Introduzione
Il 10 e il 12 gennaio al teatro Verdi di Pisa è stato rappresentato Il Turco in Italia, un’opera buffa in due atti scritta da Gioachino Rossini nel 1814, ambientata a Napoli tra il ‘700 e l’800. Uno dei temi centrali di quest’opera è la comicità, accompagnata da delle ottime musiche, infatti Rossini è detto il “Mozart italiano”.
Riassunto opera
Atto I
Fiorilla e suo marito Geronio sono in casa, seduti sul divano a guardare la televisione e a sfogliare dei volantini; su questi trovano oggetti per la casa e dolciumi che i fattorini (in realtà sono gli zingari) portano in casa subito dopo, secondo le loro volontà. Alla scena si unisce Narciso, il cavaliere servente di Fiorilla, a cui i fattorini portano prodotti per farsi bello.
Poi il poeta Prosdocimo si imbatte nel gruppo di zingari, tra cui c’è Zaida, la favorita del principe turco Selim, ma che era fuggita con gli zingari perché condannata a morte.
Proprio il principe attracca la nave a Napoli; sulla spiaggia incontra Fiorilla e la corteggia e poi è invitato da lei a prendere un caffè a casa sua.
Prosdocimo incontra Narciso e Geronio e i tre scoprono che il principe turco è a prendere un caffè da Fiorilla; il primo fiuta il principio di una trama per l’opera che deve scrivere, mentre gli altri due fremono di gelosia. Insieme vanno alla casa e Geronio prima si ritrova a dover omaggiare il principe e poi viene rimproverato da Narciso per le libertà che concede alla moglie.
Selim e Fiorilla si danno appuntamento per la sera in riva al mare e la donna e suo marito, rimasti soli, litigano.
Sulla spiaggia Selim incontra Zaida e i due si riconoscono innamorandosi, poi arriva Fiorilla pervasa dalla gelosia, spiata da Geronio e Narciso; si scatena una rissa tra le due donne, sotto gli occhi del poeta divertito.
Atto II
Selim propone a Geronio di vendergli la moglie ma lui rifiuta sdegnato.
Fiorilla combina un incontro con il principe e Zaida, cosicché il Turco scelga una delle due donne; all’incontro però la zingara scappa indispettita e quindi Fiorilla è scelta dal principe.
Nel frattempo Prosdocimo scopre che Selim vuole rapire Fiorilla durante una festa e, cercando di creare un lieto fine, suggerisce a Zaida di travestirsi da Fiorilla e a Geronio di travestirsi da turco; Narciso, origliando, decide anche lui di vestirsi come Selim (anche lui per poter rapire Fiorilla).
Alla festa Zaida scappa con Selim e Fiorilla con Narciso, mentre Geronio, confuso e sconcertato dalla situazione, è preso per pazzo.
Prosdocimo scopre che la zingara e il principe si sono riconciliati e incontra Geronio, suggerendogli di fingere il divorzio; lui approva e fa portare al poeta una finta lettera di divorzio: leggendola, Fiorilla si allontana da casa ma si pente e chiede perdono al marito.
I due si riuniscono e assistono alla partenza di Selim e Zaida; alla fine tornano a casa a guardare la televisione seduti sul divano.
Commento
In questa rappresentazione di certo ha colpito l’ambientazione molto colorata che puntava a raffigurare il boom economico dello scorso secolo nonché l’inizio del consumismo. Era gialla e blu e anche i vestiti seguivano questi colori sgargianti.
La protagonista Fiorilla incarna proprio l’essere consumista; lei è un ingranaggio di questa “macchina” creatrice del desiderio di comprare: vuole necessariamente acquistare oggetti che ancora non possiede per il solo gusto di averli prima degli altri, senza mai accontentarsi, anche perché lei stessa non sa cosa vuole.
Anche Geronio, il marito non molto scaltro di Fiorilla, e Narciso sono degli ingranaggi di questa “macchina”.
A vivacizzare la scenografia c’erano delle ballerine, che soddisfacevano le volontà di Fiorilla riempiendole la casa di oggetti, e degli zingari, che non solo erano il coro, completamente al maschile, ma anche dei fattorini; il fatto che fossero fattorini non si è amalgamato troppo bene con la trama originale dell’opera, era una forzatura, anche se sono stati molto bravi.
L’esecuzione dell’orchestra è degli interpreti è stata ottima.
Nella scenografia è stata centrale anche la presenza del profumo “amore vero”, che ovviamente Fiorilla compra subito. Serve a esaltare il tema del falso amore, perché è effettivamente il sentimento che la donna prova nei confronti del marito e, soprattutto, del principe turco, è più un qualcosa che deve avere, non che effettivamente prova.
Al contrario, l’amore della zingara Zaida verso il principe Selim è vero e sincero.
È d’obbligo citare poi il poeta Prosdocimo, che deve scrivere una nuova opera buffa e sfrutta la trama amorosa tra Fiorilla e Selim che gli si sta costruendo davanti, provando a manipolarla ma senza successo, anche se poi si vanta di essere stato lui a farla finire così. Quindi questo poeta un po’ fallito scrive l’opera stessa che è messa in scena, scrive Il Turco in Italia nel Turco in Italia.
L’opera poi si conclude così com’è iniziata, cioè con il marito e la moglie che ritornano alle proprie abitudini quotidiane, anche se la donna non ne è contenta; le ultime parole del poeta poi richiamano la complicità del pubblico, come è solito fare Rossini: “E contento qual son io forse il pubblico sarà”.
A. Simone (classe 3B – liceo classico)
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