Da mesi in Venezuela imperversano ormai senza controllo scontri fra la popolazione civile e le forze armate del Presidente Maduro, leader del paese sudamericano dal 2013, anno in cui morì il colonnello Hugo Chavez, suo predecessore nonché fondatore del Venezuela che conosciamo oggi.
I germi di questa crisi risalgono a prima della morte di Chavez. Egli aveva infatti puntato sulla produzione petrolifera e si era indebitato per portare avanti la nazionalizzazione delle imprese petrolifere, rendendo per un periodo il Venezuela uno dei paesi più ricchi del Sud America. Queste risorse però, seppur ingenti, non erano destinate a durare per sempre e, quando si verificò un calo della produzione e contemporaneamente, del prezzo del petrolio perlopiù venduto a giganti economici come Usa, Canada e Germania, cominciarono i primi problemi economici e conseguentemente i primi accenni di protesta civile.
Probabilmente quindi, la politica di stampo marxista di Chavez prima, e di Maduro poi, non ha sortito gli effetti desiderati e ora rischia di far sprofondare il paese nella guerra civile.
Maduro, a differenza del suo predecessore, considerato da molti studiosi di sinistra, un rivoluzionario e il maggior oppositore dell’imperialismo americano al pari di Castro e Marcos, è invece stato più volte criticato dall’opinione pubblica per i metodi violenti e dispotici utilizzati nella repressione dei tumulti e delle proteste popolari. Oltre ad essere stato etichettato come dittatore e leader poco rispettoso dei diritti umani, il presidente venezuelano è stato recentemente accusato da alcune testate giornalistiche nazionali di falso in bilancio e di avere tenuto per sé gran parte degli introiti derivanti dalla vendita del petrolio, riducendo alla fame la popolazione. La risposta di Maduro a queste affermazioni ? Ha arrestato i giornalisti rei di aver pubblicato la notizia ed ha praticamente abolito la libertà di stampa nel paese.
Il Venezuela non è più di fatto un paese libero. La situazione economica è disastrosa: si stima che entro fine anno l’inflazione raggiunga il 720 per cento. Mancano cibo e medicine. Buona parte della popolazione, dall’inizio della crisi, ha perso otto chili di peso (la “dieta di Maduro”, così la chiamano i venezuelani); molti bambini non frequentano la scuola, il tasso di disoccupazione supera il 60% (percentuale più alta di quella presente nel paese prima della rivoluzione di Chavez); polizia ed esercito sono nelle mani di un tiranno che non esita a far aprire il fuoco contro i propri cittadini.
Per alcuni, la situazione odierna in Venezuela, ricorda molto quella in Siria con Assad, prima dell’avvento dello stato islamico.
Il mondo per ora resta a guardare le atrocità commesse dal governo, ma la speranza di tutti è che si trovi una soluzione pacifica il prima possibile che consenta ai venezuelani di tornare a sperare nel futuro.
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