Per venerdì 13 ottobre è stata organizzata dall’UDS (Unione Degli Studenti) una manifestazione alla quale si sono unite diverse associazioni – studentesche e non – come la CGIL, la Rete degli Studenti Medi e la FLC a livello nazionale. A livello locale la manifestazione ha avuto il sostegno degli autonomi e dei principali collettivi scolastici (tra cui ovviamente quello del nostro istituto).
Si è svolta in ben 70 città italiane e ha avuto come scopo principale un cambiamento dell’inaccettabile normativa sull’alternanza scuola-lavoro che impone agli studenti dei licei 200 ore e a quelli degli istituti tecnici 400 ore di lavoro gratuito, non assicurato e nella maggioranza dei casi non formativo.
Queste sono alcune delle percentuali provenienti dai sondaggi proposti agli studenti sull’alternanza:
– il 38% degli studenti è stato costretto a pagare per partecipare al percorso di alternanza;
– il 40% degli studenti ha subito delle violazioni dei loro diritti sul luogo di lavoro;
– il 57% degli studenti frequenta percorsi di alternanza non inerenti ai loro percorsi didattici;
– l’80% degli studenti è stato costretto a lavorare in estate fuori dal periodo di attività didattiche;
– l’87% degli studenti vorrebbe poter decidere sul proprio percorso di alternanza.
Tutte queste sono le cifre che rappresentano le esperienze e le opinioni di un milione e mezzo di studenti i quali, oltre all’alternanza, subiscono la fatiscenza e l’inadeguatezza di troppi edifici scolastici, e il costo sempre maggiore dei libri che fa in modo che la forbice sociale si allarghi. Molti ragazzi e ragazze (soprattutto immigrati) non sono infatti in grado di permettersi ciò di cui hanno bisogno per frequentare la scuola, mentre lo Stato continua a finanziare con grandi cifre le scuole private andando contro l’articolo 33 della Costituzione (Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato).
Ma gli studenti vogliono porre fine a questa ennesima dimostrazione delle indifferenze da parte del governo verso i bisogni della popolazione e cerchi di favorire le grandi imprese (ad esempio Zara e Mac Donald) attraverso l’offerta di lavoro precario studentesco. Il Jobs Act e l’alternanza scuola-lavoro, facilitando enormemente i licenziamenti e utilizzando gli studenti come lavoratori senza contratto, stanno contribuendo ad aumentare la disoccupazione.
Lo scendere in piazza, il manifestare civilmente e pacificamente, è un modo per dimostrare che un futuro migliore si può costruire, che ognuno deve avere i propri diritti e che l’Italia non appartiene a pochi ma a tutti.
Il corteo
I manifestanti sfilano per le vie del centro
Francesco Piccioni – IV C
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