Come l’anno scorso, ho di nuovo avuto il piacevole compito di osservare e recensire le rappresentazioni dei miei compagni durante i Giorni Classici; il tema di questa edizione è stato la contrastata convivenza tra odio e amore nelle nostre relazioni umane.
Secondo ‘voci di corridoio’, questo è stato uno dei migliori Giorni Classici per quanto riguarda livello qualitativo generale degli spettacoli, e per me è una cosa di cui andare ben fieri.
Adesso vi racconterò le pièces del primo piano, cercando di riportarvi tutte le informazioni e osservazioni, ma soprattutto tutte le emozioni che ho provato.
So, enjoy it!
Amantes Amentes
Nella mitologia greca e romana sono presenti molte coppie famose che hanno ispirato la nostra cultura nei secoli con le loro storie d’amore tormentate e sofferte. Agli sceneggiatori di questo spettacolo è venuta l’idea di invitarle a scendere dall’Olimpo per farle sedere in uno dei tanti salotti televisivi dei giorni nostri per farle parlare liberamente delle loro storie dando il via a gag esilaranti.
Questo il presupposto dello spettacolo andato in scena, spettacolo dallo stampo comico-dissacratorio: raccontare cinque famose coppie della mitologia greca e romana, ossia Eros e Psiche, Ulisse e Penelope, Narciso e il suo riflesso, Enea e Didone, e infine Ade e Persefone, prendendo in prestito la spettacolarizzazione tipica dei talk show come Uomini e Donne e Domenica Live. Se si conoscono bene questi show e le coppie stereotipate che vi compaiono, si può infatti constatare che anche le coppie mitologiche rientrano in quei modelli: la coppia Eros e Psiche rappresenta le coppie che si sono formate in un modo strano e improbabile; la coppia Ulisse e Penelope quelle coppie in cui la moglie discute con il marito e sospetta delle sue frequentazioni femminili; Narciso e il suo riflesso di cui è innamorato rappresentano quelle persone così egocentriche da avere quasi una relazione amorosa con loro stesse e perciò incapaci di amare un altro; la coppia Enea e Didone quelle coppie che, alla fine della trasmissione, si separano improvvisamente per i loro continui e incontenibili litigi; Ade e Persefone simboleggiano quelle coppie ambigue e scandalose presentate nei talent show al fine di ottenere uno share maggiore facendo loro raccontare i fatti scabrosi della loro relazione.
Visto il contesto scelto per presentare tutte le coppie, i costumi indossati sono stati abiti moderni, a tema per ciascuna coppia: Eros e Psiche si sono vestiti in modo casual, così come Ulisse e Penelope; Narciso ha indossato un completo elegante, come un tronista di Maria De Filippi; Enea è stato vestito come un teppista romano e Didone con un elegante abito rosso. Per Ade invece è stato scelto un outfit dark e per Persefone uno hippy, praticamente l’uno l’opposto dell’altro.
I ragazzi sono riusciti addirittura a imitare il modo di parlare e argomentare degli ospiti del talk show, rendendo ancora più divertenti i “dialoghi” tra le coppie e facendo ridere a crepapelle il pubblico .
Attori:
Ottavia Monicelli- Enea Matilde Strambi- Psiche
Matilde Fabrizio- Didone Emma Ipata- Amore
Pietro dell’Aiuto- Narciso Ester Salotti-Ulisse
Chiara Arcidiacono- Ade Camilla Sbrana-Penelope
Arianna Frassi- Persefone Camilla Parenti-Barbara D’Urso
Sette contro Tebe
Questa storia è accompagnata da un destino crudele, di cui le Parche intrecciarono trame fatte di fili di sventura, odio e disperazione. La rappresentazione ha narrato la storia di Polinice ed Eteocle, figli di Edipo, il sovrano di Tebe, maledetti dal loro stesso padre perché non lo hanno aiutato dopo che lo stesso era stato esiliato dalla città, che a causa della sua presenza era stata devastata da una terribile pestilenza. I due fratelli, temendo la maledizione del loro padre, decidono di alternarsi al governo della città di anno in anno in modo da non creare tra di loro fatali contrasti. Ma Eteocle, assuefattosi al potere derivato dal comando, tradisce l’accordo e caccia suo fratello dalla città per rimanere l’unico sovrano. Così Polinice furente, desideroso di vendetta e rivalsa, raggruppa un grande esercito e va ad attaccare Tebe. Quando arrivano sui campi di battaglia i due fratelli si guardano e capiscono che ormai la maledizione si sta per avverare. In seguito i due decidono di fronteggiarsi vis à vis, senza i loro rispettivi eserciti, e muoiono entrambi nello scontro uccidendosi a vicenda: Eteocle e Polinice sono così le uniche vittime di uno scontro che, se fosse avvenuto in modo diverso, avrebbe sconvolto Tebe per le generazioni a venire. Per i cittadini di Tebe questo fu così sia un giorno lieto poiché la loro città si era salvata, sia triste perché per la sua salvezza i due fratelli erano morti.
