
Non mi ricordo niente di cosa ho fatto davvero quella notte… ricordo solo di aver visto la neve. Scendeva giù dal cielo e sembrava una magia, un bellissimo sogno dal quale nessuno vorrebbe mai più svegliarsi.
Dopo una lunga giornata di lavoro, arrivai a casa tardi e, distrutto dalla stanchezza, mi accoccolai nel mio letto facendomi cullare dai rumori notturni della città di Sana’a in cui vivevo e vivo tutt’ora. I clacson delle macchine, le televisioni accese, le coppie di giovincelli che nel cuore della notte scappano in fuga d’amore, i piccoli ladri che rubano i portafogli alla gente che cammina per strada, i motorini che rombano, gli amici che s’incontrano giù nel quartiere e incominciano a parlare senza preoccuparsi dell’ora o che devono tornare a casa a sfamare i loro bambini; tutto ciò fece calare dolcemente le mie palpebre e, piano piano, mi addormentai nella più grande serenità, rara per un uomo come me.
Lo sbuffo di una ventata gelida mi attraversò la schiena e mi avvolse letteralmente tutto il corpo. Mi alzai dal letto; tutto era strano, ma la situazione mi sembrava reale, come dentro ai sogni. Faceva talmente freddo da farmi stringere le braccia per farmi calore, mentre i miei denti sbattevano, consumandosi per la velocità con cui si colpivano gli uni contro gli altri. Era notte e pensai di uscire a guardare il cielo per riprendere sonno, così mi misi il cappotto e uscii ma, quando andai fuori, si prospettò davanti a me uno spettacolo ancor migliore delle stelle: la neve. Era un miracolo che invadeva occhi, corpo, anima, mente riempiendomi di una gioia immensa. Non l’avevo mai vista fino ad allora; era così piccola e umida, mi inzuppava il naso facendomi sorridere. Aprii la bocca e tirai fuori la lingua facendoci cadere qualche fiocchetto e lo ingoiai: era fredda, da far gelare stomaco e meningi. Mi incamminai per le vie della città guardando le strade, i palazzi, i cartelli: tutto quello che avevo intorno a me si tingeva di bianco. Con i piedi nudi toccavo il suolo sentendo il tenero gelo di quei piccoli fiocchi che invadevano la strada. A un certo punto si erse davanti a me una scala bianca che sembrava vapore e, quando arrivai in cima, vidi ormai imbiancata tutta la città. Era una vista da togliere il fiato: la città sembrava avvolta da un manto di magia miracoloso che cadeva giù dal cielo.
Questo mi riportò alla memoria le palline in cui, quando le scuoti, cade la neve, sì, sì proprio quelle!!! Le ricordai perché, guardandomi attorno, quella notte, mi sembrava di trovarmici dentro. Ero emozionato, la ragione aveva lasciato lo spazio alla felicità immensa che provavo in quel momento e incominciai a urlare: “Neve,neve!!!” Tesi l’orecchio riascoltando l’eco delle mie parole “…neve…neve…”. Non mi preoccupavo che qualcuno mi sentisse, o che si svegliasse a causa mia nel cuore della notte perché io vivevo in quel sogno, ne ero il re ed ero felice. Questa era una notte magica in cui tutto era accaduto e poteva accadere, ma era solo un sogno. Dopo questi pensieri un senso di vuoto. Il giorno dopo mi svegliai a casa mia nel mio letto dalla parte dove ho davanti un quadro chiamato “Neve”. Lo avevo comperato anni fa in un negozio dell’antiquariato e me ne ero subito innamorato: il bianco candido di quel paesaggio mi aveva rapito allora esattamente come era successo nel sogno. Capii subito che la neve era stata frutto della mia fantasia, un desiderio profondo della mia anima che non riusciva a colmarsi.
Niente era stato reale, ma era stato incantevole, come essere stati dentro una favola. Erano le 4 e 30 del mattino, lo so perché guardai l’orologio. Era ancora buio, ma si scorgevano le prime sfumature dell’aurora. Accesi la televisione ed era in onda il primo telegiornale mattutino. Non vi dirò niente, se non le prime parole che udii :“…nel quartiere in ristrutturazione nel cuore della notte, un uomo è salito in cima ad una gru. Non ci sono feriti…”
Mi chiamo Saneer e ho 21 anni. Vivo a Sana’a nello stato dello Yemen e questa è stata la notte in cui capii di essere sonnambulo…
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