
Perché chiunque legga questa mia narrazione dei fatti accaduti a quei tempi capisca, c’è bisogno che io faccia presente che in quel periodo girava una sorta di eroina per la città. Si sapeva che era una mezza-demone e che difendeva i diritti dei suoi simili. Nonostante questo aveva però aiutato molte volte la polizia con diversi crimini e criminali stessi, cosa di cui ovviamente il comune si lamentava. Fatto sta che, senza l’aiuto di quell’eroina, il carcere sarebbe stato vuoto e la città piena di sirene a segnalare dei furti subiti dai privati, nella migliore delle ipotesi. Il soprannome più comune con cui era nota a quei tempi era “Demone bianco-argenteo”. Il motivo era che, al posto di una maschera, si copriva il volto con un mantello bianco dotato di alcune decorazioni argentee sul bordo. E nessuno, dentro di se, poteva anche solo lontanamente pensare che non fosse abile, poiché da tre mesi girava indisturbata, senza che la sua identità fosse stata svelata. Oltre al mantello, portava dei guanti bianchi, per evitare di lasciare in giro compromettenti impronte digitali. Combatteva con una katana dal fodero e dal manico neri, quest’ultimo decorato però con un nastro verde acqua.
Tornando al breve riassunto che ci fece Anne, quella sera ci furono fatte molte rivelazioni, accompagnate dall’obbligo di pronunciare diversi giuramenti che finivano tutti con “Qualora io mi accinga a rompere il sacro giuramento che sto ora facendo chiedo che uno dei miei compagni mi uccida, prima che io stesso sia riuscito a compiere quell’atto sacrilego”. E non era esattamente il massimo chiedere di essere uccisi nel caso avessimo deciso di rivelare quei fatali segreti a qualcuno.
Il primo (e il più importante) dei segreti era che, come potranno già immaginare i lettori, Sei era la mezza-demone che si era guadagnata il soprannome di “Demone bianco-argenteo”, combattendo per un’idea di giustizia che io e mia sorella condividevamo. Il secondo, invece, era che Sei aveva addestrato tutti gli abitanti di quella casa a combattere demoni ed esseri umani, così, nel caso si fossero trovati in situazioni di pericolo, avrebbero potuto difendersi senza alcun problema: questa era la ragione per cui pretendeva che fossimo addestrati anche noi. Trovandomi pienamente d’accordo, quella sera cenammo ed io andai a dormire dopo aver rassicurato Sheila sul fatto che fossimo al sicuro. O almeno era quello che credevo anch’io.
Quella notte mi svegliai sentendo sbattere il portone d’ingresso. Controllai l’ora: era l’una di notte. Cercai di rimettermi a dormire, avendo intuito che era Sei, tornata dal gala. Ripensandoci, iniziò a montarmi dentro una tale rabbia perché si era fatta vedere con degli abiti così in giro! Era ingiusto! Avrei protestato prima che andasse al gala, se non fossi stato troppo attonito dall’ultima parte della conversazione! Questi erano i pensieri (che non riporto in maniera esatta poiché sono lievemente imbarazzanti) che mi attraversavano il cervello mentre cercavo di riprendere sonno. Tentai di calmarmi, ma visto che non ci riuscivo proprio, mi misi ad ascoltare il silenzio della villa, in attesa di stancarmi abbastanza da addormentarmi come un sacco di patate. Inizialmente era silenzio, ma poi iniziai a sentire qualcosa che ritenni sospetto: il borbottio di due persone intente a dialogare al pianterreno. All’inizio ascoltai rimanendo sotto le coperte, convinto che fosse Emma che faceva una ramanzina a Sei per essere tornata con un quarto d’ora di ritardo ma poi sentii chiaramente un concitato “Ti dico che era là!” e mi decisi ad indossare la vestaglia che mi avevano donato insieme a diversi vestiti per scendere di sotto. Uscito dalla camera socchiusi silenziosamente la porta, ed ebbi una chiara visione di Emma e Sei che discutevano. Stavano parlando di una persona, probabilmente che Sei aveva incontrato al gala. Scesi le scale in silenzio, ma le due donne mi notarono ugualmente, e Sei fece una smorfia. Io le raggiunsi e mi affrettai a chiarire che non avevo origliato volontariamente la conversazione.