Antigone, sorella di Eteocle e Polinice, decide di dare a entrambi una degna sepoltura, per alleviare il triste destino a cui sono andati incontro. Ma, a causa della legge imposta da Creonte, il nuovo sovrano di Tebe, Polinice non può essere sepolto a causa del suo tradimento verso la città. Antigone però decide di non sottomettersi a tale imposizione e decide lo stesso di seppellirlo. La fine dei Sette contro Tebe segna l’inizio di una nuova storia, con protagonista Antigone e la sua incorruttibile volontà.
I costumi usati in scena sono stati realizzati il più possibile simili a quelli tipicamente indossati dai Greci; la recitazione, con coinvolgenti letture recitate tratte dai testi antichi, è stata molto buona, degna di una compagnia teatrale di ottimo livello. E tale risultato non è un caso, dato che la maggior parte dei ragazzi che hanno partecipato ai Giorni Classici appartengono alla compagnia teatrale del Liceo Classico, il Carro di Tespi.
Non è infatti un caso che i miei compagni abbiano scelto questo episodio in quanto l’anno scorso abbiamo portato in scena al Teatro Verdi il prosieguo dello stesso con lo spettacolo ‘Antigoni’, e questo è stato un modo per rendere omaggio a un personaggio che ha tanto emozionato tutti noi.
Considero questa scelta la veramente ammirevole, poiché è bello omaggiare il proprio passato e ciò che si è fatto: è un’azione che mi scalda veramente il cuore.
Attori:
Emilio Ferretti – Polinice Giulia Boschi – donna del coro
Max Dennis Pilkington – Eteocle Giulia Gatti -Antigone
Anna De Filippo, Fabiana Besseghini, Ludovica Amato – Coro Pietro Picarella -Messaggero
Amare Odiando
La storia di Medea e Giasone è una storia triste e per certi versi purtroppo attuale anche nella nostra realtà: una donna che lascia il suo paese natale, tradendo le proprie radici, per seguire l’uomo che ama ma da cui viene in seguito abbandonata, in un ambiente a lei ostile. Una situazione dolorosa che getta Medea in una profonda disperazione, fatta di discorsi contraddittori e confusi, che la mette in bilico tra due incontrastabili sentimenti, così diversi da essere allo stesso tempo complementari in tutto e per tutto: l’amore e l’odio. E infine, quando l’amore ormai debole e stremato si esaurisce, a fare compagnia e, paradossalmente, a confortare Medea in quel momento disperato resta l’odio. Così Medea, animata da una nuova volontà distruttrice, si vendica di Giasone, uccidendo i loro figli e la sua nuova sposa, affinché provi la sua stessa disperazione.
Medea è simbolo delle innumerevoli contraddizioni umane, soprattutto di quelle più estreme, che possono condurre ad azioni aberranti. Nonostante sia un personaggio di cui non si condividono le scelte, Medea e le sue ragioni possono essere e sono state comprese dal pubblico che è riuscito a immedesimarsi nella vicenda, grazie anche all’incredibile recitazione delle due attrici che hanno interpretato Medea.
Attori:
Marta Vasselli/Sarah Sahid- Medea Flavia Fillippi -Narratore esterno n.1 (presente durante la messa in scena)
Irene Franco -Narratore esterno n.2 (presente all’inizio e alla fine della messa in scena) Martina Buoncristiani -tastierista
Simposio-amore senza tempo
L’amicizia è un argomento su cui molti filosofi e personaggi importanti hanno ragionato e dato una loro definizione, basate sulle esperienze da loro vissute e ascoltate.
Questa rappresentazione è stata scritta da Daphne Stella che ha raccolto e esposto il pensiero di Aristotele, Cicerone, Macchiavelli, Leopardi e Rousseau sul concetto di amicizia.
Gli intellettuali impersonati dagli attori si sono confrontano sull’argomento tramite una discussione, resa in maniera comica durante un simposio ‘per pochi eletti’ e , come possiamo immaginare, le loro opinioni in materia sono molto diverse.
