Nel pomeriggio di venerdì 8 novembre nell’aula magna dell’Ite “Pacinotti” di Pisa, nell’ambito del progetto Contemporanea..mente, l’intellettuale cileno Rodrigo Rivas ha incontrato studenti, docenti ed esterni alla scuola per affrontare la questione delle proteste in atto nel paese sud-americano e più in generale i vari aspetti del sub-continente latinoamericano.
L’evento è iniziato con un’introduzione da parte del professor Andrea Vento che ha affrontato in modo sintetico gli antefatti che hanno portato alla situazione odierna dell’America Latina.
Inizialmente è stata affrontata la questione della suddivisione del continente americano che è possibile classificare in base a 2 criteri distinti:
- geografico: Nord America (Messico, Stati Uniti e Canada), Centro (area Istmica e area Caraibica) e Sud quest’ultimo composto da 13 entità politiche
- linguistico-culturale. Quest’ultima classificazione risulta maggiormente pertinente ad interpretare la situazione economica, politica, sociale e culturale del continente americano e genera la suddivisione fra America Anglosassone e America Latina.
Queste due macro-regioni presentano caratteristiche abbastanza diverse fra di loro e ovviamente evidenziano numerosi elementi di condivisione al loro interno:
- l’America Anglosassone è composta da Canada e Stati Uniti
- l’America Latina si estende dal Rio Bravo/Rio Grande (fiume che separa gli USA dal Messico) fino alla Terra di Fuoco che ne è l’estremità meridionale.
La situazione attuale
In Sud-America a fine 2019, si sono tenute 3 tornate elettorali presidenziali importanti: in Argentina dove, dopo 4 anni di governo neo-liberista del presidente Macri che ha devastato l’economia e portato gravi danni sociali quali recessione economica e aumento della povertà, della disoccupazione e del debito pubblico, i peronisti di sinistra sono tornati al potere con Alberto Fernandez.
In Bolivia è andato in scena l’ennesimo colpo di stato: le elezioni erano state vinte per la quarta volta consecutiva dal presidente Morales, ma la destra appoggiata dall’esercito, utilizzando l’accusa, poi rivelatasi infondata, di brogli, ha chiesto e ottenuto la sua rinuncia e lo ha costretto a fuggire all’estero per mettersi in salvo. L’oligarchia bianca ha così preso in mano le redini del paese.
La terza tornata elettorale è stata in Uruguay dove al primo turno nessuno dei 2 candidati ha superato il 50 % e al secondo turno però ha vinto il candidato di destra Pou Lacalle che ha messo fine al ciclo di governi di centro-sinistra del Frente Ampio dopo 16 anni.
Nelle ultime due settimane (rispetto alla data dell’incontro ndr.) l’America Latina è stata attraversata da profonde proteste popolari perché evidentemente l’esasperazione sociale stava covando da tempo. Per esempio in Ecuador dove la Confederazione delle nazionalità indigene ecuadoriane “CONAIE” ha indetto degli scioperi che hanno scosso il paese e messo in crisi il governo. Arriviamo al Cile dove, dopo anni di neo-liberismo introdotto ai tempi di Pinochet e istituzionalizzato attraverso una Costituzione approvata durante la dittatura, il popolo, dato che la sanità non è gratuita e non è pubblica ma è in mano ai privati, l’università è totalmente a pagamento, per cui per frequentarla ci si indebita anche per 30 anni, le pensioni sono da fame, gli stipendi sono bassi, l’azione sindacale è ridotta al minimo, è arrivato all’esasperazione e, a causa dell’aumento del biglietto della metropolitana di 0,30 centesimi, sono improvvisamente scoppiate oceaniche proteste. Il presidente Pinera prima ha cercato di reprimerle brutalmente dichiarando lo stato di emergenza e mandando l’esercito nelle strade, facendo tornare i vecchi incubi del colpo di stato di Pinochet (fino ad oggi ci sono stati 20 morti, più di 1000 feriti, arresti, stupri, violenze…), poi in qualche modo ha ammesso di aver sbagliato ed ha cercato di fare marcia indietro. Ma ormai la protesta aveva preso forza per cui i manifestanti hanno continuato a protestare non accontentandosi più a quel punto del ritiro dell’aumento del prezzo del biglietto e delle promesse varie fatte da Pinera, come d’altronde a poco è valso il tentativo di confondere la situazione politica facendo insediare di un nuovo esecutivo, sempre però guidato da lui stesso. La tensione sociale in Cile era evidentemente giunta al limite.