– Lo vedi non è colpa sua. – disse Emma.
– Che sia colpa sua oppure no, non mi interessa! Quello che mi interessa è capire come ha fatto ad essere lì quella ragazza! – rispose Sei, alquanto seccata dal fatto che stessi ascoltando.
– Ehm, Sei, non vorrei intromettermi, ma non ho ben capito… – non ebbi il tempo di finire la frase che Sei disse: – Per te è Lanaya! In ogni caso spiegheremo tutto domattina. Emma domani sarai tu ad addestrare Gray e Sheila, e fammi il piacere di svegliare Anne di buon’ora e di spiegarle la situazione. Ho bisogno delle sue abilità da hacker. Sveglia anche Aurora, e dille che voglio i risultati degli esploratori, e che ne invii altri. Voglio vederci chiaro in questa storia. Per favore preparami una colazione e lasciamela davanti alla porta dello studio, io mi lavo, mi cambio d’abito e vado a fare delle ricerche.
– A te posso chiedere cos’è successo, Emma? – domandai sbadigliando.
– Meglio che vai a dormire, sembri stanco e non voglio metterti altri pesi sulle spalle, per di più sono stanca anche io ed ho delle cose da fare, come avrai sentito.
– D’accordo, allora buona notte – dissi salendo le scale, intenzionato ad infilarmi sotto le coperte e farmi un bel sonno ristoratore. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo, e così il sottoscritto si ritrovò a rigirarsi nel letto, domandandosi in cosa consistesse il problema per cui Sei sembrava tanto turbata ed Emma tanto spaventata.
La mattina dopo solamente io, Sheila ed Emma (quest’ultima con grosse occhiaie, per via delle quali capii che neanche lei era riuscita a riaddormentarsi) eravamo seduti al tavolo del soggiorno, a fare colazione. Il soggiorno era abbastanza ampio, e molto elegante. Si potrebbe dire che lo stile era classico, lo stesso delle ville che appartenevano alle famiglie più ricche del seicento/settecento. Pareti e mobili erano bianchi, decorati in alcuni punti con sbarre d’oro modellate in modo più che eccellente. Il pavimento, in marmo, comprendeva altri colori oltre il bianco, di cui era colorata esclusivamente una finta cornice, che riprendeva la pianta rettangolare della stanza: infatti all’interno di quest’ultima si trovavano diversi colori, all’apparenza un po’ sparsi, ma in realtà posti a rappresentare un mare apparentemente infinito. Questi colori andavano dal celeste chiaro, al blu scuro, ed arrivavano anche al grigio. Pensai che se avessi avuto una visione dall’alto del pavimento mi sarebbe sembrato di osservare un quadro dei più belli: chissà se l’artista era lo stesso dei magnifici capitelli all’ingresso. Probabilmente non l’avrei mai scoperto. Non solo perché Emma mi aveva già informato del fatto che, per quanto cercasse, non riuscisse a capire chi era l’artista dei capitelli, ma anche perché non avevo dimenticato lo scambio di parole a cui avevo assistito la notte prima, e pensavo che ciò dovesse avere la precedenza.
Poiché era domenica, avevamo molto tempo a disposizione, ma io non riuscivo a sopportare il pesante silenzio che si era creato in quella stanza, e stavo per parlare, quando mia sorella domandò: – Scusa Emma, ma dove sono Nadine, Aurora ed Anne?
La risposta non tardò ad arrivare: – Ecco, vedi, ieri sera, al gala dove è andata Nadine, lei ha incontrato una persona che non avrebbe dovuto trovarsi lì, e questo può essere molto pericoloso per noi, se è stata vista, quindi… – non le diedi il tempo di finire la frase, ed esclamai, lievemente alterato: – Allora che aspetti a spiegarci la situazione?! Non sopporto più di non conoscere il pericolo che incombe su di noi!
