Capii cosa fosse il fascismo solo due anni fa. Fino ad allora non avevo compreso il pericolo di questo brusco risorgere di questa ideologia; dopotutto, se un partito tacciato di neofascismo come Alleanza Nazionale era stato tra le forze di un governo di un centrodestra liberale, perché vedere come un problema il riacquistare voti di questa destra militante? Capii cosa fosse il fascismo e ho deciso di combatterlo.
Per capire tutto ciò basta guardare ai fatti degli ultimi giorni nelle elezioni ad Ostia. Senza entrare nel merito della vittoria del Movimento 5 Stelle in questa cittadina, abbiamo visto come Casapound, partito dichiaratamente neofascista e velatamente neonazista (cosa che si può notare già guardando la bandiera chiaramente ispirata a quella della Germania Nazista descritta da Hitler nel “Mein Kampf”) si sia presentato come forza politica forte e competitiva. E a Ostia questo movimento si è affiancato a un clan mafioso e così il fascismo si è affiancato alla mafia. Sembrerebbe una contraddizione in termini: il fascismo, che negli anni del suo governo aveva fatto una campagna molto dura contro la mafia tramite i prefetti, si allea ora con un clan mafioso; se un partito del tipo “come Mussolini nessuno” si allea con la criminalità organizzata vuol dire che chi ne fa parte non solo non ha capito il crimine che è il fascismo, ma non ha capito nemmeno quelle che vengono da loro chiamate “le cose buone fatte da idduce”.
E a Ostia si è rivelata la vera faccia del fascismo, quella violenta, la stessa che in più di vent’anni di governo aveva portato all’eliminazione di figure come Matteotti e Gramsci subordinando ancora il libro al moschetto, tanto per riprendere un famoso detto mussoliniano. Questa volta la vittima della violenza squadrista non è stato un rivale politico o un immigrato o un ebreo o un omosessuale o una donna (che sono i primi “nemici” dell’estrema destra), ma un giornalista al quale un componente del clan Spada ha spaccato il naso con “la capocciata”. La mafia ha in sostanza collaborato con il fascismo per attaccare i propri nemici. Ma questo non è naturalmente un episodio isolato: fatti così gravi non possono nascere dal niente; la fiamma della violenza fascista ha molte lingue e, in passato, membri di Casapound e Forza Nuova si erano già macchiati di varie azioni terroristiche ai danni di centri di accoglienza, centri sociali, manifestazioni, etc…
Va quindi compreso come il fascismo non sia solo sui libri di storia o come viene descritto da 270bis, da La Compagnia dell’Anello o dagli Amici del Vento quasi come un quadretto idilliaco. Il fascismo è una realtà oggi più che mai presente, un tarlo che si insinua in una società in crisi, un batterio che diventa più forte e difficile da eliminare nei momenti di instabilità dello Stato. Il fascismo, crescendo, mostra la sua faccia più “da stadio”, facendo retrocedere un Almirante o un Ezra Pound per mandare avanti un Himmler e un Ciavardini. È in questi momenti che lo Stato deve essere più presente e non deve permettere che il tarlo lo consumi ancora. Come può quindi lo Stato estirpare il tarlo senza ricorrere agli stessi metodi del fascismo? Celebrando il valore della memoria. Quel valore della memoria che si perde ogni volta che dei fascisti si radunano a Predappio per prostrarsi sulla tomba di Mussolini, quel valore che si perde ogni volta che qualcuno dice che le camere a gas sono un’invenzione degli americani. Lo Stato deve quindi ricordare, ricordare il 27 Gennaio il Giorno della Memoria, il 10 Febbraio il Giorno del ricordo, il 24 Marzo l’eccidio delle Fosse Ardeatine, il 2 Agosto la Strage di Bologna, ricordare anche ogni attivista politico, di tutte le parti politiche, morto mentre esercitava la sua libertà di pensiero. Perché sì, il fascismo è un crimine ma nessuno si può permettere di togliere la vita a qualcun altro per alcun crimine. Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo.
Voglio che il mio articolo si chiuda con il “valore della memoria” e con l’intervento di Vauro nel programma Rai “Nemo”. Niente altro da aggiungere, soltanto ribadire “Ora e sempre resistenza!”
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