La nostra rubrica di solito è la più leggera e meno impegnata del nostro giornale ma, come sappiamo, spesso lo sport – e soprattutto il calcio – è oggetto di cronaca per fatti di violenza e razzismo. Ed è proprio ciò che è successo domenica 22 ottobre, quando, dopo il posticipo di campionato, sono stati ritrovati degli adesivi con l’immagine di Anna Frank con la maglia della Roma, insieme ad altri sempre antisemiti o omofobi affissi alla vetrata della curva Sud dello stadio Olimpico, solitamente occupata dai tifosi giallorossi. Il gruppo ultras laziale degli Irriducibili aveva però scelto di spostarsi nella curva avversaria dopo che la propria curva aveva rimediato la messa al bando di una giornata – ironia della sorte – per cori razzisti; e i suddetti ultras hanno deciso di approfittare dell’occasione per poter tappezzare con questi adesivi la curva avversaria.

Gli adesivi sono stati trovati il giorno successivo, ed è subito scoppiata una polemica simile a quella di 12 anni fa, nata a seguito del famoso saluto romano dell’attaccante laziale Di Canio, con anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenuto, così come i maggiori Media esteri interessati alla vicenda, per condannare gli adesivi. Il presidente laziale Claudio Lotito, che nel caso Di Canio si vide rifilare del fascista dalle tifoserie avversarie, ha tentato di rimediare portando una corona di fiori bianchi e azzurri alla Sinagoga di Roma ma le sue lamentele per l’assenza alla cerimonia del rabbino capo di Roma, Riccardo Segni, e di altri importanti rappresentanti della comunità ebraica e il suo aver definito la cerimonia stessa una “sceneggiata” hanno suscitato una profonda indignazione. Gli Irriducibili, intanto, hanno dichiarato in un comunicato ufficiale di non essere i responsabili del gesto, per poi sminuire il fatto considerandolo solo “scherno e sfottò”. Anche la Lega Serie A si è mobilitata per dissociarsi dall’autore del gesto e ha istituito un “minuto di riflessione” prima delle partite, facendo leggere ai capitani delle squadre una pagina del Diario di Anna Frank.

La presa di posizione sull’accaduto da parte dei giornali è stata forte. Tra gli importanti giornalisti che hanno voluto riflettere sull’evento, Mario Calabresi ha firmato un editoriale de La Repubblica titolato “Siamo tutti Anna Frank” e Alessandro Piperno, tra l’altro di origini ebraiche, sul Corriere della Sera ha spiegato i 14 motivi (“ma potrei andare avanti con il 15esimo e 16esimo”, dice nella conclusione dell’articolo) per cui il caso Anna Frank ha del grottesco, motivi tra i quali vi sono il fatto stesso che “Non siamo tutti Anna Frank, è evidente”, o anche il fatto che il minuto di riflessione istituito dalla Lega è insensato così come è, appunto, grottesco, far leggere e firmare a calciatori argentini e brasiliani le pagine di quel diario come se fosse il loro.
Ma l’ultima, e certo la peggiore possibile, reazione è stata quella di alcuni tifosi del Borussia Dortmund, squadra della Ruhr, che hanno deciso di emulare gli ultras laziali facendo stampare figurine di Anna Frank con la maglia della propria squadra rivale, lo Schalke 04, per poi postarle sui social. L’emulazione è la cosa peggiore che possa esserci in questi casi: nel caso Di Canio non ci è stata e è terribile che ciò sia successo proprio in Germania che, oltre ad essere riconosciuta come nazione democratica e all’avanguardia, è anche la nazione più di tutte coinvolta (e anche colpita, se ci mettiamo nei panni delle minoranze perseguitate) dal genocidio degli ebrei e dalla follia del regime nazista.
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