– Non posso ancora spiegarvi la situazione, Nadine mi ha detto di aspettarla.
– Ma allora dove sono loro tre? – insistette Sheila.
– Stavo per dirtelo prima che tuo fratello mi interrompesse, – e nel dire queste parole mi guardò male – ho svegliato presto Anne, perché a Nadine serviva che trovasse delle informazioni, sapete lei è una hacker, le ho spigato il probabile guaio in cui ci siamo cacciate, le ho preparato la colazione, che si è portata in camera sua, e mi ha chiesto di lasciarle i pasti fuori dalla porta, dopo aver bussato. Ha anche detto di non disturbarla, poiché farà ricerche fino a che non troverà qualcosa.
– Cioè non uscirà da lì fino a che non avrà trovato una risposta?! – ero troppo stupito. Non avevo mai pensato che qualcuno potesse rimanere chiuso in qualunque posto per così tanto tempo, quindi non riuscivo a capire come potesse sopravvivere.
– Avrai notato che ad ogni stanza è connesso un bagno, no? Inoltre se vuole può aprire la finestra. I pasti glieli metto io davanti alla porta. Tranquillizzati, non è la prima volta che Anne fa una cosa simile.
– Sul serio non è la prima volta? – chiesi sorpreso.
– Si, questo non è il primo problema di questo genere, finora li abbiamo superati tutti, ma questo potrebbe essere particolarmente difficile. Inoltre capita che lo faccia senza avvertire, per una sua fissazione di qualche tipo, così sappiamo come comportarci quando fa così. Per quanto riguarda Nadine, da quando è tornata si è chiusa nel suo studio a fare anche lei ricerche. Aurora era andata a sentire cosa avevano trovato i suoi esploratori, ed ad inviarne altri, ormai credo che stia facendo rapporto a Nadine.
– Quali esploratori? – chiese Sheila, ancora confusa quanto me, se devo essere sincero.
– Certo voi non ne siete a conoscenza, – disse Emma – ma Aurora è l’alpha di un clan composto da mezzi-gatti e gatti demoniaci, sono molto famosi per i loro servizi di informazione: sono ottime spie, sanno trovare risposte qualunque sia la situazione e le potenze che si trovano davanti, questa è una delle cose che li ha resi abbastanza famosi, fra i demoni, così molti chiedono loro dei servizi, ed Aurora si fa pagare profumatamente.
– Quindi è grazie a lei che mandate avanti la casa? – domandai.
– No, – mi rispose Emma, – dei soldi li porto a casa anche io quando lavoro, vedete io sarei un’attrice di professione, ma fra la casa e le ragazze sono molto occupata quindi ultimamente non ho molto lavoro. Anche ad Aurora vengono fatte sempre meno richieste, perché mettersi in contatto con il suo clan si sta facendo molto pericoloso, a causa di diversi altri clan loro nemici. Anne a volte si fa pagare dei lavoretti da hacker, ma anche questo accade di rado, così tutto il carico delle spese di famiglia negli ultimi tempi è ricaduto su Nadine: sapete lei scrive molto, recita, ed è anche una famosa interprete. E tutto questo tralasciando l’impero che le ha lasciato in eredità il padre, lui ha costruito l’impero più grande del pianeta fino a questo momento nella storia. Ovviamente mi riferisco ad un impero economico.
– Capisco… – dissi io, e mentre pronunciavo quella parola entrarono con passo deciso Sei e Aurora.
