In occasione della Festa della Liberazione, nell’ambito del progetto “calendario civile” curato dalla Professoressa Nencioni, l’Istituto Galilei-Pacinotti ha organizzato una conferenza dal titolo “Cosa si celebra il 25 Aprile?”, tenuta dal Professor Paolo Pezzino, il 28 aprile, nella nostra aula magna ed è stata seguita (per 5 classi in presenza, per le altre on line) dalle classi terze e seconde del liceo Classico.
Pezzino, già Professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Pisa, è attualmente Presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri -rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea- ha iniziato la sua lectio con un interessante e ben approfondito excursus storico riguardo all’entrata in guerra dell’Italia nel Giugno del 1940 a fianco della Germania nazista e sugli avvenimenti seguenti, per poter meglio contestualizzare la nascita della Resistenza italiana. Il professor Pezzino si è soffermato soprattutto sulla spaccatura creatasi nell’esercito italiano dopo l’armistizio di Cassibile del 8 Settembre 1943, quando l’allora Regno d’Italia accordò la resa incondizionata agli Alleati, voltando le spalle alla Germania di Adolf Hitler, che invase l’Italia e costrinse i soldati italiani all’estero a una scelta difficile: combattere a fianco dei nazisti per la neonata Repubblica sociale italiana, come alleati fantocci, o venire arrestati come traditori e deportati nei campi di concentramento. Degli 800.000 soldati italiani all’estero ben 650.000 scelsero coraggiosamente di non sottomettersi al potere nazista, venendo deportati nei campi di prigionia e rappresentando una prima importante forma di Resistenza non armata. Nel frattempo già dall’inverno del 1943 in molte città italiane occupate, nascono i primi gruppi di Resistenza armata, coordinati dal neonato Comitato di Liberazione Nazionale, contro i tedeschi invasori e i fascisti repubblicani, con i quali verrà a formarsi una vera e propria guerra civile. Questa prima Resistenza armata agisce attraverso attentati, dei quali è stato citato il più famoso in via Rasella a Roma, e svolgerà un importante ruolo d’appoggio agli Alleati, già sbarcati in Sicilia. Il conflitto continua e dà i suoi frutti, tanto che nel Giugno del 1944 gli Alleati liberano Roma e i nazisti si ritirano presso la linea gotica, ancora in costruzione. Così il generale delle truppe alleate, Harold Alexander, rivolge un messaggio importante ai partigiani italiani: mentendo sull’imminente liberazione della penisola italiana, poiché l’interesse degli Alleati era passato sul fronte della Francia meridionale, invita i patrioti italiani a un’insurrezione generale per mettere in seria difficoltà i tedeschi, che adesso si ritrovano a dover combattere su due fronti. Da qui la Germania nazista decide di applicare una politica di assoluto stampo terroristico nei confronti dei civili italiani, presunti complici della Resistenza, per poter limitare l’azione dei partigiani. La sedicesima divisione delle SS si dedicò a questo sanguinario compito commettendo atroci stragi di civili, come quella di Sant’Anna di Stazzema, di Montesole (più nota come Marzabotto), Vinca, il Padule di Fucecchio e molte altre (per documentarsi è on line l’atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia), e riuscendo a mettere in seria difficoltà i gruppi di Resistenza armata che si ritrovano senza cibo e senza informazioni. Dopo l’estate del 1944 però le operazioni militari si fermano, a causa del fallimentare tentativo da parte degli Alleati di sfondare la linea gotica. Dopo un lungo e duro inverno, la situazione cambia poi nel Marzo del 1945 con la ricostituzione delle formazioni di Resistenza armata e la nascita del Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia, che gestisce le operazioni militari nel Nord-Italia, tramite la direzione organizzativa di Ferruccio Parri e Luigi Longo. Venendo mobilitate tutte le formazioni partigiane, a cui viene detto di occupare le città prima dell’arrivo degli Alleati per marcare l’importanza della Resistenza armata nella liberazione dell’Italia, i nazisti sono in fuga e si danno alla ritirata. S’arriva dunque al 25 Aprile 1945 quando tramite un radio messaggio Sandro Pertini, partigiano e futuro Presidente della Repubblica italiana, per conto del Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia, riferirà dello sciopero generale per celebrare la liberazione dal nazismo e per mobilitare tutte le formazioni partigiane, che ormai contavano ben 200.000 membri, a scendere in piazza nelle varie città italiane. La guerra in Italia ufficialmente finirà il 29 Aprile del 1945 e in Europa il 7 Maggio 1945, ma per l’Italia il 25 Aprile rimane la data in cui avviene l’insurrezione generale delle formazioni partigiane, simbolo di una Resistenza tenace, di cui è necessario ed educativo mantenere la memoria.
In seguito all’intervento del professor Pezzino, gli studenti presenti hanno avuto la possibilità di fare delle domande.
È giusto paragonare la Resistenza del popolo italiano con quella degli ucraini che sta avvenendo oggi? “Da un punto di vista strettamente storiografico il paragone è inesatto, poiché quella italiana è una resistenza di civili irregolari, mentre quella ucraina è la resistenza di uno Stato. Nel momento in cui si viene attaccati, o si “porge l’altra guancia”, come pacifismo vuole, oppure si reagisce con la forza. Citando la canzone “Bella ciao”, hanno trovato gli invasori, quindi dal mio punto di vista gli ucraini hanno tutto il diritto di difendersi e di ricevere appoggio militare da parte di chi li sostiene. Anche un’icona della resistenza italiana come Liliana Segre si è espressa a favore della spedizione di armi in Ucraina, poiché altrimenti la guerra finirebbe con la conquista e la conseguente scomparsa di uno stato. Dunque, anche se di tipo diverso, sono entrambe definibili come Resistenza”.
