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Breve storia del razzismo sistemico statunitense

4 Giugno 2020 by admin_rapsodia Leave a Comment

Seconda parte della nostra analisi – clicca qui per la prima parte

Chiunque abbia letto un articolo sull’omicidio di George Floyd o sulle successive proteste si è di certo imbattuto nel termine Systemic Racism, che descrive tutta la serie di pratiche e aspetti della società che privilegiano i cittadini bianchi rispetto ai neri o agli ispanici.

In questa seconda parte della nostra analisi, ci concentreremo su tre delle principali pratiche o episodi della storia statunitense che hanno fatto sì che, ad oggi, una famiglia bianca sia in media venti volte più ricca di una nera.

Redlining: come sono nati i ghetti?

Il Bronx, ghetto per antonomasia

Nel 1934, il National Housing Act aveva il nobile fine di rendere più facile l’accesso ai mutui per le famiglie americane, appena colpite dalla Grande Depressione. L’anno successivo, in ossequio al decreto, la Home Owners Loan Corporation creò una mappa di quasi 250 città, divise in varie zone. Le zone A e B, delineate dal colore verde e blu, erano le più appetibili, essendo anche periferiche rispetto ai centri preesistenti: in questo modo iniziarono a proliferare i Suburbs, i quartieri residenziali della tipica famiglia americana, con la strada larga 20 metri, separata in due carreggiate dalla striscia gialla, e il front lawn ben spazioso e ordinato.

Philadelphia sotto la luce del Redlining, 1936

C’erano altri due tipi di zone. La zona C, gialla, era la zona un tempo importante ma ormai decadente, un po’ come la Stazione, nella nostra città; ma c’era anche una zona D, delineata di rosso, che era quella riservata ai quartieri popolati dai neri. Così nacque la pratica del Redlining: circondare i quartieri afroamericani da una spessa riga rossa, per informare i banchieri di non concedere mutui in quella zona, o farlo a tassi di interesse altissimo. Ma da dove le banche scappano, anche i servizi spariscono. Sappiamo che in America i servizi statali sono ridotti al minimo (e, per i nostri standard, anche sotto): i pochi esistenti, come il servizio postale, sono sotto costante attacco da parte dei conservatori.

Il Redlining diede motivo non solo a supermercati e altre grandi aziende di stare alla larga dai quartieri neri, ma perfino gli ospedali e i servizi sanitari si guardarono bene dall’entrare nelle zone D. D’altronde, la sanità americana è privata, e mancando il sostegno delle banche, era impossibile sostenere un’azienda in quei quartieri. Le zone rosse si trovarono, e si trovano tutt’ora, a vivere in un’America molto diversa da quella dei propri connazionali con meno melanina.

L’istruzione spaccata in due

 

In America c’è un’altra differenza fondamentale rispetto allo standard europeo: mentre qua l’istruzione primaria e secondaria è pubblica, e per cui presumibilmente pari in tutto il territorio nazionale, in America è dipendente dalle zone, e nello specifico, dalle property taxes incassate in quel quartiere. Perciò, i cittadini dei quartieri resi più ricchi dagli investimenti bancari, versando di più in tasse sulla proprietà dei cittadini dei quartieri poveri, hanno sempre avuto accesso a un’istruzione migliore rispetto a loro, grazie all’idea privatista di fondo nella società americana.

Ma qualora, nonostante tutto, un cittadino afroamericano o ispanico si sia mostrato brillante in quella che noi chiamiamo “scuola dell’obbligo”, resta un’ulteriore scoglio: le Università americane dipendono da donazioni e atleti, più che dalla bravura dei propri studenti. Ovviamente i donors sono nella stragrande maggioranza bianchi – ricordate l’apertura? Sono venti volte più ricchi -, ma anche gli atleti, campo in cui neri ed ispanici dovrebbero splendere un po’ di più, sono segnati dal denaro, perché non molti di loro hanno a disposizione 300 o 400mila dollari per corrompere un coach di Yale o della UCLA, che scriva per loro relazioni atletiche positivamente fantasiose.

2nd amendment, a meno tu non sia nero

 

 

“Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”

Nel 1791, i Padri Fondatori scrissero i dieci emendamenti, fornendo una serie di diritti inviolabili al singolo cittadino, per controbilanciare il potere e l’autorità della Costituzione stessa e dello Stato che da essa stava nascendo. Gli emendamenti sono diventati 28 nel frattempo, ma uno resta il più discusso: il secondo, “The right to keep and bear arms“. Questo emendamento è difeso strenuamente dai repubblicani, specialmente negli Stati al centro del continente, come Texas, New Mexico, Alabama, Montana, dove è uso comune portare le proprie armi con sé.

Membri del Black Panther Party

Quel che spesso ci si dimentica nella discussione a riguardo è lo scopo del libero porto d’armi: avere una “milizia ben regolamentata” contro lo Stato, qualora dovesse rinnegare il principio di libertà su cui si fonda. Ma i Padri Fondatori certamente non avevano in mente i neri quando l’hanno scritto, essendo che per loro erano proprietà privata. Si sarebbero sorpresi nel vedere che proprio gli schiavi di un tempo avrebbero attuato il secondo emendamento nella sua forma più completa.

Il Black Panther Party è stata un’organizzazione politica fondata a Oakland (non a caso una delle città più turbolente in questi giorni, che ha registrato anche l‘uccisione di un poliziotto) nel 1966, col fine di proteggere la comunità nera, provvedendo a pasti e servizi fondamentali e soprattutto con l’attività di patrolling: girare le strade con le armi bene in vista, per dissuadere la polizia dall’usare la violenza. A solo sei mesi dall’inizio della propria attività, il Mulford Act dello Stato della California, pose fine a quest’attività, sospendendo la validità del secondo emendamento nello Stato; decreto approvato proprio dai repubblicani, capeggiati dal futuro presidente Ronald Reagan. 

I ghetti di Oakland, California

 

“Ma ci siamo lasciati tutta sta roba negli anni Sessanta, no?”

Martedì scorso, seicento chilometri più a sud di Oakland, a Los Angeles, una famiglia nera stava proteggendo un negoziante bianco, da loro detto solidale, dai saccheggi avvenuti durante le rivolte di questi giorni. Pochi minuti dopo esser stati intervistati da Fox, i looters hanno provato a colpire proprio quel negozio, e la famiglia. Alcuni membri armati della stessa  hanno provato a richiamare l’attenzione della la polizia, polizia che, vedendo dei neri armati in mezzo a una protesta, li ha arrestati.

Coloro che difendevano il negozio, beninteso.

Matteo Marranini – IIIC Liceo classico

 

A Lorenzo, per l’incredibile importanza che ha avuto nel mio sviluppo come studente e come persona.

 

 

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