Aristotele, l’organizzatore di questo simposio, ha sostenuto che l’amicizia sia una virtù, che nessuno possa vivere senza di essa, che serve sia ai ricchi che ai poveri, e che tiene le città unite. Anche Cicerone ha sostenuto di credere in tale forma di rapporto ma ha visto l’amicizia più come indice di appartenenza a una “fazione politica”, e ha affermato che un uomo può iniziare a coltivare un’amicizia quando non ha bisogno d’altro nella vita. Macchiavelli invece ha contestato Cicerone riguardo all’accostamento amicizia-politica poiché, a causa della natura ingannevole dell’uomo, non può esistere un’amicizia disinteressata; e di conseguenza ha affermato che in politica possono esserci solo alleanze. Leopardi invece si è presentato come il pessimista per eccellenza: anche lui ha sottolineato che non possa esserci un’amicizia disinteressata, e che se non si riesce a trovarla per un interesse si può rimanere molto delusi. Secondo Leopardi l’amicizia si può trovare solo fuori dei piccoli paesi e delle piccole città, che secondo il pensiero del poeta sono un crogiolo di inganni. Rousseau ha affermato, a differenza di Cicerone, che l’amicizia nasce dalla mancanza di una persona, dal volersi aprire e confrontare con qualcuno, anche se ciò porta a dare vita a un egocentrico narciso, ovvero a voler sempre essere amato dalle persone dopo che si è provata tale sensazione. Per Rousseau l’amicizia è il primo sentimento verso cui un uomo si sente portato, prima dell’amore.
Dati i pareri fortemente contrastanti, i personaggi hanno iniziato a litigare tra di loro; a questo punto è entrato in scena un nuovo personaggio che rappresentava l’Uomo Comune, con lo scopo di far terminare la diatriba. L’Uomo Comune ha cercato di trovare un compromesso affermando che amicizia non significa prevaricazione e che è necessario rispettare le opinioni altrui. Nonostante il suo intervento conciliatorio alla fine tutti i pensatori se ne sono andati via, lasciando in scena solo il povero Aristotele. Così la rappresentazione è terminata senza una risposta definitiva sul significato dell’amicizia, facendo capire che le risposte possibili sono numerose quanto le persone che vivono su questa terra.
La recitazione è stata di alta qualità, e il modo di recitare di ogni attore è stato perfettamente coerente con le caratteristiche e pensieri del personaggio del simposio interpretato.
Attori:
Eugenio Lonobile -Aristotele Flora Ibrahimi -Uomo Comune
Davide Mento – Cicerone Rebecca Josi -Leopardi
Dafne Stella -Macchiavelli Giulia Pesolo -Rousseau
Il diario di Adamo ed Eva
Possiamo tranquillamente affermare che la storia di Adamo ed Eva sia patrimonio dell’umanità: una delle più famose storie bibliche di tutti i tempi, spesso citata in molte opere e fonte di ispirazione per molte opere letterarie di carattere religioso e non.
La rappresentazione è stata presentata come riadattamento del Diario di Adamo ed Eva scritto da Mark Twain nel 1883. La storia tratta il tema di come sia nata l’attrazione tra i due sessi e di come sia possibile l’amore tra uomo e donna nonostante siano così diversi tra di loro. La fedeltà al testo originario è stata mantenuta sia per quanto riguarda le parti divertenti dell’opera, come il primo incontro tra un ozioso Adamo che vuole solo starsene in relax nel Paradiso Terrestre ma la cui pace viene infranta dall’arrivo di una vivace e curiosa Eva, sia per i momenti più tristi: la morte di Eva a causa di una pestilenza e la straziante disperazione di Adamo che la piange distrutto.
Memorabili sono due frasi presenti nella rappresentazione e nel libro: “Se chiedo a me stessa perché lo amo, non so dare una risposta, ma in realtà non mi importa tanto di saperlo… credo che debba essere così”, detta da Eva; e “Dovunque era lei, là era l’Eden”, frase finale pronunciata da un distrutto Adamo in seguito alla morte della compagna della sua vita.
La rappresentazione è stata arricchita dalle ottime capacità recitative di Giovanni Costamagna, che ha interpretato un Adamo inizialmente pigro e scontroso, e di Emma Greco, una Eva solare e piena di vita che è riuscita a sconvolgere la pacifica routine quotidiana del Paradiso Terrestre.
Attori:
Giovanni Costamagna -Adamo Emma Greco -Eva
Andrea Silvestri -Serpente Chiara Lepore –Morte
Anna Salmini, Erica Mancini e Matilde Tagliali-Peste Gabriele Balducci (Liceo Buonarroti)- Dio
Epilogo
Anche quest’anno ho finito di scrivere la mio articolo per i Giorni classici.
Spero che questo mio pezzo possa soddisfare i miei lettori e i miei colleghi, e che possa essere allo stesso livello di quelloo dell’anno scorso.
Con affetto, Luigi O.
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