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Dietro il copione. Appunti sulle prove di Aristofane “Uccelli” del gruppo teatrale della Scuola Normale Superiore

31 Marzo 2019 by Alessandra P. Leave a Comment

Gli attori con il regista

“Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro.” Louis Jouvet

E’ un pomeriggio  quasi primaverile; con il vento tra i capelli e in ritardo come al solito tra poco avrò l’onore di entrare nella Scuola Normale Superiore di Pisa per assistere alle prove dello spettacolo che verrà messo in scena a giugno dal gruppo di teatro degli allievi della Scuola. Non nascondo che sono un po’ emozionata di trovarmi in un luogo così prestigioso; insomma, voglio dire, l’edificio già da fuori esprime una certa austerità e non vedo l’ora di varcare la porticina marrone che si vede da Piazza dei Cavalieri. Piccola delusione, la mia professoressa dice a me e agli miei compagni che entreremo dall’entrata sul retro di palazzo della Carovana che si trova proprio li dietro. Pazienza sarà per la prossima volta  penso tra me e me.

Alcuni allievi del gruppo teatrale ci fanno accomodare in un’aula. Le prove, mi pare di capire, sono iniziate da un po’; quindi osservo e ascolto. So già che verrà messa in scena la commedia Uccelli di Aristofane ma per i primi minuti mi sento un po’ disorientata nel sentire i dialoghi e non capisco quale parte del testo di Aristofane gli allievi stiano provando.

Ad aiutare il gruppo di attori c’è un vero e proprio regista, come ci è stato anticipato dalla professoressa. Non ho mai visto altri registi all’opera, quindi non ho altri termini di paragone ma sembra proprio che sappia il fatto suo; fa provare e riprovare la scena svariate volte e dalle sue osservazioni mi rendo conto di quanto sia importante il tono della voce e la pronuncia ben scandita di ogni parola per trasmettere tutte le  singole emozioni. Anche i movimenti e i gesti fatti dagli attori sembrano fondamentali; ogni passo o anche minimo spostamento viene provato più e più volte.

Piccolo aggiornamento: ho capito che ruolo rivestono i ragazzi e anche i dialoghi ora hanno un senso perché vengono provati per intero. Il regista dà gli ultimi consigli ai ragazzi in merito alla scena appena provata e poi va via.

Adesso è il turno di noi giornalisti e, per rompere il ghiaccio, chiediamo agli attori presenti e all’aiuto regista Francesco Morosi subito il motivo della scelta del testo.

“Tutto casualmente”, scherza subito Francesco Morosi.

Poi specifica che è il secondo anno consecutivo che lavorano su un testo di Aristofane e dice: “Probabilmente abbiamo scelto il testo più difficile perché è la più lunga e dobbiamo intervenire sul testo con molti tagli, molti dei quali sono dei tagli preventivi perché devi già sapere cosa ti servirà e cosa invece no. Inoltre è la più difficile perché tocca una serie di temi complicati e prevede una messa in scena non facile: la rappresentazione della natura nel teatro è impossibile ma allo stesso tempo gli uccelli se non sono veri non si sa cosa siano. Sicuramente altri testi sarebbero stati più facili, ma in modo consapevole ci siamo inoltrati in questo testo molto più complicato.”

Lavorate direttamente voi sul testo?

“Si, c’è un gruppo all’interno della scuola che si è occupato di tradurre il testo, poi però sono gli attori stessi che ci lavorano ulteriormente.”

Quanto tempo impiegate per mettere in scena l’opera?

“Ci lavoriamo da ottobre a giugno, è quasi una gravidanza.” 

Solo voi allievi presenti fate parte del gruppo teatrale?

“No, una particolarità di questo testo è che è diviso in scene specifiche: c’è un grande protagonista Pisètero interpretato da Marco Signori, poi c’è un deuteragonista Evèlpide, interpretato da Giorgio Di Domenico e poi ci sono vari personaggi concentrati solo su singole scene per cui non sempre devono venire alle prove; un altro personaggio rilevante è l’Upupa interpretata da Giovanni Andrisani, che ha una parte apparentemente breve ma che è di fatto sempre presente perché non ogni volta non riusciamo mai a finire la sua scena.”

