali statunitensi sono riuscite a liberare la riserva dalla presenza dei Sioux. La situazione sembra al momento risolta e pare che il presidente Trump darà a breve il via libera per l’inizio ai lavori del progetto costato mesi di lotte e scioperi ai nativi americani che vedono, per l’ennesima volta, calpestati i propri diritti.
Fotogallery
Lorenzo Ruffi
Lascia un commento