Aspetto importante da sottolineare è che i media occidentali si sono completamente disinteressati di ciò che sta succedendo in Cile, dove per il 26 aprile 2020 è stato indetto (poi rinviato per la pandemia) il referendum per decidere se cambiare la costituzione introdotta da Pinochet negli anni ’80.
L’atteso momento
La parola passa quindi a Rodrigo Rivas che inizialmente traccia un profilo geografico del Cile spiegando che il suo paese d’origine è una striscia di terreno sottile lunga 5000 km quindi con climi diversi da Nord a Sud. E’ estesa tre volte l’Italia ed ha circa 1/4 dei suoi abitanti (18.000.000) per cui è un paese con una bassissima densità di popolazione; per altro buona parte della popolazione, così come in tutti gli altri paesi del sud America, vive nella capitale. La capitale cilena, Santiago, ha 7.000.000 di abitanti per cui tutto avviene lì.
Una panoramica retrospettiva sul Sud America
I paesi sudamericani presentano delle differenze a seconda della sub-regione di appartenenza: nei paesi andini (Ecuador e Bolivia), per esempio, la capitale si trova sull’altopiano, dove il clima è più mite, mentre in altri paesi la capitale è localizzata sulle coste perché fondate dagli europei. I confini degli stati attuali sudamericani in pratica sono stati tracciati durante l’epoca coloniale. Per esempio il Brasile è così esteso perché il Papa, che alla fine del XV secolo era uno spagnolo, per evitare possibili guerre fra potenze cattoliche per l’accaparramento delle “nuove terre” emise la Bolla “Inter Coetra” che conteneva una linea (detta la Raja) di separazione, in pratica un meridiano, stabilendo che ad occidente della stessa vi fosse l’area di colonizzazione di lingua spagnola mentre ad oriente quella portoghese.
Ma all’epoca non si immaginava che il Brasile avesse una “pancia” verso ovest, in pratica l’Amazzonia, al contrario si pensava che fosse una striscia di terra costiera sottile. Negli anni successivi si scoprì che il Brasile era in realtà enorme per cui tramite il Trattato di Tordesillas (1496) la Raja venne spostata verso ovest, attribuendo l’intero bacino amazzonico al Portogallo e tutto il resto del Sud-America alla Spagna.
I paesi sudamericani furono popolati dai coloni europei in base alle risorse che avevano e che hanno tutt’oggi. In Bolivia per esempio vi sono molte miniere. Gli Spagnoli scoprirono che una montagna boliviana chiamata Potosì, alta 5000m aveva giacimenti di argento dove venne impiantata una miniera nella quale si calcola che morirono 6.000.000 di indigeni lavorando come minatori.
Il Cile, l’Argentina e l’Uruguay (insieme al Paraguay il cosiddetto Cono Sud) durante la colonizzazione spagnola erano aree poverissime perché ancora non si conosceva la presenza dei minerali (all’epoca si cercavano solo oro e argento e in questi paesi non c’erano) e il clima non permetteva l’altra grande impresa coloniale che era l’agricoltura tropicale che riempiva tutti i buchi dell’agricoltura europea. Il Cile produceva solo un po’ di grano per le altre colonie.
Nel 1810 Buenos Aires e Santiago avevano tra i 10.000 e i 12.000 abitanti mentre Lima aveva 1.000.000 di abitanti. All’epoca dell’indipendenza le città latinoamericane più importanti erano appunto Lima in Perù e Città del Messico nei cui paraggi sorgeva la capitale dell’impero azteco prima che arrivassero gli spagnoli. Il resto era territorio poco interessante per gli spagnoli.
Gli indigeni furono vittime di uno sterminio (si calcola che dall’arrivo di Colombo, nel 1492, fino al ‘700 morirono circa 80.000.000 di indigeni) ma non principalmente a causa di guerre, la maggior parte morì in verità per problemi sanitari in quanto gli europei portarono malattie per loro sconosciute come un banale raffreddore. In tutto il territorio sopravvissero quelli che vivevano in altitudine quindi quelli dell’Ecuador, del Perù e della Bolivia; il resto venne rimpiazzato con la manodopera africana per cui i neri arrivarono in America latina dall’Africa. Secondo degli studi si calcola che furono deportati circa 30.000.000 di africani.
L’inizio dell’era moderna è stato identificato con l’arrivo di Colombo nelle Americhe il quale, in realtà, “scoprì” un continente che aveva più abitanti e città molto più popolate dell’Europa.
Dal punto di vista tecnico la diversità tra indigeni e europei era la guerra. L’altra grande diversità era la religione: gli indigeni avevano una comunicazione essenziale tra loro e quello che consideravano il loro Creatore.
Con l’arrivo degli europei si hanno 4 grandi innovazioni: la popolazione, la lingua, la religione, la morte.