Le due inizialmente si sedettero ed iniziarono a mangiare, finché dopo qualche minuto, Sei iniziò parlare: – Allora, il fatto è questo: ieri sera al gala stavo cercando di ottenere più informazioni possibili sul traffico di cocaina di cui vi avevo parlato, quando ad un certo punto ho notato un politico che già sapevo coinvolto in numerosi casi di falsificazione di voti elettorali. Non mi ha stupito che fosse lì, la cosa che mi ha sorpreso e spaventato allo stesso tempo è stata la sua segretaria: somigliava davvero troppo ad una mia compagna di classe. Così mi sono avvicinata per verificare, ed ho capito che era davvero questa mia compagna, il cui nome è Denise. Ma nel farlo lei potrebbe avermi visto, anzi direi che probabilmente l’ha fatto, dato che mentre tornavo a casa ho dovuto chiedere all’autista di seminare la limousine di quel politico, che continuava a starci dietro. Ci abbiamo messo un quarto d’ora buono, ed ho dovuto pagare un extra all’autista perché non parlasse: un simile scandalo non conviene né a noi né a loro. Quindi dovremmo supporre che se ne occupino loro per paura del fatto che noi potremmo non occuparcene.
Denise è una brava persona, mi sono però ricordata che ultimamente cercava un lavoro. Il politico con cui l’ho vista è un estremista della politica anti-demoni. La correlazione fra queste due cose è che Denise ha delle doti incredibili come detective. La mia opinione è che il politico la stia sfruttando per cercare di capire se sono effettivamente una mezza-demone, dato il demone di mio padre che lui stesso aveva reso pubblico. Sono certa che la mia compagna non abbia idea della corruzione del politico. Se Denise riesce a capire che io sono davvero la stessa Lanaya che è la sua compagna di classe (e probabilmente ci riuscirà) sono guai seri. Potrebbe iniziare a pedinarmi per cercare di avere un campione del mio DNA. Cosa peggiore, siccome io, Aurora ed Anne stiamo spesso insieme ed in disparte dagli altri, potrebbe iniziare a credere che anche loro due sono mezze-demoni. Questo è il motivo per cui, da domani, tu e Sheila dovrete cercare di farvi più amici possibili nella nostra classe, e dovrete stare alla larga da noi tre. Se ci scoprisse saremmo costretti a trasferirci tutti. Un’ultima cosa: per andare e tornare da casa a scuola dovremo prendere strade diverse, che non si incontrano mai se non all’ingresso di questa villa. Anche tu Emma, ti pregherei di essere prudente quando vai ad un provino o anche solo a fare la spesa.
– Intende un possibile provino, dal momento che sei un’attrice, giusto? – domandai incuriosito.
– Esatto, sperando che ricomincino ad arrivare offerte di lavoro, prima o poi – mi rispose Emma.
– Capisco. Devi essere brava a recitare.
– Si, quando mi impegno credo di riuscire a recitare decentemente.
– Tralasciamo i talenti segreti di ognuno di noi, – disse ironicamente Sei – dovremmo pensare al programma giornaliero: sappiamo già tutti cosa farà Anne. Emma, come d’accordo tu la sostituirai con l’allenamento di Gray e Sheila. Aurora, so che hai già mandato degli altri esploratori, ma vorrei che parlassi con alcuni dei tuoi migliori contatti di persona, per quanto riguarda me cercherò di pensare ad un modo per ingannare Denise, nel caso si avvicinasse troppo alla verità.
– D’accordo, allora starò fuori casa tutto il giorno – disse Aurora.
– Qualunque cosa tu faccia stai attenta sorellina, – le raccomandò Emma – Gray, Sheila, è ora di andare anche per noi – e detto questo si alzò.
Così, alla fine di questa conversazione, ci alzammo tutti dal tavolo per avviarci in tre direzioni diverse: Aurora si avviò in camera sua, dicendo che doveva farsi un costume teatrale da stracciona di tutto punto, prima di andare; Sei si avviò invece, come suo solito, verso il suo studio; per finire, noi, dopo che Emma ebbe preparato un pranzo al sacco ed un pranzo normale (uno per noi ed l’altro da lasciare ad Anne) andammo in una parte della villa che non conoscevo ancora, il giardino.
Fine parte 5
Alys
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