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Riflessioni su Aristofane, “Uccelli”: può l’uomo vivere senza leggi?

29 Marzo 2019 by Max Dennis P. Leave a Comment

Durante il pomeriggio di lunedì 4 marzo si è tenuto il primo di una serie di incontri fra i ragazzi della Scuola Normale Superiore e del liceo sulla commedia ” Gli Uccelli” di Aristofane.

In questo primo incontro è spiegata e contestualizzata dal dottor Francesco Morosi la trama della commedia; la spiegazione è stata molto interessante e molto seguita

La commedia narra delle avventure di due ateniesi, Pisetèro ed Euelpide, nel mondo degli uccelli. I due giovani hanno lasciato la città e le sue istituzioni perché non riescono più a convivere con gli altri cittadini e non vedono perché dovrebbero compiere i loro “doveri” in quanto cittadini (per esempio, pagare le tasse). Vogliono cercare un nuovo mondo e diventano così dei coloni senza meta precisa. Incontrano Upupa, un uccello reso tale da Zeus (si tratta in realtà del re di Tracia, Tereo), e iniziano ad avvicinarsi sempre di più al mondo degli uccelli, un mondo dove non esiste il concetto di proprietà privata o di denaro, ma solamente la libertà naturale. Pisetèro propone poi ad alcuni uccelli di fondare una città, Nubicucùlia, sospesa fra le nuvole. Gli uccelli sono inizialmente contrari all’idea ma infine la città viene costruita e iniziano a formarsi le istituzioni di una tipica polis greca.

Gli dei si cibano, oltre che dell’ambrosia, dei fumi dei sacrifici fatti dagli uomini ma, poiché Nubicucùlia si trova a metà strada tra cielo e terra, i fumi iniziano a non giungere più agli Olimpi, in quanto vengono invece intercettati dagli abitanti di Nubicucùlia; gli uomini inoltre hanno iniziato a venerare gli uccelli di Nubicucùlia e non più gli Olimpi. Gli dei allora, cominciando a provare una terribile fame, mandano come araldi divinità ed eroi sempre più importanti, ma a questi non resta che accettare le imposizioni date dagli uccelli, specialmente quelle promosse da Pisetèro ormai diventato il capo della città. Gli dei accettano tutto quanto loro imposto da Pisetèro: gli uccelli deterranno potere divino fra gli uomini; Pisetèro diventerà successore di Zeus e sposerà Regina. 

Nella scena finale della commedia sono celebrate le nozze tra Pisetèro e Regina e la commedia si chiude con l’inquietante immagine di Pisetèro che festeggia mangiando a banchetto degli uccelli.

La prima rappresentazione della commedia di Aristofane si data intorno al 414 a.C, l’anno in cui la boulè ateniese fu convinta da Alcibiade a preparare una spedizione in Sicilia che avrà esito disastroso. L’Atene che stava soffrendo in una guerra che stava perdendo.

Negli anni successivi alla sconfitta di Atene il primo fra questi sarà Platone , il quale nella sua opera “Politeia” illustrerà la sua alternativa di governo. Aristofane desidera presentare la sua opinione pessimistica sulla natura dell’uomo, la sua physis, e il modo in cui usa la legge, nomos. Mettendo in scena l’uomo che desidera staccare la sua physis dal nomos ma che finisce per riallacciare tale physis a un nomos  (un codice di leggi e convenzioni), il commediografo ateniese ci dice che l’uomo non può https://img2.libreriauniversitaria.it/BIT/300/066/9788817100663.jpgvivere senza legiferare e imporre leggi (cioè il suo volere) sugli altri.

Pisetèro lascia il mondo civilizzato, polypragmon (letteralmente, che molto fa), per andare in cerca di un luogo libero e senza i pesi della società, apragmon (letteralmente, che non fa, ovvero dove non si è tenuti a fare qualcosa). Inizialmente Pisetèro e il suo compagno di viaggi Evèlpide si adeguano al mondo degli uccelli, trasformandosi parzialmente loro stessi in uccelli, ma poco a poco sentono un’innata necessità di regolare lo stile di vita proprio e degli altri, fondando una città e legiferando.

Il problema sul se sia possibile per l’uomo vivere in assenza del controllo di un sovrano e/o delle leggi sarà ripresa dalla filosofia del diciottesimo secolo in una corrente filosofica chiamata ” iusnaturalismo”.

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