A metà dell’800 il primo presidente indigeno fu Benito Juarez in Messico dopo una guerra che vide protagonista un imperatore austriaco nominato dai Francesi che fu determinante per quelli che furono i rapporti tra Usa e Messico.
La situazione odierna
Ad oggi, il Venezuela è in uno stato deplorevole anche dal punto di vista materiale perché assediato, economicamente e politicamente, da ogni parte. L’Ecuador è un paese dove recentemente si è tenuta la più grande manifestazione contro il governo. Il Perù ha il Parlamento chiuso; l’Argentina deve pagare nei prossimi 4 anni 100 miliardi di dollari più interessi del debito sottoscritto dal presidente Macri. L’Uruguay ha elezioni prossime e già sappiamo che vincerà la destra. La Bolivia è attualmente con la destra anche se perdente. Paraguay e Brasile hanno governi di destra.
In Ecuador c’è stato un esperimento progressista diretto da Correa che alla fine del mandato ha lasciato il suo posto a Lenin Moreno che proveniva dal partito di sinistra “Alianza Pais” ma che appena insediato al governo si scopre essere di destra. Negli ultimi 20 anni la Confederazione indigena dell’Ecuador (CONAIE) aveva raggiunto diversi risultati tra cui il rispetto delle diverse nazionalità e l’insegnamento delle loro lingue nelle scuole. Vi erano zone abitate dagli indigeni che avevano anche una rappresentanza in Parlamento. Con Moreno tutto ciò è andato perso: è scomparso il bilinguismo, si è messa in discussione la plurinazionalità del paese ed è ripartito un processo di riappropriazione delle terre da parte di una azienda produttrice di banane. Recentemente c’è stata una grande manifestazione contro il governo Moreno e si è rischiata una guerra civile. La manifestazione si è conclusa con la sospensione di una serie di misure che erano state confezionate dal Fondo Monetario Internazionale e si è cominciato a trattare anche se attualmente la trattative sono ferme perché il governo ha cominciato ad arrestare i dirigenti con cui stava trattando. La CONAIE, riconosciuta dalla maggior parte della popolazione, resta l’unica realtà in grado di trattare col governo sostenendo che la guerra non è l’unica possibilità.
Le vicende cilene a metà fra storia e testimonianza personale
Il Cile: 18.000.000 di abitanti, grandi risorse minerarie che sono la sua principale attività economica (si calcola che tra Russia, Sud Africa e Cile ci siano il 60% delle risorse minerarie mondiali), ha avuto una vita politica per molti versi curiosa. Il primo governo del fronte popolare è nato in Cile negli anni 30 (prima di quello di Leon Blum in Francia) con una coalizione di comunisti, socialisti e socialdemocratici durante il quale vennero fuori alcuni aspetti interessanti. Spesso infatti, si pensa che il Cile faccia parte del terzo mondo invece è un paese nel quale dal 1940 si calcola che il tasso di analfabetismo sia inferiore al 2% della popolazione. E’ un paese nel quale lo Stato separato dalla chiesa regolarizza il matrimonio.
Nel 1970 viene eletto democraticamente il Presidente di sinistra Salvador Allende. Allende non ha la maggioranza ma arriva primo raggiungendo il 36% dei voti. Non essendoci il ballottaggio decide il Parlamento e il Parlamento decide che la vittoria va a chi comunque è arrivato primo. Aveva solo il 36% dei voti.
Rodrigo è figlio di un esule catalano. Suo padre arrivò in Cile negli anni ’30 e Rodrigo, essendo bambino si considerò sempre cileno. Rodrigo quindi è figlio di un esule spagnolo e a sua volta è diventato esule cileno. Durante il Governo Allende ha appena finito l’Università e viene eletto presidente della Federazione degli studenti del Cile. Come primo lavoro diventa capo di una azienda statale e poi collabora con il Presidente come consulente sui movimenti giovanili per cui conosce Allende abbastanza bene e direttamente.
Cosa propone Allende? Il Cile è un paese ricco con gente povera: questa è una contraddizione che non ha senso. Come si fa ad essere meno poveri? Bisogna recuperare le risorse fondamentali: le miniere! Bisogna fare una riforma agraria seria indennizzando chi ne era proprietario prima. Diversamente dalle esperienze di ciò che era stato chiamato Socialismo reale, Allende non aveva mai puntato su una statalizzazione totale dell’economia, anzi, la linea di base era che le aziende recuperate dallo Stato fossero dirette da collettivi di lavoratori organizzati. Appena Allende vince le elezioni comincia quindi un grande processo innovativo che lo porterà alle elezioni del 1973 ad avere il 46% dei consensi. Rodrigo nel frattempo viene eletto deputato.