Con la formazione della Repubblica votarono per la prima volta anche le donne. Cosa fece sì che fosse possibile, considerando l’idea di donna che il fascismo aveva inculcato nelle menti degli italiani? “Ricordiamo intanto che l’Italia è uno degli ultimi paesi che concede il suffragio alle donne. Nel fascismo la donna aveva un ruolo subalterno, mentre nel movimento della Resistenza c’erano vari progetti per democratizzare l’Italia e da questi non si poteva escludere il diritto di voto per tutti. Soprattutto perché le donne avevano avuto un ruolo molto importante durante la guerra, sostituendo nel lavoro gli uomini chiamati alle armi e durante la Resistenza erano spesso loro a prendersi il compito di fare le staffette, che era molto rischioso, ed erano loro a procurare i viveri per combattenti in prima linea. Per uno Stato che voleva rinascere democratico sarebbe quindi stato impossibile escludere le donne dalla vita pubblica.”
Noi sappiamo che la Resistenza è stata una guerra contro un esercito occupante, ma ha avuto anche un carattere di guerra civile. Non sarebbe stato possibile effettuare azioni di Resistenza anche prima dell’armistizio nel ‘43? “C’è sempre stata una corrente antifascitsta durante la dittatura, ma a causa del pugno di ferro contro gli oppositori è sempre stata molto debole. Prima dell’8 Settembre c’era stata una manifestazione di antifascismo nella guerra di Spagna, poiché mentre Hitler e Mussolini aiutavano Franco nel colpo di stato, si erano creati movimenti a favore del governo legittimo, anche attraverso le Brigate internazionali. Se non ci fosse stata però la disfatta provocata dalle sconfitte dell’esercito italiano, difficilmente gli antifascisti sarebbero riusciti ad abbattere Mussolini. Per cui no, senza la guerra non sarebbe stato possibile, ma comunque la storia non si fa con i se e con i ma.”
Tante persone si esprimono contro ciò che il 25 Aprile rappresenta. Com’è possibile che ci siano, dopo 80 anni, persone che non lo sentono proprio, mettendo da parte gli schieramenti politici in nome di un nemico comune, cioè il fascismo? E com’è possibile che, ancora oggi, i giovani si siano avvicinati e continuino ad avvicinarsi alle ideologie fasciste? “Il fascismo non esiste più in Italia dal ‘45, ma i fascisti ci sono sempre e non sono pochi. Nell’Italia del dopoguerra c’era il Movimento Sociale Italiano, formato dai reduci della Repubblica Sociale Italiana, guidato da Almirante. Dopo la guerra il mondo si è diviso in blocchi, e l’anti-comunismo è diventato il collante del blocco occidentale mettendo in secondo piano l’antifascismo, dandone anche un’idea sbagliata come se fosse qualcosa che avevano portato avanti solo i comunisti. Ma all’interno di una divisione in blocchi, i moderati hanno rinunciato a rivendicare la propria presenza negli atti di Resistenza, facendone passare un’immagine talvolta sbagliata. Negli anni ‘60 si è andati oltre questa idea, ma oggi una serie di forze non si dichiarano apertamente fasciste, mantenendo una certa ambiguità e portando avanti battaglie su basi ideologiche fasciste, come un profondo nazionalismo. Tutto questo fa sì che ancora oggi, purtroppo, il 25 Aprile sia una festa divisoria”
Ha senso fare un paragone con il conflitto tra Israele e Palestina e se ce l’ha, perché non ha una grande attenzione mediatica?” “Questo conflitto è una delle conseguenze delle seconda guerra mondiale, poiché in seguito all’Olocausto si decise di dare agli Ebrei uno Stato, quella che sentivano “la terra promessa” e lo Stato fu individuato nei territori della Palestina, occupati sia da palestinesi che israeliani. I paesi arabi non hanno però accettato questa scelta e riconosciuto il diritto di esistenza ad Israele. Rispetto a questo, Israele ha iniziato ad attuare una politica di discriminazione anche violenta nei confronti dei palestinesi e un vero e proprio conflitto armato. Sono entrati quindi in conflitto due radicalismi, uno religioso e l’altro territoriale, prevalendo i partiti politici di destra. Il conflitto israeliano-palestinese ha la stessa risonanza della attuale guerra in Ucraina perché è difficile individuare un “giusto” e un aggressore, dato lo scontro tra due radicalismi che escludono una qualsiasi opzione di pace.
Riteniamo che la conferenza sia stata davvero interessante, perché ci ha fatto luce su eventi del nostro passato che sono alla base della nostra Repubblica e della democrazia. L’incontro è stato anche un’importante lezione di educazione civica e ha portato a spunti di riflessione sulla attualità. Stimolare il pensiero critico, ampliare le conoscenze, interrogarsi su ciò che accade intorno a noi deve assolutamente essere compito della scuola!
L. Poderico – R. Cerri (classe IIA – liceo classico)
Lascia un commento