Le politiche neoliberiste, che hanno favorito il processo di globalizzazione, hanno determinato, a livello internazionale, la liberalizzazione dei commerci, tramite l’abbattimento delle barriere doganali, e la deregolamentazione del mercato finanziario.
Tra gli effetti interni invece si annota il fatto che lo Stato non è più l’unico soggetto erogatore di servizi in quanto ha adottato una politica di Privatizzazione dei servizi pubblici. Si è avuta anche una riduzione dell’imposizione fiscale soprattutto sui redditi più elevati favorendo quindi i soggetti più ricchi. In Italia sullo scaglione di reddito più elevato l’aliquota è stata ridotta dal 72% degli anni ‘70 al 43% del 2007. Venendo quindi a mancare soldi nelle casse dello Stato si ha come conseguenza una riduzione degli investimenti pubblici produttivi e del Welfare state, ossia di quei servizi fondamentali che lo Stato garantisce a tutti i cittadini.
I maggiori tagli si sono avuti per quanto riguarda scuola e sanità.
Soffermandoci sulla sanità, con l’arrivo del nuovo Coronavirus l’Italia ha messo al centro del dibattito pubblico e politico la qualità degli Ospedali nel nostro paese. Iniziamo col dire che il nostro sistema sanitario nazionale è stato istituito nel 1978 e che alla sua base ci sono tre principi fondamentali: universalità, ovvero l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione, l’uguaglianza, vale adire l’accesso alle cure mediche da parte di tutti senza discriminazioni e l’equità, ossia la parità di accesso in relazione ad uguali bisogni di salute.
In questo momento, considerando che l’Italia dal 2010 al 2019 ha tagliato 37 miliardi nella spesa sanitaria e che il rapporto tra posti letto ospedalieri e la popolazione è di 3,2 contro una media europea di 5 ogni 1000 abitanti, gli indicatori di efficacia del nostro sistema sanitario nazionale restano nel complesso piuttosto buoni pur se con qualche piccola difficoltà. Se consideriamo l’efficacia possiamo dire che il nostro paese registra tra i tassi più bassi di mortalità mentre se parliamo di accessibilità dobbiamo sottolineare che oltre ai problemi di costi ci sono anche quelli legati ai tempi lunghi di attesa per usufruire dei servizi. Il tasto più dolente è sicuramente il taglio del personale medico e paramedico e la riduzione dei posti letto. L’emergenza Coronavirus negli ospedali italiani comunque è stata gestita, a mio avviso, in un modo esemplare, anche rispetto ad altri paesi europei, soprattutto per la preparazione eccellente e la dedizione mostrate dal personale medico e infermieristico, nonostante, come già detto, qualche carenza strutturale.
I servizi pubblici sono un diritto di tutti. Ci sono quelli di tipo universale che costituiscono le fondamenta di società libere ed eque. I governi dovrebbero garantire a tutti i cittadini i servizi pubblici di importanza vitale e dovrebbero sforzarsi di raccogliere maggior gettito dai ricchi e non abbassare loro le tasse.
Per questo occorre ripensare il sistema fiscale reintroducendo maggior gradualità nell’imposizione.
Un altro effetto delle politiche neoliberiste è infatti, sicuramente, l’aumento delle disuguaglianze socio-economiche tra i vari ceti sociali: la distribuzione del reddito e della ricchezza che si ripartiscono in modo diseguale tra le classi sociali a beneficio di una ristretta élite che si accaparra tutti i benefici della crescita economica. Nel frattempo, si ampliano pure i divari territoriali: anche in Italia il divario fra nord e sud è enormemente aumentato a partire dagli anni ’90 tanto che sono ripresi fuori i flussi migratori da sud in modo massiccio.
A livello politico, uno degli effetti principali che abbiamo già accennato è la riduzione del ruolo degli stati in quanto c’è una cessione di sovranità verso organismi sovranazionali e comunque un aumento di forza e di potere del settore economico che sta schiacciando appunto la politica la quale ha enormi difficoltà a rapportarsi da pari a pari.
Concludo affermando che ciò che più mi angoscia, a livello politico, è la ripresa di forze politiche che si ispirano al nazionalismo. Questa globalizzazione in qualche modo ha rialimentato movimenti nazionalistici di estrema destra che le si oppongono invocando un ritorno a certi modelli politico-culturali già sperimentati in passato e che fomentano pericolosamente xenofobia e del razzismo.
Emiliano Barsotti – classe 2 b afm (ITE Pacinotti)
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