Ma proprio nel 1973, precisamente l’11 Settembre avviene il colpo di Stato.
Il giorno del colpo di Stato, Rodrigo dorme a casa e questo non succede sempre; si è svegliato con le cannonate alle 6:00 del mattino. Alle 7:30 del mattino esce di casa, e non vi farà più ritorno. In questo momento il Cile ha la sfortuna di essere un paese che, in qualche modo, indica le strade agli altri stati sud americani. In Cile vengono assassinati sindacalisti, contadini e studenti. Non sapremo mai quanti! Alla fine del ’73, due mesi dopo il colpo di stato, un vescovo svizzero, sostiene che ci siano prove che le persone uccise siano 30.000. 30.000 persone in 2 mesi non sono certo poche! In media sono 250 al giorno! Santiago era un cimitero. A Santiago passa un fiume, tutte le mattine chi può va a vedere quanta gente vi è “cascata” la sera prima e morta affogata con qualche pallottola nel corpo. E’ un massacro. La paura non è solo quello che ti possono fare ma anche quello che tu vorresti fare perché hai paura di avere qualche motivo per essere ucciso.
La sera del 10 Settembre 1973 il Presidente della Repubblica convoca nel suo gabinetto politico i suoi massimi dirigenti per raccontare loro che per evitare una possibile guerra civile ha deciso di dimettersi. Non vuole dimettersi direttamente ma vuole fare un plebiscito dove semplicemente chiede : ” Volete che il governo continui o no?” perché quando la gente vive una situazione di costante agitazione vuole porvi fine e vivere una vita tranquilla. Alle 23:00 del 10 Settembre ad un certo punto Allende si alza e dice: ”Signori adesso vi devo congedare perché sta arrivando il mio amico personale, capo dell’esercito, generale Augusto Pinochet al quale comunicherò questa mia decisione.” L’11 Settembre quindi, Allende dovrebbe presentare il suo piano delle dimissioni per televisione e sui giornali…invece alle 5:00 del mattino dell’11 Settembre 1973 inizia il colpo di stato da parte proprio di Pinochet.
Pinochet una volta assunte le redini del paese prende decisioni nel breve tempo: consegna le miniere alle compagnie multinazionali, soprattutto statunitensi e canadesi, consegna tutte le fabbriche ai privati, consegna i giacimenti di minerali che in quel momento nemmeno venivano sfruttate, come per esempio il litio, ai suoi parenti. Nella zona sud del Cile c’è una sorta di territorio, a causa dei fiordi, molto simile alla Scandinavia lungo 2000km. Quella zona, non essendoci una strada, è molto difficile da raggiungere e quindi Pinochet fa costruire un’ autostrada. Per 15 anni decine di migliaia di lavoratori sono costretti a lavorare in quella zona in cambio di 2 tazze di thè e di 2 panini al giorno. Con questa logica il paese si modernizza e va avanti su molti aspetti. In Cile per esempio tutti i cileni hanno un numero unico dato alla nascita e quindi la carta di identità, il passaporto, il pagamento delle tasse si identificano con un numero unico. E’ molto utile per identificare qualcuno e dal punto di vista burocratico ed è estremamente avanzato.
Il Cile ha una percentuale di uso di Internet più alta di quella degli stati europei.
Nel 1988 Pinochet indice un plebiscito che pensa di vincere così come pensano tutti. Per essere democratico autorizza tutti i cileni anche condannati a morte espatriati a tornare in Cile per 2 settimane. Anche Rodrigo, impaurito, torna in Cile per due settimane. Torna per vedere cosa è successo visto che per 18 anni non è potuto rientrare nel suo paese. Pensa anche lui che Pinochet vinca il plebiscito e invece perde, non per molto (51% a 49%) e quindi un anno dopo deve lasciare il Governo ed inizia la transizione verso la democrazia.
Le contraddizioni del modello neoliberista in Cile
Il Cile è molto simile ad un’isola infatti a Nord ci sono i deserti, a Sud c’è il Polo, a Est la Cordigliera delle Ande e ad Ovest l’Oceano Pacifico dove la terra più vicina al Cile è l’Australia.
Il mare cileno è stato consegnato, in base alla Costituzione, a dei privati. Hanno privatizzato il mare, l’acqua. In Cile l’acqua è privata, i fiumi, i laghi…
Dal 1990 gli spagnoli, che sono proprietari della telefonia e dell’elettricità, hanno anche il controllo dei mezzi collettivi di trasporto.
Il Cile è un paese ricco, organizzato, dove si tengono conferenze sull’ambiente, sul clima, sull’economia.