Giorgio aggiunge: “In realtà i personaggi sarebbero 30, ma non abbiamo 30 attori. Per questo abbiamo tagliato diverse scene e tolto ben 9 personaggi. Anche se c’è un ragazzo che interpreterà diverse parti per creare una sorta di personaggio comico che ne prova di tutti i colori per cercare di fare parte della nuova città che verrà fondata da i due ateniesi.”

Come riuscite a conciliare  le prove con lo studio e la vita privata?

“Infatti non ci riusciamo”, dicono tutti gli attori quasi a l’unisono.

“Spesso lo spettacolo coincide con la sessione d’esami e un grande classico è che spesso molti attori tra una prova e l’altra o addirittura tra una replica e l’altra debbano dare un esame”

In che modo è nato il gruppo teatrale e da quanti anni esiste?

“E’ nato proprio come esercizio scolastico 6 anni fa ormai. Alla Normale c’è un corso che ogni anno affronta un testo greco, e un anno si è pensato di iniziare a lavorare alla messa in scena di questi testi. All’inizio eravamo alla sbaraglio ma poi abbiamo iniziato a equipaggiarci sempre di più e piano piano noi attori abbiamo preso sempre più confidenza con il teatro e ci siamo accorti che ci piaceva, poi abbiamo anche incontrato tante persone capaci che sono diventate parte del gruppo e ora siamo quasi una compagnia stabile, a cui di anno in anno si aggiungono gli allievi persone appena arrivati in Normale.”

Fin da subito vi siete avvalsi dell’aiuto di un regista?

“Si, perché nessuno di noi ha una formazione specifica in questo, inizialmente ci aiutava una cara amica, Letizia Giuliani con cui abbiamo lavorato veramente molto bene [ndr – Letizia Giuliani segue il corso di teatro del nostro liceo classico!], ma sono ormai diversi anni che ci segue il regista Alessandro Maggi.”

Ormai i vostri spettacoli sono inscritti in un contesto più ampio giusto?

“Si, diciamo che l’ultima tappa di crescita di questo gruppo è stato FAcT, il Festival del teatro universitario che abbiamo organizzato l’anno scorso. Questa cosa è nata da due nostre grandi esigenze: la prima era quella di esibirci di fronte ad altre compagnie fuori anche dalla città di Pisa, perché se sei un attore un briciolo di vanità ce l’hai; la seconda esigenza era quella di conoscere quello che fanno gli altri, intuivamo che nel mondo fuori da qui c’erano altri nostri coetanei di altre compagnie ed eravamo curiosi di vedere come facevano loro e cosa facevano, proprio per avere nuove idee. Ci siamo resi conto che non c’era un’occasione di avere queste due cose e quindi l’abbiamo fatta noi ed è stato davvero istruttivo sotto vari punti di vista. Noi lavoriamo su testi antichi che sono già stati scritti, mentre molti gruppi hanno almeno una parte della loro produzione che è scritta da loro o dal regista, questa cosa ci ha molto incuriosito e già da quest’anno siamo riusciti a mettere in piedi un laboratorio di scrittura per il teatro dal quale speriamo che prima o poi esca qualcosa da poter mettere in scena.

Noi crediamo moltissimo in questo festival e speriamo che anche quest’anno ci porti delle cose nuove e diverse da quelle che facciamo noi. Quest’anno per la prima volta la regia dello spettacolo non sarà firmata da Alessandro, ma dal gruppo teatrale, l’obbiettivo del gruppo è proprio quello di diventare autosufficiente.

La nostra è la passione di un gruppo di studenti perché noi non pretendiamo di trasformare questo nel nostro lavoro, quindi il primo obiettivo è sempre quello di imparare. Il Teatro è una forma di artigianato primordiale per cui bisogna essere capaci sia di fare il sarto, l’elettricista e anche la scrittura e la messa in scena sono una forma di artigianato per cui questo richiede tanto tempo per capire ad esempio ciò che funziona e ciò che invece non funziona, ci vuole tempo per apprendere come essere artigiani.”

E così si conclude il mio pomeriggio alla Scuola Normale Superiore, con tante idee per la testa e la curiosità di vedere presto lo spettacolo.

Vi invito a leggere gli articoli dei miei “colleghi” giornalisti Francesco e Irene che sono stati con me questo pomeriggio.

Alessandra P.

 

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