E’ così che la Repubblica Popolare Democratica di Corea, conosciuta semplicemente come Corea del Nord, appare osservando una fotografia satellitare che mostra i paesi asiatici durante la notte, facendo emergere il loro “livello di luce”, indice di prosperità economica e della quantità di strade e città dotate d’impianti d’illuminazione.
La Corea del Nord è uno dei paesi più poveri al mondo e vive tuttora in una sorta di universo parallelo, chiusa nel proprio isolamento, lontana da ogni forma di contaminazione occidentale.
Ma come può dunque questo piccolo paese essere costantemente sulle prime pagine di tutti i giornali da molti anni a questa parte?
La risposta va cercata scavando nella storia del paese. Intorno al 1950 la piccola penisola di Corea diviene teatro del più grande scontro militare fra USA e URSS, durante la guerra fredda. Il Nord filocomunista attacca il Sud in difesa del quale accorrono gli Americani; la guerra finisce senza alcuna modifica alla geografia del paese ma lasciandosi alle spalle due milioni di morti. Il Nord rimane alleato dei Sovietici, mentre il Sud segue la via del capitalismo americano, diventando poi uno dei paesi più avanzati del continente asiatico.
Kim il Sung, leader delle armate nordcoreane, diviene guida suprema del paese e trascina il Nord in un regime totalitario di stampo marxista da cui non uscirà mai più. Le cose peggioreranno con l’avvento del figlio Kim Jong Il, che verrà accusato dei peggiori crimini imputabili ad un capo di stato, come il rapimento e il sequestro di cittadini giapponesi e sudcoreani e addirittura la costruzione di un campo di concentramento dove “spedire” persone scomode al regime. Ma il fondo verrà toccato con Kim Jong Un, figlio di Il, il quale si mostra fin da subito ancora più crudele e violento del padre. Sotto la sua guida La Corea del Nord versa annualmente milioni di dollari per le spese militari o per la costruzione di un arsenale nucleare, mentre il 70% della popolazione muore di fame, tenuta all’oscuro di ciò che succede oltre i confini del proprio paese. Non c’è libertà di stampa, sono vietati film e giochi occidentali e il regime impone cosa indossare e come tagliarsi i capelli. Nel 2017 la Corea del Nord e il suo popolo vivono in un paradosso temporale, come se il tempo fosse bloccato ancora alla fine della guerra.
Come se non bastasse il regime di Pyongyang da anni porta avanti una politica estera a dir poco aggressiva, minacciando costantemente di attaccare con testate nucleari gli USA e la Corea del Sud, ma i vari capi di stato hanno sempre ignorato le follie e stravaganze di questo dittatore sovrappeso.
Da quando però Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca, i rapporti tra i due paesi sono tornati ad essere infuocati ed oggi più che mai c’è il timore che questi due “eccentrici signori”, a suon di risposte piccanti sui profili Twitter, possano davvero schiacciare il pulsante per attivare il loro arsenale atomico.
Il mondo guarda preoccupato e, come per la crisi di Cuba del ’62, rimane col fiato sospeso con l’incubo che possa scoppiare un terzo conflitto mondiale ma sperando che il buon senso e la diplomazia aiutino, oggi come allora, ad evitare l’irreparabile.
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