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Crisi del pianeta

19 Maggio 2020 by admin_rapsodia Leave a Comment

Per crisi del pianeta si intende l’eccessiva pressione dell’uomo sull’ambiente; è causata da tre fattori: aumento della popolazione mondiale, aumento dei consumi individuali e modello di sviluppo che punta a una crescita infinita.

Uno strumento che serve a misurare l’impatto dell’uomo sull’ambiente e a farci rendere conto di quanto è grave la situazione è, ad esempio, l’impronta ecologica, che sarebbe la quantità di superficie misurata in ettari che serve a una persona per vivere, soddisfare i suoi bisogni e smaltire i rifiuti che produce. La media per ogni persona sarebbe di 1,8 ettari ma in realtà, oggi, è di 2,7 ettari (a persona) e questo perché stiamo vivendo come se avessimo a disposizione 1,75 pianeti quando invece ne abbiamo solo 1. Questo porta a un grande sfruttamento delle risorse, spesso senza dare tempo a queste ultime di rigenerarsi, e a una grande produzione di rifiuti. 

Un altro modo per avere informazioni sull’uso delle risorse è l’Overshoot day, ovvero il giorno in cui finiamo di utilizzare le risorse che vengono messe a disposizione per l’anno in corso e si iniziano a utilizzare risorse non rinnovabili per soddisfare i nostri bisogni. Negli ultimi anni questo giorno si è sempre anticipato; è stato calcolato che se ogni anno riuscissimo a posticipare la data dell’Overshoot day di 5 giorni, entro il 2050 saremmo in pari, nel senso che non intaccheremmo le riserve del pianeta. 

La causa che ci porta a tutto questo è il modello di sviluppo. Si tratta di un modello di tipo capitalista (tipico dei paesi occidentali, che tende alla crescita infinita, senza preoccuparsi degli impatti sull’ambiente) e consumista, ovvero che induce al consumo dei prodotti anche se non è necessario. E quest’ultima caratteristica fa sì che i rifiuti aumentino ancora di più e, di conseguenza, anche le risorse e l’energia usate. 

Il rifiuto più difficile da smaltire è la plastica, poiché non è biodegradabile e non si può bruciare, altrimenti si avrebbe l’emissione di sostanze tossiche. La plastica è ormai presente su tutto il pianeta, dalle terre ai mari, fino ad arrivare addirittura dentro organismi come i pesci con le microplastiche, ovvero plastiche di dimensioni inferiori a 5mm. 

Per ridurne la diffusione, dal 2021 negli stati membri dell’Unione Europea, non si potranno più fabbricare o usare le PSU, ovvero le plastiche ad uso singolo, che comprendono tutti quei prodotti come ad esempio le cannucce che li usi per poco tempo e poi li getti via. 

Per affrontare e poter risolvere questo problema, tutti noi dobbiamo cambiare le nostre abitudini e fare azioni, che, anche se a noi sembrano banali, possono cambiare il futuro. Anche semplicemente andare a scuola con un mezzo di trasporto pubblico invece di farsi accompagnare in macchina; percorrere brevi distanze con la bicicletta; leggere un libro, invece di tenere accesa la televisione, sono piccole azioni che se venissero attuate dall’intera comunità, aiuterebbero noi stessi a diventare meno esigenti e a non essere dipendenti dagli strumenti elettronici e dalle comodità. Ma soprattutto sarebbe un gran passo avanti per quanto riguarda l’inquinamento ambientale in quanto, usando meno energia, ci sarebbe bisogno di combustibili fossili, e questo aiuterebbe inoltre a non far aumentare in maniera drammatica l’effetto serra.

Il problema di tutte le società moderne è che molte persone sono abituate a vivere con molte comodità, come ad esempio internet e i numerosi mezzi di trasporto. Invece di aspettare che finiscano le risorse (e ritrovarsi senza di esse), ognuno dovrebbe provare a rinunciare a qualcosa che gli dà benessere, come utilizzare l’auto personale anche per percorrere brevi distanze che potrebbero essere fatte a piedi o con i mezzi pubblici. In questo modo anche se le comodità fossero di meno, le risorse durerebbero più a lungo nel tempo e l’uomo non si troverebbe improvvisamente a non averne più. Questo, nel tempo, avrebbe dei benefici psicologici notevoli in quanto le persone gradualmente si dovrebbero adattare a stili di vita meno dipendenti dalla tecnologia, senza la paura di un brusco passaggio dall’eccessivo uso di questa alla privazione della stessa.

Più riusciremo a ridurre i consumi, e quindi l’utilizzo delle risorse del nostro pianeta, più le prossime generazioni, riusciranno a vivere secondo i criteri dello sviluppo sostenibile, ovvero lasciare a tutti la possibilità di soddisfare i propri bisogni evitando di compromettere la capacità di soddisfare quelli delle generazioni future.

 Matteo Busti (2 B AFM)

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Filed Under: Rubriche, Tò perìechon

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