Ha un Pil pro-capite intorno ai 27.000 $ superiore a quello di Spagna, Portogallo, Grecia e di altri paesi europei. In base agli indicatori macroeconomici il Cile e il Messico sono i paesi dell’America Latina più sviluppati. Ma…come vivono i cileni? Lo stipendio medio, in questo momento, in un paese che è sviluppato poco meno dell’Italia, è di 30.0000 pesos quindi poco sotto i 400 euro. Le pensioni medie sono ¼ degli stipendi ovvero 100 euro al mese, praticamente il popolo muore di fame.
Dal 15 Ottobre 2019 il governo ha avuto l’idea di aumentare il biglietto dell’autobus e della metropolitana di 30 pesos. Il 18 Ottobre 2019 i giovani studenti decidono di non pagare il biglietto e salgono sull’autobus semplicemente senza pagare. Nei giorni successivi le manifestazioni si estendono in tutto il paese. A Santiago c’è stata una manifestazione che secondo la polizia ha coinvolto 1 milione di persone mentre secondo i manifestanti le persone scese in piazza sono state 2 milioni. Fino ad ora (al momento dell’incontro ndr) ci sono stati circa 20000 morti, 10000 persone in arresto e curiosamente quasi 150 persone senza un occhio perché la polizia spara all’altezza degli occhi dei manifestanti.
Come andrà a finire?
I cileni chiamano questo “ l’Ottobre cileno” ovvero “l’Ottobre sovietico” ma per loro è il periodo del risveglio del paese. La gente, che ha “dormito” per quasi 30 anni (dalla fine della dittatura) ad un certo punto scopre che non ne può più e insorge. Perché succede questo? Perché il modello del neoliberismo crea una casta che è proprietaria di tutto. Si calcola che il 60% dell’economia cilena sia in mano a 5 persone. L’insurrezione affonda le radici nelle umiliazioni ricevute in passato e la grande vittoria dell’insurrezione è quando tu vedi che le umiliazioni che hanno inferto per anni e anni a te, ai tuoi genitori, ai tuoi nonni, ai tuoi figli vengono riscattate, quando si arriva a pensare che siamo persone!
Questa è la lezione che ci lascia in eredità il Cile.
Il mio primo incontro con un intellettuale, attore di vicende storiche
Rodrigo Rivas è un intellettuale cileno che da neolaureato ha collaborato con il Governo di Salvador Allende. Dopo il golpe di Pinochet dell’11 Settembre 1973, perseguitato, come molti altri attivisti politici, sindacali e semplici sostenitori della sinistra dai militari di Pinochet, è riparato, insieme a molti altri nell’Ambasciata italiana, dalla quale, grazie all’impegno diplomatico è riuscito a raggiungere l’Italia e ad ottenere asilo politico e a rifarsi una vita. Qui ha contribuito alla formazione culturale di varie generazioni di giovani con i suoi libri e le sue lezioni.
Quello che mi ha colpito di Rodrigo è il tono pacato con cui ha esposto i terribili fatti avvenuti in Cile durante il Golpe. Con molta dignità, quella che contraddistingue chi sa di avere subito ingiustamente abusi e soprusi, ci ha riportato a quegli attimi drammatici. Ha descritto tutto così minuziosamente che, perso nelle sue parole, mi è sembrato di vivere la sua esperienza accanto a lui. Nel rispettoso silenzio della sala per un attimo mi è sembrato di udire il rumore degli aerei che, volteggiando come avidi avvoltoi sopra la “Moneda”, sganciavano le bombe uccidendo la democrazia e la libertà del Cile. E quando ha raccontato delle torture e del massacro di migliaia di persone resto quasi incredulo di come la mente umana possa arrivare a tanto!…mi prende quasi un nodo alla gola e un senso di impotenza mi assale. Ma quello che mi rassicura è proprio il tono pacato della sua voce, il suo sguardo benevolo che sembra dire che “qualsiasi cosa accada non bisogna mai arrendersi e che alla fine il “bene” vince sempre sul “male” anche passando da mille traversie.”
E dentro di me lo ringrazio… “grazie, Rodrigo, di sensibilizzare gli animi delle persone con la tua testimonianza, con le tue parole. Perché è di questo che l’umanità ha bisogno per provare a costruire un mondo migliore! Sono gli uomini come te che ci danno la speranza e la voglia di andare avanti senza mai abbassare la testa di fronte a chi vuole o vorrebbe sopraffarci con la prepotenza e l’illegalità!”… grazie, amico mio.
Emiliano Barsotti (classe 2b afm – Istituto “Pacinotti”, Pisa)
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