Martedì 28 febbraio una delegazione di noi studenti ha partecipato alla visita all’impianto Belvedere di Legoli.
Appena arrivati alla discarica, dopo averci fatto accomodare in grande stanza, due dipendenti della Belvedere ci hanno fatto vedere un video di introduzione sulla discarica di Peccioli e su come funziona.
I camion arrivano il mattino presto per consegnare i rifiuti raccolti, dopodiché i rifiuti vengono raccolti da un muletto elevatore e messi su appositi camion che li trasportano ad una cabina di trasformazione. Dentro questa cabina di trasformazione i rifiuti vengono bruciati in modo sicuro e affinché la loro combustione liberi energia.
Affinché la gestione dei rifiuti e la produzione di energia vada alla cittadella, l’azienda Belvedere è per metà di proprietà del comune di Peccioli ed è stata fondata nel 1997 a seguito delle prime leggi sullo smaltimento dei rifiuti nel 1982 e insieme al progetto di risanamento ambientale e di ottimizzazione delle discariche avviato nel 1998 quando nascono impianti di recupero del biogas con produzione di energia elettrica e termica e inizia a essere raccolto e depurato il percolato, l’acqua che si crea quando viene in contatto con i rifiuti.
La discarica è diventata così un impianto modello al servizio di tutta la regione; la Belvedere raccoglie i rifiuti che vengono da Pisa, Firenze, Lucca, Massa e Livorno e li smaltisce producendo energia.
Grazie alla raccolta differenziata i rifiuti che arrivano a Peccioli sono rifiuti urbani, ovvero rifiuti prima trattati e poi smaltiti; anche il rifiuto indifferenziato prima di arrivare in discarica subisce un trattamento speciali e, nello specifico, a Peccioli un trattamento meccanico biologico. Innanzitutto il rifiuto viene triturato, poi viene diviso in un sopravaglio e un sottovaglio; il sopravaglio va poi direttamente in discarica, mentre il sottovaglio (composto da rifiuto organico e non organico) viene sottoposto a un altro trattamento che diminuisce umidità e cattivo odore del rifiuto organico per ridurre gli organismi patogeni. A quel punto il rifiuto viene messo in dei capannoni nei quali il rifiuto organico viene sottoposto a un processo di biostabilizzazione, che di solito dura tre settimane, per ridurre altri agenti patogeni grazie al calore immesso da sotto il pavimento. Dopo questa avviene il campionamento del rifiuto in laboratorio, ovvero il rifiuto organico viene preso, portato in laboratorio e lì viene riprodotto lo stesso ambiente. Tramite un respirometro viene misurata la soglia di consumo di ossigeno del rifiuto. Se viene misurato che il rifiuto consuma sotto una certa soglia, può essere smaltito, sennò viene rimandato nei capannoni per finire la biostabilizzazione.
Dopo si passa alla discarica. Il rifiuto che deve essere smaltito, dopo essere stato pesato, viene portato in un piazzale che sotto ha una parte di vuoto, chiamato lotto di coltivazione, dove viene scaricato il rifiuto e dove il compattatore stende e schiaccia il rifiuto per raccoglierlo. Quando il lotto arriva alla sua massima capacità viene coperto con l’argilla per evitare la dispersione eolica (per esempio delle bottiglie di plastica). Viene coperto con l’argilla poiché il territorio circostante ne è pieno e l’argilla è più adatta dei teli di plastica ed è meno costosa. Mentre il rifiuto viene raccolto, un cannone spara un tipo di vapore che mira a mitigare gli odori dei rifiuti.
Nonostante siano impiegate le più moderne tecnologie, nel corso del processo si ha la produzione di pergolato e di biogas.
Quando i rifiuti vengono coperti con l’argilla producono biogas (soprattutto Metano) che viene catturato tramite la captazione, grazie all’uso di tubi che escono fuori dal terreno ed entrano nel corpo dei rifiuti e che, attraverso una rete, assorbono il biogas dall’interno della discarica e lo portano ai vari impianti, dove poi viene bruciato per produrre energia elettrica. Un altro tipo di biogas prodotto dal metano, ovvero il biogas superficiale, viene bruciato dai motori di cogenerazione.
Anche il problema rappresentato dal percolato, che è costoso da smaltire e molto inquinante, viene superato cercando di evitare il contatto tra questo e il terreno stendendo in fondo alla discarica una membrana che non fa passare il liquido. Il percolato viene successivamente messo in sistemi di stoccaggio, che hanno una capacità di circa 1600 metri cubi; dopo essere stato messo in questi sistemi, viene purificato tramite una serie di processi chimici. Alla fine di questi processi il percolato diventa acqua distillata che può essere scaricata normalmente. L’acqua però viene tenuta e viene usata per produrre altra energia. Quando c’è maltempo e ci sono piogge, il percolato in eccesso viene inviato ad altre discariche per la depurazione. Nonostante la membrana messa in fondo alla discarica, il terreno deve essere adatto allo smaltimento dei rifiuti: sotto discarica di Peccioli sono presenti 50 metri di argilla, ottima per non far passare il percolato attraverso il terreno.
Michele Stefanini (classe 4B – liceo classico)
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