Il 7 luglio 2017 io e alcuni miei compagni abbiamo avuto l’opportunità di assistere a una rappresentazione dell’Aiace di Sofocle organizzata da alcuni studenti della Scuola Normale Superiore di Pisa. Avevamo già partecipato ad alcune delle prove, in cui gli studenti della Normale, pur non essendo professionisti, si dedicavano all’accurato studio di ogni scena, fra battute, movimenti sul palco e interpretazione.
Trovo che la decisione di riadattare l’antico testo di Sofocle collocando la vicenda nel periodo delle Brigate Rosse sia stata una scelta fedele al carattere “politico” di tanto teatro dell’antica Grecia. Durante le prove ho poi notato un’attenzione particolare alla fedeltà della traduzione e ho osservato come il solo cambio di una parola in una battuta possa rendere l’intero testo credibile agli occhi dello spettatore.
Sono rimasta piacevolmente coinvolta da questa esperienza, non solo per lo spettacolo stesso, scorrevole ed emozionante, ma anche per aver avuto l’occasione di apprezzare il lungo lavoro che c’è dietro a ogni singola scena, con un regista professionista che ci ha mostrato come un solo movimento o un lieve cambiamento di voce possa trasformare un copione in un’ottima rappresentazione teatrale.
Fabiana Besseghini
Lo spettacolo andato in scena il sette Luglio 2017 al teatro Sant’ Andrea di Pisa, organizzato da alcuni studenti della scuola Normale superiore, ha visto la rivisitazione dell’antica tragedia greca scritta dal poeta tragico Sofocle con un’ambientazione durante il periodo delle Brigate Rosse.
Il miglior personaggio è stato quello di Atena perché il ragazzo che interpretava la divinità è riuscito a darle carattere proprio come ci si aspetterebbe da una dea.
Credo che l’uso delle pistole al posto delle spade sia stata un’ottima idea e abbia dato alla tragedia un po’ di comicità.
Camilla Solito
È andato in scena dal 7 fino al 9 luglio 2017 al Teatro Sant’Andrea di Pisa lo spettacolo Aiace, storia di un eroe greco portata in scena dal Gruppo Teatrale della SNS, per la regia di Alessandro Maggi. Lo spettacolo rappresenta le gesta del coraggioso Aiace, espressione di forza fisica e naturale perfezione, che, vittima di un oltraggioso destino, decide di sacrificare la propria vita, unica possibilità di salvare il suo onore. I ragazzi della Normale optano per una rivisitazione moderna dell’opera che viene catapultata negli anni 70, decennio di libertà, trasgressione e lotte politiche. Con questa decisione gli attori creano un mix tra antichità e rivoluzione, mettendo in rilievo la figura eroica e mitologica in un contesto tangibile e reale. Un contrasto forte che ha voluto privilegiare certi aspetti e oscurarne altri (basti pensare la decisione di ignorare il ruolo della donna durante la rappresentazione ma di sottolineare una affinità più che amichevole tra Aiace e Tecmessa, rispettivamente inscenati da Marcello Reggiani e Francesco Morosi). Il pubblico riesce a entrare nelle nuove dinamiche dello spettacolo grazie alla bravura degli interpreti, accompagnati dalla scenografia musicale di Fabio Ferri, sotto la guida del regista Alessandro Maggi. Il tutto viene interpretato discretamente, permettendo allo spettatore di cogliere le sfumature principali della storia che trapela di un tocco di freschezza nella messa in scena. In conclusione uno spettacolo scorrevole della durata di un’ora e un quarto che non ha stancato il pubblico nonostante il difficile tema.
Martina Pala
Il 7 luglio 2017 ho assistito alla messa in scena dell’Aiace di Sofocle a cura di alcuni ragazzi della Scuola Normale Superiore di Pisa. Lo spettacolo è stato coinvolgente, facile seguire la trama. Sotto alcuni aspetti, non sembra nemmeno una finzione, noi spettatori assistiamo senza essere visti.
Nel complesso abbastanza fedele all’opera originale nonostante fosse simpaticamente adattato agli anni 70.
Benedetta Bonato
Dal 7 al 9 luglio, presso il teatro Sant’ Andrea, è andato in scena lo spettacolo “Aiace”, tratto dall’omonima tragedia di Sofocle ma presentato dagli studenti della scuola Normale di Pisa e diretto da Alessandro Maggi con una nuova rivisitazione. L’opera sofoclea è stata trasposta nell’Italia conflittuale degli anni 70 e ha messo a confronto la politica e la morale messe in scena da Sofocle con quelle di un periodo non molto lontano da noi. Tale scelta è stata molto interessante: accostare le due diverse epoche ha permesso di comprendere che, nonostante la distanza temporale, l’agire umano resta sempre lo stesso.
Gli attori hanno interpretato egregiamente la loro parte, sincronizzando perfettamente i loro movimenti con i tempi della recitazione e dando un’ottima rappresentazione gestuale dei loro personaggi. Tra tutti è stato il personaggio di Atena, interpretato da Michele Maiolani, a spiccare per la costruzione del carattere e per la sua magnifica interpretazione.
La scenografia è stata ben strutturata: il curato uso degli oggetti di scena; le luci posizionate nel punto giusto al momento giusto; le musiche di Fabio Ferri azzeccatissime e suonate magnificamente dagli Eraserhead, in grado di portare gli spettatori a immaginare la storia come se si svolgesse realmente in quel momento. Unica pecca è stata, forse, la rappresentazione del rifugio delle Brigate Rosse dove, insieme a tutti i cartelloni, foto, scritte e la bandiera del movimento, che trovo siano stati una scelta perfetta, è stata mostrata un’altra foto che doveva rappresentare il gruppo, ma che sembrava piuttosto quella della squadra di calcio finendo così per stonare nell’ambiente che, invece, era già in tutto adeguato.
Un’altra bella scelta è stata quella dei costumi che tendevano a sottolineare le due diverse fazioni e a etichettarle come gruppo, cosa che, probabilmente, succedeva all’epoca. Il fazzoletto rosso, usato, anche se in modo diverso, da entrambe le parti, lascia però aperto un interrogativo: che si voglia sottolineare il fatto che, in fondo, non ci sia tanta differenza tra le parti rivali?
Alcune scene dello spettacolo colpivano maggiormente, creando nello spettatore intense emozioni. Particolare è stata la scena in cui è morto Aiace, interpretato da Marcello Reggiani, per la maestria con cui è stata costruita: l’attore ha recitato meravigliosamente un monologo di morte davvero toccante e le pose da lui assunte erano ideali per far comprendere la morte di un grande eroe. Un’altra scena toccante è stata l’ultima, in cui Tecmessa, interpretato da Francesco Morosi, è quasi costretto a passare dalla parte fascista e ad abbandonare il suo leader; in essa è stato possibile rivivere il dolore di fronte al suicidio sentito come un tradimento e la riluttanza nel dover lasciare il proprio capo e disconoscere i propri principi per abbracciare la parte nemica.
Infine, una scena che ha lasciato molti dubbi è stata quella con il messaggero: cosa ci faceva Aiace con lui? Era difficile, per lo spettatore, poterlo comprendere.
In conclusione, lo spettacolo è stato davvero bello e le piccole imperfezioni notate non ne hanno certo sminuito il valore.
Irene De Pasquale
Fotogallery
Оutѕtanding post hоwever , I was wanting to know if you
could wrіtе a litte more on this topic? I’Ԁ be very grateful іf you could elaborate a ⅼittle
bit further. Many thanks!